.Finale.

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Max rimase a fissare il lenzuolo per molto tempo, quasi non si accorse che era passato un'ora. Ripensò a cosa era successo, a Giordano che era stato portato via dalla polizia per abusi su minore, a lui e al fatto che da ora in avanti avrebbe cambiato scuola. Mentre era assorto in questi pensieri, spuntò a caso come un fungo Lawrence bestemmiante, che si avvicinò a stento al bordo del letto: «prendi queste pillole, dicevano, starai meglio, dicevano....MI HANNO SEDATO QUEI DUE STRONZI DIO CAMPANA!!» Max espose a ridere, e fu felice di stringerlo e cercare riparo da lui. Il biondo era un po' addormentato ma fu istintivo per lui proteggerlo e stringerlo:«è finita piccolo, è finita....È finalmente passato!» gli disse dolcemente, prima che spuntasse Marcus sorridendo e annunciando:«si può andare a casa...» e si aggiunse anche lui all'abbraccio del piccolo.Max era così felice e sollevato da quella situazione che scoppiò a piangere per la troppa emozione e ansia accumulate, così dopo una risata di tenerezza, Lawrence e Marcus si misero a coccolarlo e a rassicurarlo. Appena si fu calmato il biondo chiese curioso: «scusami, però quella ragazza tua complice del bello scherzo dei sedativi chi è?» e l'angelo sorridendo rispose:«è una mia amica, Cristine. Si sta laureando in medicina ed è una mia compagna di corso e spesso ci picchiamo per gli orari e le uscite. L'ho coinvolta perché non ti si sopportava più!» Lawrence scosse la testa ridendo: «stasera te aspetta di essere da solo con me! Ti spello le chiappe sappilo!!!» disse preannunciando che sarebbero state botte. Dopo un po' arrivò un'altra ragazza ad annunciare che tra poco sarebbero potuti andare a casa. Lawrence se ne andò un po' prima, per andare a preparare casa sua, visto che in quel momento avevano deciso che avrebbero mangiato e dormito da lui, che viveva più in centro e quindi era meglio per loro se fosse successo qualcosa, così Marcus e Max rimasero soli. Il piccolo era esausto nonostante avesse dormito tanto, e si vedeva che l'unica cosa che voleva quella sera era starsene a casa tra le coccole e la protezione dei suoi Fratelloni. Marcus e con un bacino gli disse che andava a firmare le dimissioni. Ma una volta allo sportello chiese che un certo Claudio andasse da lui per toglierli la flebo. Max infatti si era tradito con uno sguardo vagamente impaurito nei confronti dell'ago (cannula per i precisini) nella sua mano, e anche alla sua rimozione. E mentre si stava a preoccupare per quello, giunse questo infermiere non di grossa stazza o alto, dalla faccia simpatica, che reggeva in mano una piccola ciotolina con del cotone impreganto di disinfettante:« buonasera, guarda faccio in un lampo così vai a casa, va bene?» gli disse sorridendo. Max d'istinto cercò di coprirsi la mano, ma Claudio gliele prese saldamente prima che potesse ritirarla e afferrò il cerotto: «su su faccio piano piano te lo giuro! Aspetta ma è una mia impressione o la Lucina di emergenza e rotta...ah cazzo lo devo dire alla direzione» disse mentre apparentemente si concentrò su quella luce dall'altra parte della stanza. Max si girò d'istinto ad osservare quella lucetta mentre, con due strappi veloci, la flebo era tolta: «ahio!» urlicchiò dopo un bel po' non essendosene accorto. Marcus vista la scena si mise a ridere da lontano, e giunse da lui sorridendo: «grazie Claudio di aver pensato al mio fratellino! Ora si.va a casa!» Max era rimasto un po' basito, ma poi sorrise una volta che l'angelo lo prese in braccio e sorrise l'infermiere che si dileguò in corsia. Strinse forte Marcus e gli poggiò la testa sulla spalla, mentre piano piano andavano alla macchina.
Max passò tutto il tempo del viaggio in macchina guardando fuori dal finestrino, non pensava a niente, solo scorrazzava libero con la sua testa chissà dove. Marcus più di una volta sorride guardandolo e gli diede un po' di carezze per rassicurarlo che ora il peggio era passato. Di strada ne avevano fatta tanta, dall'inizio, da come Maxwell era prima di incontrare Marcus. Edera a quello che in effetti sava pensando il piccolino, a come le cose fossero volte in meglio, piano piano che aveva deciso di aprirsi ai suoi fratelli. Si le punizioni erano noiose e spesso non molto belle da eseguire, le sculacciate facevano male e i rimproveri ferivano, ma in tutto quello, nonostante le lacrime che avrebbe potuto versare o il rossore più acceso che il suo culetto avrebbe potuto assumere, c'era tutto l'amore e l'affetto di due fratelli che vogliono vedere il loro Max andare per la strada giusta. E pensando a quello, ripensò anche a sua madre, Agatha...l'ultima cosa che le disse fu "vaffanculo", ora avrebbe tanto voluto averle detto "grazie"...grazie per averlo affidato alle cure di Marcus e Lawrence, grazie di avergli dato una vita migliore...grazie... «Macu....possiamo...fare una tappa prima di andare a casa di Lolly?» chiese Max all'angelo con tono rotto, «si...certamente! Dove vuoi andare?» chiese di conseguenza. Il piccolo sospirò e guardò fuori dal finestrino:«dalla mamma.........» rispose quasi sottovoce. Marcus annuì e con un braccio lo strinse a sé. Era da quando c'era stato il funerale che Max non andava da lei ed erano passati tre mesi ormai. Arrivati lì Marcus lo seguì lungo il vialetto di ghiaia tra le lapidi annerite dal tempo fino a un certo punto, poi lasciò che andasse da solo e avesse il suo momento di raccoglimento. Max fissò la lapide bianca per un po', poi scoppiò in lacrime e tra poco non si buttò a terra se le braccia dell'angelo non lo avessero circondato in un abbraccio. Pianse per un po', fino a quando non butto fuori l'ultimo peso che gli era rimasto, finché non ebbe dato finalmente l'addio a sua madre. Marcus lo strinse senza dire nulla, voleva farsi sentire presente e basta, niente frasi scontate o compassionevoli. Appena si fu calmato abbastanza lo prese per mano e gli disse :«forza fratellino, andiamo a casa...». Max con un ultimo sguardo salutò la madre e si avvio con Marcus alla macchina. Nel mentre li aveva raggiunti anche Lawrence, che sorridendo era appoggiato alla sua moto e li aspettava. Abbracciò anche lui stretto stretto Max, per farsi sentire presente e aperto. «ora andiamo a casa piccolo...il peggio è passato»

«ma è possibile che devi sempre stare in mezzo alle palle?» si disperava Marcus mentre Lawrence non lo lasciava un secondo in pace neanche a cucinare: «quando è pronto è pronto ora FILA!» lo rimproverò l'angelo scacciando il povero biondo a sculaccioni. Max si era un po' ripreso appena arrivato a casa di Lawrence. Era una casa molto grande, attico e anche particolarmente moderna, tutto ovviamente scelto dal giovane artista. Si era accoccalato in un strana poltrona fatta a uovo, che un po' ricordava un nido, e lì aveva trovato un po' di pace e tranquillità mentre divertito guardava i due fratelli che litigavano giocosamente. «ma io ho fame! Sai da quanto non prepari il ramen? Da più di un anno!!!!» brontolava lagnoso il biondo continuando ad importunare il povero fidanzato che aveva iniziato a sculacciarlo con il mestolo per scacciarlo dai fornelli. Max nel fissarli aveva avuto qualche pensiero riguardo la sua sessualità, nonostante cercasse di non notarlo, era da un po' che apprezzava la visione dei corpi maschili. Però riguardo ciò si sentiva tranquillo, era fiducioso che qualunque fosse stata la sua sessualità, i suoi fratelli lo avrebbero aiutato. «è pronto è pronto ora però vatti a sedere al divano o mangi con il sedere cremisi, chiaro?» disse Marcus brandendo la ciotola di ramen di Lawrence come se fosse un premio. Il biondo rassegnato andò a sedersi tra le risate del piccolo. «tu ride eh? Ora ti faccio ridere io!!» e detto ciò, Lawrence andò a stanarlo nella sua poltrona-uovo e iniziò a fargli il solletico. Marcus intanto scuotendo la testa, sistemò il tavolinetto stile giapponese accanto al divano: «figliuoli è pronto vi degnereste di smetterla di giocare e venire a mangiare?» disse spazientito l'angelo. La cena andò avanti tranquilla e Max mangiò tanto e di gusto una porzione di ramen non piccola (con un uovo, due fette di arista di maiale, del mais, dei funghi e un po' di porro...) e alla fine crollò in braccio a Lawrence anche lui pieno come un uovo. Dopo un po' si misero a vedere un film e Marcus ,a un quarto d'ora dall'inizio, lanciò uno sguardo di intesa al biondo che scherzosamente si mise a coccolare Max mentre Marcus con una scusa andò in bagno. Una volta da solo si mise a preparare l'iniezione per il piccolo. Era un forte ricostituente che gli era stato somministrato in ospedale e che avrebbe dovuto rifare a casa solo per quella sera per potersi riprendere più velocemente nei giorni successivi. Marcus aveva notato che Max aveva paura degli aghi e sapeva che senza i giusti tranelli non se la sarebbe mai fatta fare con le buone. Così una volta preparata la nascose e si avviò in salotto dove Lawrence era riuscito a bloccarlo per scherzo in una lotta tra fratelli che però aveva anche i suoi secondi fini. Ma appena Marcus si avvicinò, non si sa come, il piccolo vide l'ago e tra urla e lamenti si liberò dalla presa di Lawrence. «dai dai stai calmo, è una cosina di un secondo su te lo giuro poi si gioca e ti si coxca ma ora devi stare fermo» disse Lawrence mentre cercava di tenere il piccolo a bada. Passavano i minuti e dai "no" secchi di Max si era passati alle solite parolacce e frasacce per cercare di scamparla. Marcus era rimasto impassibile davanti a ciò ma a un certo punto disse solo: «giralo» e con una mossa secca e veloce, senza neanche rendersene conto, Max si trovo bloccato a pancia in giù sopra Lawrence che lo teneva fermo. D'istinto affondò la faccia nella sua spalla scoppiando in lacrime per la paura mentre il biondo cercava di calmarlo e di rassicurarlo. Marcus invece spazientito, gli abbasso i pantaloni e gli diede un paio di sonore sculacciate facendo finta fossero punitive, ma al terzo schioccare delle mano sulla natica entrò anche l'ago. In pochi secondi era tutto finito e Max neanche se ne era accorto. «su su non piangere, ti faceva tanta paura ma neanche tu sei accorto che te l'abbiamo fatta» disse Lawrence allenando la presa. Max prima si guardò in torno spaesato, poi mise il broncio, arrabbiato per quella fregatura mentre i due se la ridevano. E vedendo quel broncio da bimbo si intenerirono e lo coccolarono fino a quando non si fu addormentato.

«Macu....Macu...» chiamava Max cercando di svegliare impaurito il fratello. Marcus si stiracchiò e vide il fratellino in piedi accanto al suo letto tremante, e un tuono di sottofondo. «cosa succede? Ti ha svegliato il temporale? Hai avuto un incubo?» chiese Marcus un po' assonnato e Max annuì.
L'angelo tirò un calcio a Lawrence che si svegliò male: «cosa vuoi diamine?» chiese innervosito. Marcus indicò il piccolo Max e Lawrence si calmò subito:« incubo?» chiese e il cucciolo annuì di nuovo. Fu quasi automatico il gesto da entrambi di alzare il lenzuolo invitando Max a dormire con loro che non se lo fece ripetere. Piano piano sentì le braccia di Marcus stringerlo alla vita e Lawrence lo abbracciò andando quasi a farlo dormire addosso a lui. Max sorrise e chiuse gli occhi. Era felice, era sereno, era amato.
Chiuse gli occhi sapendo che d'ora in avanti, ci sarebbero stati solo bei sogni.

The End

Per la Giusta Strada (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora