Brooklyn, 1989
Steve aveva accompagnato Peggy al funerale di Janet van Dyne, c'era stata solo una breve cerimonia perché non c'era nessun corpo da seppellire, intravedendo Hank Pym seduto in prima fila mentre stringeva la mano alla figlia in lacrime... nella nuova realtà dei fatti la cosa più strana mai creata in laboratorio restava ancora lui, ma ciò non escludeva che il campo della ricerca scientifica dovesse limitarsi ad una soglia invalicabile, lui si assicurava semplicemente che non si manifestassero mai incidenti della portata catastrofica di Hulk o di Ultron.
Tuttavia Steve non riusciva a capire perché al mondo esistesse un Capitan America o un Ant Man, ma allo stesso tempo gli ingegneri e gli scienziati di tutto il mondo non fossero ancora stati in grado di inventare dei pneumatici che non slittassero sull'asfalto bagnato... Steve trovava comprensibile la morte naturale o violenta, ma faceva ancora fatica ad accettare la morte casuale o priva di logica.
A qualche mese dalle dimissioni di Hank dal Triskelion, Harrison e Amanda Carter[1] erano morti in un incidente stradale schiantandosi sul ciglio della strada per colpa dell'asfalto bagnato, lasciando la figlia sedicenne sola al mondo, unica abitante di un'enorme casa in Virginia.
Inizialmente l'idea era stata quella di ospitarla come soluzione temporanea, giusto il tempo necessario per organizzarsi sul da farsi, ma dopo aver appurato che la famiglia materna non aveva nessun interesse o volontà di badare alla nipote, Sharon Carter era finita per vivere sotto l'ala protettrice di Peggy. Steve si era ritrovato a fare i conti con la futura Agente 13 e con tutto ciò che tale realizzazione implicava, eliminando istantaneamente il ricordo lontano di un vago imbarazzo quando l'adolescente in questione aveva dichiarato il suo odio verso il mondo sbattendo, letteralmente e metaforicamente, una porta in faccia a tutti loro.
Nei sette mesi successivi l'aveva vista cambiare colore di capelli cinque volte prima di convertirsi nuovamente ad un corto caschetto biondo dalle spalle, tentando di far fronte al lutto subìto passando le serate ad ubriacarsi in compagnia di Tony, che di ritorno dal collegio per le vacanze invernali e volendo evitare i genitori in piena rivolta adolescenziale, si era ritrovato a dividere la camera degli ospiti con una adolescente altrettanto incazzata, ovviando al problema dell'improvvisa invasione trascinando Sharon per locali fino al sorgere del sole
Steve chiudeva un occhio limitandosi a lasciare il flacone di aspirine sopra al tavolo in cucina, consapevole di non poter cambiare radicalmente l'indole di un genio e della sua compagna di sventure, a differenza di Peggy che spesso e volentieri li aspettava sveglia e strepitava alle sei del mattino colpendoli alla nuca con il giornale arrotolato.
Non sapeva se era merito del fatto che Tony fosse ritornato in collegio o se fosse perché Peggy aveva portato Sharon al poligono mettendole tra le mani la sua Colt 45 carica per sfogarsi, seguendo dei metodi educativi poco ortodossi, ma a distanza di un paio di mesi la ragazzina scontrosa che avevano accolto in casa era cambiata assumendo gradualmente le sembianze di quell'Agente 13 che lui ricordava.
Con il passare dei giorni Steve aveva dovuto fare i conti con i primissimi acciacchi della vecchiaia, ovviamente non rimpiangeva i suoi eterni trent'anni, ma si illudeva di sentirsi di nuovo giovane ogni volta che i ragazzi tornavano per le vacanze istituendo casa Carter-Rogers come quartiere generale. Si era rassegnato da tempo immemore al fatto che la musica del giradischi venisse messa in secondo piano dai resoconti di Michael sulla temeraria Carol Danvers e su quante volte la ragazza si impuntasse per fargli mangiare la polvere all'accademia militare, mettendo in disordine i bozzetti della sorella da presentare per il corso d'arte all'NYU, attirando le ire di Sarah che lo minacciava brandendo le sue matite appuntite come coltelli da lancio, mentre i dispetti e i litigi bonari tra Tony e Sharon rimbombavano tra le mura domestiche in una costante cacofonia di suoni, annullando piacevolmente il silenzio per qualche settimana.
Steve con l'andare degli anni, soprattutto quando il corso della storia subiva dei forti scossoni sottolineando la profonda differenza con la sua realtà d'origine, si ritrovava troppo spesso a pensare a quanto quella variante idilliaca del mondo fosse un'occasione sprecata ed andata persa in mezzo agli innumerevoli errori di valutazione... ma forse non tutto era irrecuperabile, forse tra le pieghe del tempo c'era ancora un lieto fine e una qualche speranza per più di qualcuno di loro di loro.
Note:
1. La famiglia Carter è una questione complessa, inizialmente nei comics Sharon era la sorella minore di Peggy, successivamente sono state convertite in zia-nipote. In "Agent Carter" Harrison viene segnalato come il padre di Peg, mentre nei film da TWS in poi viene considerato come il fratello, io mi rifaccio a quest'ultima versione dei fatti.
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La vie en rose [Endgame - Time travel / What if?]
FanfictionDal testo: Steve si era ritrovato a sorridere al ricordo della puntina del giradischi che grattava contro la superficie di un 33 giri, ballando con Peggy tenendosela stretta tra le braccia mentre le note della "vie en rose" riempivano il soggiorno. ...