17. L'ambasciatore delle buone notizie

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Quella mattina mi svegliai felice.

Felice di una felicità genuina e spontanea.

Aspettavo sorridente di vedere la tua figura fare capolino dalla strada mentre il tempo passava sconsiderato.

«Taehyung.» Suji mi chiamò.

«Buongiorno Suji-shi.» le riservai un sorriso avvicinandomi al furgoncino.

«Potresti prendermi dell'iris stamattina?» le chiesi gentilmente.

Quando vidi tornarla con solo il mio fiore, notò la mia confusione e si affrettò a spiegarmi.

«Jeongguk è già arrivato.» mi sorrise mentre pagavo «Vai, ragazzo.»

Camminai a passo sostenuto per cercare di capire il più in fretta possibile cosa ti avesse spinto a non aspettarmi, ma mi bloccai appena ti vidi.

Ti eri seduto sulla tomba di tua sorella ad ammirare la sua foto mentre le tue dita giocavano con i petali dei fiori.

Mi sorpresi quando ti sentii parlare.

«Ehi piccola. Come stai?» potevo notare dalla tua voce che avessi pianto «So che questa è la prima volta che parliamo da quando-»

Ti sentii prendere un respiro profondo prima di continuare.

«Mi dispiace averti trascurata finora. Non sai quanto mi piacerebbe che tu fossi ancora qui. Sai, c'è questa persona che si sta facendo spazio nel mio cuore, che sono sicuro avresti amato almeno quanto amavi me.» mi si strinse il cuore a sentire quelle parole.

«Ma credo che tu la conosca già, dopotutto la vedi ogni mattina al mio fianco e gli sono davvero infinitamente grato.» ti vidi asciugare le lacrime con la manica della tua giacca di jeans.

«Non sei facile da superare, piccola mia, ma non credo neanche di volerlo fare. Per me sarai sempre viva, anche se magari i fatti dicono il contrario. Sei stato il mio bene più prezioso e avrei voluto saperti apprezzare di più.» feci un passo verso di te, non riuscendo a frenarmi difronte a quella sofferenza.

«Ti custodirò per sempre nel mio cuore e nella mia mente, perché lì, tu, hai ancora bisogno del tuo fratellone protettivo.»

Ti vidi sussultare quando avvolsi le mie braccia intorno a te e mi sedetti al tuo fianco.

Girasti la testa per guardarmi e l'attimo dopo ti eri fiondato piangente tra le mie braccia.

«Lo so che fa male, tranquillo. Stai andando alla grande.» ti baciai la testa, pettinandoti i capelli con le dita.

«Da quanto sei qui?» appoggiasti il mento al mio petto, guardandomi dal basso con gli occhi colmi di lacrime.

«Abbastanza da sapere che stai soffrendo.» ti asciugai le lacrime con i pollici mentre sul tuo viso si dipingeva un'espressione stupita.

Mi accorsi di star piangendo solo quando vidi quelle gocce salate cadere sulle tue guance asciutte.

Feci presto a coprirmi gli occhi con un braccio, per poi essere trascinato sul tuo petto.

Eravamo così io e te.

Sembravamo due bambini troppo cresciuti, che non riuscivano a trattenere le lacrime, ma in realtà eravamo l'uno la forza dell'altro.

Due povere anime che si erano trovate tra tante e si sembravo simili.

Che, per noi, la sofferenza si riconosce e si condivide.

E mi rivedevo troppo in te.

Talmente tanto da non poter ignorarlo.

Eppure eravamo così diversi.

E forse era proprio questa diversità apparente che mi legava così tanto a te.

E, realizzato quello, per una volta nella mia vita, decisi di mettere da parte tutte le mie paure e feci pace con il mio cuore.

Lo ascoltai risuonare tra i nostri corpi abbracciati, mentre mi parlava di emozioni mai vissute e consapevolezze nascoste.

E ascoltando, mi capii.

Mi ero già abbandonato a te, lasciandomi cullare da quei sentimenti dolci e taglienti che provavamo.

Solo che ancora non me ne ero reso conto.

Non volevo esserne consapevole.

Ma ti amavo.

Ti amavo più di quanto avessi potuto mai provare ad amare qualcuno.

Perché con te non sono mai servite prove.

È bastato un salto nel vuoto, il freddo della paura e la speranza di essere preso dalle tue braccia e avvolto dal tuo calore.

Per essere completamente tuo.

Breathtaking ⇔ taekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora