.Capitolo 11.

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Lawrence ci mise poco a riprendersi dalle lacrime, accoccolato tra le braccia di Marcus che lo baciava e lo proteggeva. Ormai quella era una prassi, se uno dei due combinava qualcosa che poteva nuocere alla sua salute o a quella degli altri, o semplicemente qualcosa di stupido (e certe volte ne facevano di cose stupide, Lawrence in particolare) l'altro poteva, anzi doveva, punirlo;
solitamente la punizione dipendeva da quanto infantile era stata l'azione fatta, e le sculacciate certe volte volavano che era un piacere. Tutti è sue amavano sculacciare e essere sculacciate e sinceramente, una volta sistemati nella penitente posa dall'altro con in culetto in bella vista, il bruciore andava in qualche modo a lenire i sensi di colpa, portando sollievo. Solo un tabù avevano, un oggetto che avevano comprato ma mai usato e temuto con immenso terrore da entrambi: un paddle di legno di noce (uno dei più duri) forellato e spesso 2 cm. Al negozio era rinchiuso in fondo alla zona hardcore, quindi si può ben capire quanto potesse essere doloroso.
Marcus strinse forte Lawrence a sé cercando di calmarlo, massaggiando il suo povero culetto arrossato, e capì che era passato il momento di crisi quando iniziò a sentire dei sospiri di piacere alla mano che sfiorava sia il sensibile buchetto sia le zone limitrofe. «non pensi sia ora di occuparci di questa bandierina alzata?» lo prese in giro Marcus con un tono simile a quando si parla con un bambino. Lawrence sorride e cercò di portarsi sollievo con la mano, e lo fece apposta perché Marcus gli diede uno.schiaffetto sulla mano e si mise lui a manipolare: «i bambini non giocano con i loro pisellini! E visto che ti ho appena sculacciato il diritto è mio a prescindere» e detto questo fece scivolare la sua lingua nella bocca del biondo che si lasciò andare a quei baci subito. La mano di Marcus lo stimolava e i baci lo portavano in paradiso, e dopo poco iniziò a fare su e giù con il busto, eccitatissimo. Marcus lo notò subito e gli assestò un altro sculaccione stringendogli la chiappa poi con una mano facendolo gemere. Lawrence in quella situazione si sentiva coccolato ma anche inutile, così si staccò dalle labbra dell'angelo per chinarsi a sbottonargli i jeans, liberando quella bestia che era il suo pene: «poi parli di me che sono eccitato? Guarda qua che roba...ora ci penso IO a te» e detto questo se lo infilò in gola facendo gemere Marcus per il contrasto. Lawrence nonostante fosse più gracile aveva una boccuccia niente male, e quando la usava portava quasi a piangere per il piacere, infatti aveva trovato dove i nervi principali passavano e li stimolava sempre con una mano mentre con la lingua andava nei meandri della cappella. Marcus si stese e si godette al massimo quel trattamento, fino a quando non sentì il "fiocco" rompersi. Lo chiamavano così, era l'embolo massimo che Marcus potesse raggiungere e lui lo avvertiva sempre come un fiocco che si scioglieva di colpo. Prese Lawrence per il codino e lo mise a pecora, gli diede altre due sberle per poi afferrarlo per il codino e penetrarlo con forza. Era un sesso animale, violento, ricco di sculaccioni e di stantuffi dati con forza. Lawrence ogni volta veniva travolto e solo per quell'occasione si concedeva di essere passivo al 100%, diventando uno strumento di sesso. Marcus andò avanti e con la mano che teneva stretto e teso il codino di Lawrence si mise a segarlo da sotto, mentre l'altra lo sculacciava con forza. Non ci misero poco a raggiungere l'orgasmo, che fu accompagnato per l'angelo da un ruggito e per il biondo da un urlo sommesso. Rimasero immobili aspettando che il tutto si fermasse, Marcus si riprese e lentamente con dolcezza e delicatezza estrema, lasciò andare Lawrence, che era sul punto di piangere nonostante avesse ricoperto il lenzuolo di più getti intensi causati dal piacere. Marcus si stese a letto e se lo prese tra le braccia, baciandolo e lasciando che lui si calmasse. Lawrence lo strinse: «ti......ti amo» e detto questo cadde addormentato. Marcus sorride e lo baciò, sistemandosi per riposare cin lui: «anche io...non sai quanto» . Lo coprì con un plaid e chiuse gli occhi, e nonostante si fossero staccati si sentivano ancora una cosa sola, uniti e felici.

Max dopo una mezz'oretta era riuscito a riprendersi, tra l'acuto dolore al petto e la paura. Si alzò in quel bagno lurido con le gambe tremanti e si sciacquò la faccia, cercando di calmarsi anche se a fatica. Giordano lo tormentava da quando era entrato in quella cazzo di scuola. Era di due anni più grande e per questo si credeva in diritto di dargli noia. Prima si limitava a battute, nomignoli e qualche atto di bullismo superficiale, ma da quando Agatha era morta, si era sfogato al massimo sul povero e debole Max, riducendolo a uno straccio depresso e autolesionista. Solo per Marcus ora stava cercando di andare avanti, ma era difficile. Lo picchiava, gli rubava i soldi e solitamente gli distruggeva un pezzo di orgoglio, come quel giorno. Max andò in classe con un po' di ritardo, e quello stronzo del professor Ceccoli subito lo riprese: «ma bravo Fauni, arriviamo anche in ritardo il giorno l'interrogazione, visto che è già in piedi venga alla lavagna». In quell'attimo ringraziò la mano e gli urli di Lawrence, almeno matematica l'aveva studiata! Infatti Ceccoli non potè dire nulla di infame quando lo vide preparato, infatti fu costretto a spedirlo a posto con un 7. Quella giornata che era iniziata male si stava rivelando positiva, e Max cercò di tirare avanti fino alle 16, poi si sarebbe buttato tra le braccia di Marcus e gli avrebbe raccontato tutto. Era da anni che si teneva dentro i soprusi di Giordano, ora poteva liberarsene. Le ore trascorserò, le verifiche e le interrogazioni andarono bene, e Max ritrovò il sorriso, non sapendo cosa lo attendeva. A pranzo di cercò un angolo lontano da tutti, non aveva amici e non voleva farsene in quella scuola del cazzo. E mentre si sconsolava per non avere più soldi per mangiare si accorse che Marcus gli aveva lasciato il pranzo nello zaino, e sorrise, ma appena lo aprì una mano demoniaca glielo strappò di mano: «guarda guarda, il tuo fratellone ti prepara il pranz! Ma come è premuroso, oltre che essere finocchio ti fa anche da mammina!» disse canzonatorio Giordano che era appena sbucato con due energumeni fuori dai cespugli. Max si rizzò in piedi, non voleva un altro confronto, voleva scappare ma era bloccato. Giordano rise e buttò a terra contenitore di plastica e indicò Max ai due suoi seguaci: «ragazzi insegnano al nostro maxwell come dovrebbe mangiare...A TERRA COME GLI ANIMALI», i due ragazzi lo afferrarono per il collo e lo spinsero a terra con il viso nella pasta tiepida. Max cercò si ribellarsi e infatti morse uno dei due sul braccio, che con un urlo lo lasciò andare. Ma l'altro lo prese e lo lanciò a terra, lasciandolo senza respiro. Giordano gli mise il piede sullo sterno: «none! Tu non hai ancora capito che non puoi ribellarti... non devi e basta...noi abbiamo diritto sulla tua vita e morte perché siamo più forti, chiaro?». Max con l'ultimo briciolo di forza rispose: «no...mai!». Giordano infiammò si rabbia (ha ha ha come zono zimpatica!??!) E lo cominciò a pestare di brutto. Quando se ne andarono, Max non aveva più neanche il coraggio di alzarsi in piedi. Neanche più il coraggio di andare avanti. Neanche più il coraggio di vivere......
Non rientrò a scuola e prese una nota sul registro elettronico per questo, volle rimanere rintanato nei cespugli a piangere. Ora più che mai aveva paura della reazione di Marcus e Lawrence, e se non lo avessero aiutato? Alle 16 corse a casa, senza pensare a nulla, voleva solo sprofondare nel suo abisso senza nessuno. Si chiuse in camera e riaprì tutte le ferite che aveva sul braccio, collassando alla fine per la stanchezza. Era solo e aveva paura.

Per la Giusta Strada (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora