ᴘᴇᴄᴄᴀᴛᴏ

33 1 2
                                    

𝓛𝓾𝓬𝔂

Non era andata come pensavo.
Lui voleva ricominciare da capo.
Voleva andare via da casa nostra, ma soprattutto voleva andare via da me.
Sapevo già che fossi io a causargli infelicità, che a causa mia non poteva avere la vita di un tempo.
Da quando mi ha conosciuta nella sua vita sono entrati solo problemi.
È come se avessi bisogno di lui per poter uscire da tutto questo, per potermi sentire libera.
Ero sicuro che avesse fatto le valigie, che fosse già pronto per andarsene. Infatti quando andai in camera sua, essa era completamente vuota.
Di lui non rimaneva nulla se non il suo profumo nell'aria.
Mi aveva abbandonata, ma questa volta non aveva scelta doveva farlo, perché lui si sentiva inutile. Avevo già qualcuno che mi proteggesse e questo non era più lui. Il mio cuore ancora una volta si frantumó. Ho come la sensazione che tra di noi non ci sarà mai un lieto fine. Non potremmo mai stare insieme né come fratelli né come nient'altro. La mia unica scelta è quella di lasciarlo andare e di augurargli il meglio. Mi stavo preparando a lasciarlo, però sua madre non la pensava così.  Quella mattina ebbi la conferma che lei sapeva più di quanto noi due avevamo scoperto nei mesi precedenti. Sapeva ogni cosa ma quello che fece mi sconvolse ancora di più. Ero senza parole ma ancora di più non avevo il coraggio di parlarne con lui, cosa avrei dovuto dirgli?
Non ci sono parole per spiegare ciò che realmente stia accadendo in questa casa e vorrei fare anch'io come lui. Prendere le prime cose che trovo e andarmene. Infatti è quello che voglio fare, me ne andrò, ma a differenza sua appena mi chiameranno non ritornerò mai più indietro. Perché non serve il luogo dove vai per scappare, ma serve la consapevolezza di fuggire mentalmente da tutto ciò che ti perseguita e da tutto quello che ti porterai dentro con te.

3 ore prima:


«Robert ti ho detto di lasciarmi in pace», è l'unica frase che continuo a ripetere da ore a Robert, ma continua a non ascoltarmi.
«Hai dei vestiti di merda fattelo dire», oltre a sopportarlo devo continuare ad essere tranquilla nel sentire dire ogni insulto ad ogni capo che estrae dal mio armadio.
«Non ho scelto quei vestiti solo perché piacessero a te», ed è così. Non mi sono mai vestita per attirare l'attenzione di qualcuno.
«Ancora non capisco come faccia Josh a guardarti a bocca aperta», gli lancio un cuscino addosso. Ormai non è la prima volta che mi controlla l'armadio. Questa storia va avanti da quella volta che mi ha prestato i vestiti di sua cugina. Infatti viene ripetutamente a controllare i miei capi per garantire che ad ogni cambio di stagione io abbia dei vestiti decenti all'interno.
«La smetti di dire stupidaggini?», ma so già che non la pianterà, perché lui è fatto cosí. Ogni cosa deve andare come dice lui, quindi se un vestito fa schifo devo ovviamente buttarlo.
«Devi andare al college, non alle elementari», su questo ha ragione. Il college mi aspetta, ma questo non significa che io debba per forza avere vestiti succinti. «Lo dico per il tuo bene. Perché ci saranno un sacco di oche che ci proveranno, con chi sai tu chi», continua ancora dandomi il suo giudizio senza che io ovviamente glielo abbia chiesto, però devo ammettere che ha assolutamente ragione.
«Perché vuoi aiutarmi?», è già capitato che Josh si trovasse un'altra ragazza. Il mio modo di vestire non cambierà le cose.
«Sai che odiavo Victoria. Non vorrei che trovasse un altro caso umano. Almeno tu sei quasi mentalmente stabile», non so se essere felice che abbia paragonato me come persona migliore a Victoria o se essere offesa perché mi ha detto che sono quasi mentalmente stabile, come sei ancora io non lo sia del tutto. Dopotutto sta preferendo me a qualsiasi altra ragazza, quindi questo dovrebbe essere qualcosa di positivo, forse.
«Tu quando inizierai il college?», gli faccio questa domanda, perché pensavo che lui e il suo migliore amico non si sarebbero mai staccati, ma questa volta non sono partiti insieme. Lui si trova proprio di fronte a me e invece quell'altro si trova già in una sede con tante ragazze intorno.
«Dovrei andarci in settimana. Il mio appartamento è quasi pronto. Sei hai bisogno di un nuovo coinquilino puoi venire da me», mi fa l'occhiolino. Sa benissimo, che la mia risposta sarà un no.
Immaginavo che sarebbe andato in un appartamento tutto suo, insomma i soldi a Robert non mancano di certo. Però il suo migliore amico doveva astenersi da tutto questo, perché avere un appartamento tutto loro avrebbe significato segnare la loro carriera sportiva. Poi tutti saprebbero chi sono realmente. Lui non vuole farsi riconoscere, come se gli anni delle superiori siano scomparsi soltanto andando al college quelle rimarranno. Per questo le carte lo dimostrano i fatti. Era così bravo che ben cinque college volevano che lui accettasse di sceglierle.
Ma ovviamente per mia sfortuna aveva già in mente di andare in un solo college, quello che avevo scelto io.
Inizio a chiudere i pacchi che preparo da settimane. Sembra strano che ormai sono pronta per trasferirmi. Robert è andato subito dopo, dicendo che aveva anche lui dei pacchi da sistemare, però ne dubito. Sembra una di quelle persone che nella vita non ha mai sistemato nulla, anzi che gli altri sistemassero le sue cose.
A casa non ci sta nessuno. Ormai che mi meraviglio a fare, sono cose che accadono sempre. Ultimamente utilizzo il fatto si essere da sola per poter ascoltare della buona musica e dedicarmi di più a me stessa.
Il rumore del campanello di casa mia attira l'attenzione. Questo è molto strano, perché non aspettavo nessuno ed a parte Robert nessuno mi fa visita.
Apro la porta, ma in Real non ci sta nessuno. Ma sul mio tappato di casa c'è una scatolina. Non riesco a vedere chi l'abbia mandata con esattezza. Forse non dovrei prenderla, perché le cose lasciate in questa maniera mi creano sospetti. Mi guardo attorno, per notare che ci sia qualche movimento strano, oppure qualcuno che mi stia osservando, eppure non ci sta niente.
Prendo la scatola e rientro a casa.
La curiosità mi sta uccidendo.
La apro delicatamente. Dentro ci sono depositate delle foto.
Le guardo bene, per capire di chi si tratti. Dalla qualità è evidente che siano state scattate tempo fa.
Sono cinque foto. Ognuna di essere ritrae immagini differenti.
Nella prima foto c'è una donna che viene spiata, ma non riesco a vedere il suo volto, perché la foto è stata scattata da dietro.
In un'altra foto c'è mio padre, che a quando pare veniva spiato da qualcuno. Non me ne meraviglio nemmeno, visto i suoi precedenti.
Nella terza foto c'è mio padre con una donna. Sono entrambi volta e sembrerebbe che stiano camminando.
Nella quarta foto ci sono sempre mio padre e questa donna che salgono su un auto.
Quest'ultima mi sembra familiare, perché è la stessa che aveva mio padre quando ero piccola.
Sto cercando di vedere bene la donna, ma è sempre voltata e le foto sono scattate in bianco e nero.
Pero nell'ultima foto tutto mi è più chiaro.
Apro e sbatto gli occhi più volte.
Soprattutto perché non riesco a credere a ciò che stia vedendo.
La donna è ferita, infatti si vede anche l'arma da fuoco che ha ricevuto in pieno.
Dopotutto non è questo ciò che mi sconvolge.
Le mani mi iniziano a tremare e le lacrime hanno preso il sopravvento.
Io conosco quella donna che è appena stata uccisa.

Lei era mia madre.

RIVOGLIO IL MIO DISASTRO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora