Londra, 1945
Una volta riportato l'ordine nell'universo rimettendo a posto ciò che era stato preso, Steve non aveva utilizzato l'ultima fiala di particelle Pym per tornare a New York, ma aveva invertito la rotta e si era presentato a quell'appuntamento mancato sotto il cielo di Londra, chiedendo all'orchestra di suonare un lento.
Aveva osservato le coppiette felici formarsi in pista accennando i primi passi di danza, scovando Margaret Carter al bancone del pub intenta a scolarsi due dita di scotch appena aveva udito la prima nota di quella che sarebbe dovuta essere la loro canzone.
Il bicchiere si era frantumato a terra in mille pezzi quando Steve si era palesato alle sue spalle, ritrovandosi le dita di Peggy avvinghiate alla sua nuca e lo stampo del suo rossetto rosso sulle labbra... nella sua realtà d'origine la donna aveva trascorso la serata ad ubriacarsi da sola al bancone del pub, ma in quella nuova versione dei fatti la speranza deleteria ed illusoria si era trasformata in una certezza definitiva.
Le aveva offerto un altro scotch, sforzandosi di raccontarle in modo semplice ed esaustivo gli ultimi quindici anni trascorsi riducendo il racconto ai minimi termini, confessando che la versione di Steve che lei conosceva era ancora sepolta nell'Artico, ma che nonostante tutto lui le doveva ancora un ballo.
Aveva stretto Peggy tra le braccia mentre volteggiavano al centro della pista, colmando quel vuoto che lui aveva percepito consapevolmente per undici lunghissimi anni e che lei aveva avuto il tempo di sperimentare solamente per qualche terribile settimana, azzerando l'orologio e sincronizzando il battito del suo cuore alle note suonate dall'orchestra... Steve si era scioccamente illuso di fermarsi giusto il tempo di un ballo, realizzando di aver mentito nuovamente a se stesso scoprendosi incapace di andarsene e di non aver comunque la possibilità di farlo, egoisticamente felice di potersi soffermare per tutta la vita.
Avevano danzato fino a quando le gambe li avevano tenuti in piedi, collassando sugli sgabelli concedendosi il bicchiere della staffa con i piedi doloranti e l'alba che faceva capolino dalla fessura della porta. Howard li aveva raggiunti con il sorgere del sole, preoccupato di dover recuperare una Peggy ubriaca fradicia, reclamando una qualsiasi bottiglia alcolica appena l'aveva riconosciuto, incurante delle prime luci del giorno che facevano capolino dalle imposte.
Avevano siglato un tacito accordo facendo tintinnare i bicchieri in un brindisi, abbandonando senza rimorsi il suo doppio ed il Tesseract nelle profondità dell'Artico, inscenando nei giorni successivi il suo miracoloso ritrovamento dalla presunta tomba di ghiaccio in cui lo credevano confinato, coronando l'inganno riproducendo con precisione maniacale una copia dello scudo in vibranio sepolto nell'oceano.
Erano salpati con la prima nave diretta a New York e, a distanza di qualche settimana, Peggy sfoggiava una fede all'anulare sinistro dividendo con lui una casa a Brooklyn, ballando seguendo la melodia del giradischi che riempiva il soggiorno di note con un vinile diverso ogni sera... per Steve il mondo aveva finalmente iniziato a girare per il verso giusto, con il sorriso sulle labbra mentre si lasciava cullare tra le braccia di Peggy, accompagnato dalle note di quella agognata tranquillità.
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La vie en rose [Endgame - Time travel / What if?]
FanfictionDal testo: Steve si era ritrovato a sorridere al ricordo della puntina del giradischi che grattava contro la superficie di un 33 giri, ballando con Peggy tenendosela stretta tra le braccia mentre le note della "vie en rose" riempivano il soggiorno. ...