2. Il vento dell'abbandono

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Nonostante il giorno precedente scappasti da me, quello successivo mi venisti a cercare.

Stavo parlando con Suji, quando mi vedesti da lontano.

«Va bene, verrò a trovarti anche in negozio qualche volta.» acconsentii alle richieste della donna.

«Proprio come avresti dovuto fare le altre volte in cui te l'ho chiesto.» mi rimproverò lei, guardandomi male.

«Lo sai che sono impegnato con il lavoro.» avrei voluto continuare a lamentarmi quando ti avvicinasti al furgoncino e attirasti la nostra attenzione.

«Ciao.» mi salutasti tenendo gli occhi coperti dalla frangia e le mani al caldo nelle tasche della giacca di jeans.

«Mi spiace avervi interrotto, vorrei acquistare dei fiori.» dicesti senza nessuna emozione nel tono di voce.

«Tranquillo, ragazzo. Che fiori prendiamo?» ti chiese Suji.

Riconoscevo quelle espressioni, le tipiche di quando incontrava qualcuno che le stava simpatico.

Erano le stesse che aveva avuto la prima volta che mi ero rivolto a lei.

«Beh, non ne ho la più pallida idea.» rispondesti tu, alzando un po' le spalle.

«Degli anemoni viola.» scelsi io per te.

«Ottima scelta, come sempre.» lei mi sorrise, conoscendomi alla perfezione.

«Suji-nim, ti dispiacerebbe prenderne uno anche per me?» le chiesi cortesemente.

«Fin quando mi chiamerai così non riceverai nemmeno un seme da parte mia.» la donna entrò nel furgoncino, in cerca dei fiori che le avevo chiesto.

«Beh, vedo che mi hai dato ascolto...» lasciai in sospeso la frase a cui non rispondesti.

«Lo so che non è facile,» aprii nuovamente il discorso, in cerca di una tua reazione «ma vedrai che il tempo è un buon alleato.»

«Perché dovrebbe esserlo per me, se lei è morta proprio a causa sua?» la tua domanda suonò più come un'affermazione, mentre la mandibola ti si serrava per evitare che le lacrime ti scappassero dagli occhi.

Quella volta fui io a rimanere senza parole, mentre il respiro mi si incastrò per un istante nei polmoni, incapaci di compiere qualsiasi movimento.

Suji fece ritorno con un mazzo di anemoni in una mano ed uno singolo nell'altro, nonostante mi avesse minacciato di non riceverne alcuno, porgendoci i nostri rispettivi fiori.

Pagammo e salutammo cortesemente prima di dirigerci all'interno del cimitero.

«Perché dici che il tempo te l'ha portata via?» non riuscii a tenere a bada la lingua, pentendomene subito dopo.

«Se solo in quel momento io fossi stato lì con lei, magari avrei potuto fare qualcosa per evitarle la morte.» le tue palpebre presero a chiudersi e ad aprirsi più velocemente in un mero tentativo di spianare le lacrime che continuavano a fluire.

Posai il fiore nel vaso ricolmo degli altri e lanciai un bacio a quella donna che mi aveva insegnato tanto.

«Non devi incolparti. Non puoi sapere come sarebbe andata se tu fossi stato al suo fianco.» ti guardai dalla lapide di mia madre, mentre tu continuavi a tenere lo sguardo basso.

«Invece io sono sicuro che avrei potuto sistemare tutto. Se solo non avessi accettato di andare in America.» rimpiangesti nuovamente le scelte che ritenevi fossero sbagliate, prima di posare il mazzo di fiori sulla sua tomba.

«Credi davvero che tua sorella vorrebbe che tu ti dia la colpa della sua morte?» la domanda, nonostante fosse retorica, parve colpirti nel profondo.

Con gli occhi spalancati e la testa che continuava a negare, prendesti parola di nuovo.

«Eppure è così. La realtà non è sempre come vorresti che fosse.» le lacrime iniziarono a solcarti le guance mentre sembravi esserti arreso nel cercare di reprimerle, dandola vinta ai tuoi sentimenti.

Mi alzai titubante, avvicinandomi lentamente a te e avvolgendoti le mie braccia attorno in un tentativo di conforto.

Passò poco prima che tu ricambiassi l'abbraccio, aggrappandoti a me come se ti stessi tenendo in piedi io, come se avessi dedotto che io ne avessi la forza.

Sorrisi lievemente al pensiero tanto lusinghiero quanto audace, perché era evidente che io fossi fragile proprio come te.

«Non puoi sapere come sarebbe andata in tutte le ipotesi che fai. Non puoi saperlo e basta. Non puoi semplicemente controllare le conseguenze di determinate cose.» ti accarezzai i capelli mentre ti sussurravo quelle parole all'orecchio.

Scuotesti la testa sulla mia spalla prima di sciogliere l'abbraccio.

«No, è che proprio non capisci.» ti asciugasti le lacrime con la manica della giacca, per poi lasciarmi lì a combattere con i miei pensieri.

Breathtaking ⇔ taekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora