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«Oh? Non mi aspettavo di trovarti qui.» fu la tua prima frase quando, quella mattina, mi vedesti avvicinarmi a te.
«Oh, ma davvero?» copiai il tuo tono scherzoso «In effetti questo è un luogo che frequento di rado.»
«Su, andiamo adesso.» mi prendesti per mano e la mia richiesta di comprare dei fiori morì sul nascere.
Il mio cervello era partito per un viaggio di sola andata per il paradiso e, al suo posto, aveva lasciato un criceto pigro che avrebbe dovuto correre dentro una ruota per farmi accendere almeno un neurone.
Eri così caldo a contatto con la mia pelle che quasi rabbrividii quando la tua presenza venne a mancare.
«Spero che tu possa accettare la mia amicizia.» parlasti veloce non appena arrivammo davanti la lapide di mia madre.
Il mio volto si dipinse di confusione, non cogliendo all'istante il collegamento con ciò che avevi detto.
Tutto sembrò più chiaro quando vidi il candore di una calla bianca posata sul granito freddo, come se l'avessi messa lì per farmi un'offerta.
Sorrisi al tuo gesto poco invasivo, prendendo il fiore e mettendolo nel vaso con gli altri.
La mia muta risposta parve colpirti, come se da me ti aspettassi di essere calpestato e gettato via.
Il solo pensiero di come ti avevo realmente trattato senza volerlo, mi fece rattristire.
«Come mai così sorpreso?» volevo delle risposte e sapevo che usando un tono leggero e scherzoso le avrei trovate più facilmente.
«Temevo che qualcosa potesse cambiare tra di noi.» esponesti la tua paura senza problemi, come se non avessi barriere, con me, e nessun freno inibitore a trattenerti.
«Sei davvero ammirabile, lo sai?» ti guardai con occhi sognanti, facendoti alzare sul mio viso i tuoi, che guardavano i tuoi piedi giocare con i ciottoli chiari.
«No, non mi ritengo ammirabile. Ho sbagliato tutto finora.» alzasti le spalle, gonfiando una guancia.
«Invece lo sei. Sentiti e guardati. Dici tutto quello che pensi senza avere niente che ti freni e fai tutto ciò che io non avrei mai il coraggio di fare.» ti guardai un po' più a lungo, prima di distogliere lo sguardo dal tuo.
«Vorrei essere come te.» mi sedetti sulla lapide di mia madre, sconsolato.
«A parer mio, sei perfetto così come sei, Taehyung. Ma se proprio vuoi superare queste tue paure, ti insegnerò. Io, per primo, ho imparato a farlo.» esprimesti la tua proposta in un tono dolce che parve avvolgermi.
Annuii facendoti spazio per lasciarti sedere.
«Cosa dovrei fare?» ti chiesi impaziente.
«Per prima cosa parlane. So che posso non essere la persona più indicata al momento, ma ci tengo davvero tanto a te. Spero solo che questo basti.» sussurrasti tranquillo, come a voler rasserenare anche me.
«È che è difficile.» cacciai il labbro inferiore in fuori.
«Tutto ciò che vuoi davvero è difficile da ottenere, ma devi importi di essere più caparbio di quanto realmente serva per raggiungere quell'obiettivo.»
«Quel giorno» ti guardai negli occhi per rendere palese quale fosse, prima di tornare a guardare le mie mani combattere tra loro «mi sono fatto prendere dal panico.»
Ti vidi annuire, indicandomi di poter continuare.
«Da quel giorno mi sono sempre sottratto alla mia mente. Non avevo intenzione di guardarmi dentro e capire, ma credo che ora sia arrivato il momento.» presi un respiro profondo prima di piegare la testa all'indietro e chiudere gli occhi, immaginando una leggera pioggia sottile colpirmi il volto.
«Per tutta la mia vita non ho mai avuto un amore a cui aspirare. I miei genitori si erano sposati perché convinti di potercela fare ugualmente. Mia madre diceva sempre che i sentimenti non vengono trasmessi in tv e non puoi cambiare canale quando quello che stai guardando non ti piace più.» sospirai, ricordando per bene le sue parole.
«Mio padre invece era convinto che l'amore fosse un viaggio immenso su cui passi le stagioni. A volte ti senti su un aereo, mentre altre in una metropolitana. E qualche volta uno dei due sceglie di scendere dal mezzo che gli aveva fatto scoprire cose nuove su loro stessi.» aprii gli occhi e presi a guardarti.
«Non ho mai visto amore tra di loro perché i miei non volevano mentirmi, ma in cambio ne ho ricevuto molto da tutti e due e, quando entrambi non erano più al mio fianco, mi sono convinto ad annullare tutto ciò che provavo in loro assenza.» cercai di comprendere al meglio me stesso.
«Visto? Le risposte che cercavi le conoscevi già dentro di te, avevi solo bisogno di trovare il coraggio di cercarle.» mi sorridesti gentile, accarezzandomi dolcemente una guancia.
«Forse è per questo che la paura è ancora qui. La paura è primordiale e fa parte dell'istinto. Ed io sono convinto di non voler perdere nessun altro.» la voce mi si spezzò lungo la frase al solo pensiero.
«Io non posso prometterti niente, Taehyung. Posso solo assicurarmi di rimanere al tuo fianco fin quando riuscirò a renderti felice.» una volta ancora, mettesti da parte tutto te stesso per pensare prima di tutto a me.
«Rendimi migliore.» sussurrai prima di perdermi nei tuoi occhi.
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Breathtaking ⇔ taekook
FanficE chi se lo sarebbe aspettato che quel respiro che mi avevi rubato me l'avresti restituito. ❀ 𝚃𝚊𝚎𝚔𝚘𝚘𝚔 ❁ ᶜᵒᵐᵖˡᵉᵗᵉ