ɪɴᴇꜱɪꜱᴛᴇɴᴛᴇ

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𝓙𝓸𝓼𝓱

Abbandonata per terra c’era lei.
Le lacrime le ricoprivano il viso, nel mentre teneva fra le mani delle foto.
Pensavo che fossero sparite, che non esistessero più. La prima volta che le vidi avevo quattordici anni.
Non riuscivo a capire chi fosse quella donna bionda, eppure i suoi lineamenti erano familiari e poi riuscii a capire.
Quella era sua madre, che per molti anni si pensava che fosse morta in un terribile incidente. Quella era la prova visiva che non era così. Era stata assassinata. Era uno dei segreti più grandi che mi avevano messo sulle spalle.
Avevo giurato a Peter che non l’avrei mai detto a nessuno, che l’avessi portato con me nella tomba.
Adesso Lucy lo sapeva. Sicuramente non l’aveva presa nei modi migliori.
«Tu lo sapevi», mi guarda con uno sguardo pieno di rancore.
Non so cosa dirle. Non posso nemmeno mentirle. «Io mi fidavo di te», aggiunge.
Vederla devastata mi distrugge ancora di più il cuore.
Mia madre cerca si abbracciarla per darle conforto,  ma è inutile.
Esce dal suo abbraccio e corre verso la porta.
«Dove vai?», corro da lei per afferrarle il polso.
«Non toccarmi», non riesco a parlarle. Mi sento troppo in colpa per darle torto.
Esce dalla nostra abitazione per correre altrove.
«Devi darle un po’ di tempo», mi dice mia madre, tra un singhiozzo e l’altro.
«Come l’ha scoperto?», una parte di me vorrebbe rompere tutto, ma l’altra mi suggerisce di correre da lei prima che sia troppo tardi.
«È arrivato in anonimo», però poi capisco tutto.
«Tu hai sempre saputo che la madre di Lucy è stata uccisa», finalmente tutto acquisiva un senso. «Come hai potuto tenerlo per te! Dopo che hai visto una bambina crescere e vedere quanto soffriva per sua madre».
Non riesco a stare un secondo di più in questa casa. Non riesco nemmeno a guardare negli occhi mia madre.
Fanculo tutto e tutti. «Dove stai andando?», vado verso la porta, nella stessa direzione che aveva preso Lucy.
«A riprendermi ciò che è mio».

Tutti possono non accettarlo, ma non smetterò mai di amarla. Ho provato a negare al mio cuore quello che provavo, però non ce l’ho fatta. Lei mi appartiene. È la cosa più bella che mi sia mai capitata e per questo farò di tutto per tenerla con me per sempre.
Salgo sulla mia macchina, sapendo già dove si sia diretta.
Questa volta non chiamo Robert, perché per noi ha già fatto tanto. Questa è soltanto una questione che dobbiamo finire noi. Dal primo momento che vidi Lucy ho capito che mi avrebbe stravolto la vita e voglio che ne valga la pena. Conoscendola si sarà recata a lavoro da suo padre, ma essendo che sia andata a piedi arriverò in tempo. Le strade sembrano tutte uguali e mi maledico per non averglielo detto prima, sebbene non era compito mio farlo. Io non c’entro niente con i loro problemi, ma dopotutto c’era da capire che niente sarebbe stato normale. Peter per anni è stato un trafficante di perle e le avevamo già saputo che tutti desideravano quella maledetta perla nera. Per averla avrebbero ucciso tutto e tutti. Finalmente ho capito.
Finalmente sono riuscito ad inserire quei tasselli mancanti, che mancano nel mio schema mentale.
Peter ha sempre saputo che Lucy era in Canada. Il suo scopo era quello di tenerla lontana da questa città.
La spiegazione è solo una. La perla nera esiste ancora, ma questa volta non l’avrebbero rapita per averne un riscatto, anzi le avrebbero fatto fare la stessa fine di sua madre.
I calcoli che avevo fatto io, potevano averli fatti tutti. Perfino lei.
Arrivo alla destinazione.  Esco subito dalla macchina per dirigermi nell’ufficio di Peter. Prendo l’ascensore digitando il terzo piano. Fortunatamente per i corridoi non c’è nessuna folla, ma a bloccarmi è la sua segretaria.
«Lei non può entrare. Sta già parlando con qualcun altro», mi fa sapere. Sicuramente si riferisce a lei e sentendo la sua voce ne ho la conferma.
«Sono suo figlio. Mi faccia entrare», pongo resistenza ed entro nel suo ufficio.
Non mi ero sbagliato, perché dentro ci sono entrambi, che sono propensi a discutere.
«Dove si trova questa maledetta perla nera», gli stessi schemi mentali che mi ero fatto, erano anche stati fatti da lei.
Mi ritrovo alle loro spalle e sono quasi sorpresi di vedermi.
«Che lei hai detto!», Peter punta il dito contro di me. Sembra furioso, come se la colpa di tutto fosse mia. Ma dovrebbero ringraziarmi, perché per anni anche se non è mai stato il mio preferito l'ho coperto. Ho ascoltato ogni cosa che mi dicesse. Ho abbandonato sua figlia solo per farlo contento.
«Lui non c’entra assolutamente niente!».
Ed era così. Quello che sapevo non contava più niente.
« Non ti sto mentendo. Era tua madre che ce l’aveva ».
Lucy butta le foto sulla scrivania di suo padre. «Nelle prime due foto si vede la perla, che si trovava nel suo anello. Nelle altre tre foto l’anello non l'indossa più», la risposta era solo una.
«In quell’auto c’eri solo tu. Dove l’hai messo». Lui ride, come se quelli stupidi fossimo noi. La mia attenzione è completamente rivolta alla sua immagine. Lui deve dire la verità a sua figlia. Prima che sia troppo tardi e prima che qualcuno si possa vendicare.
«Ce l’hai addosso», poi capii a cosa si riferisse.
Lucy portava sempre una collana. Non la toglieva mai, perché era un regalo di sua madre.
«Voleva che ce l’avessi tu».  Abbiamo rischiato la nostra vita per una stupida perla, che lei aveva sempre avuto con sé, eppure nessuno l’ha notata.
Nemmeno noi.  «Quindi significa che ora lo sanno», afferma sua figlia. Crede che avendo visto le foto possano capire che la perla ce l'abbia lei.
Peter si alza dalla sedia e si avvicina a Lucy. Cerca di essere più tranquillo possibile, per prepararla a ciò che deve dirle.  «No figliola. Significa che ti verranno a prendere». Lei è sconvolta, ma dopotutto sa che non è una novità.
È sempre stata controllata per essere protetta da qualcosa che non ha nemmeno scelto.
«Di nuovo», sono le ultime parole che mi muoiono in bocca.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 10, 2021 ⏰

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