Brina

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Ricordo
Una notte di settembre
Fuggisti via da me,
Dal mio silente torto:
Eppure, io, non t'avevo torto un capello.

Mi chiami mostro,
Mostro è quel che sono,
Il tuo amorevole disprezzo
Suscita ammirevole devozione.

Trovavo conforto in quei tuoi occhi,
Argento,
Il talento d'un orefice
Artefice del tuo splendore;
Ebbi l'onore di assaggiarli,
E conoscere l'amarezza del tuo spirito.

Mi contorce quest'amore,
Che lasciava brina sui fiori
Perché ammirassi la freschezza del risveglio
E che la lasciava sciogliere
Perché contemplassi meglio
La bellezza della morte.

Appassimmo, come quei fiori
La cui sorte
Era scritta da tempo,
Ci sciogliemmo come quella brina
Che fredda e delicata
Ci accarezzava il viso,
Le tue dita d'inverno.

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