Una corsa non basta

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Aprii la porta con incertezza, nonostante l'acqua gelida che mi ero gettato in faccia il mio viso era paonazzo.

Mi vergognavo. Dei miei pensieri e di me stesso. Appena aprii la porta lui era di fronte a me.

Era di fronte a me la sua altezza, erano di fronte a me i suoi capelli scuri, di fronte a me quei dannati pullover che gli calzavano a pennello, ma soprattutto di fronte a me che mi fissavano, i suoi occhi.

Uscii dal bagno e lui era ancora appoggiato alla colonna centrale, non riuscivo ad alzare gli occhi da terra e maldestramente inciampai nel puffo del divano così che lui prontamente disse ridendo:" Cavolo Tone ma che fai? Montemagno ti ha distrutto".

"Smettila Dario, devo uscire in fretta!" Altra bugia, non volevo nemmeno guardarlo, cercavo la mia roba per andarmene il prima possibile. "No, ora mi dici che ha detto! Non ti ho aspettato qui per niente". " Eddai Dario finiscila, vi spiego tutto alla riunione." Finii di infilare tutto nello zaino e me ne andai. Non lo salutai nemmeno, gli dissi semplicemente di chiudere la porta.

Nel viaggio tra lo studio e il mio appartamento rischiai di tamponare almeno due volte. Accesi la radio a tutto volume, sperando che il frastuono della musica superasse quello dei pensieri. Ma no, non funziona se la voce che ti parla viene da dentro di te. Mi fermai all'ennesimo semaforo e sbattei i pugni sul volante, non era possibile. Cazzo, non era possibile. Non io. Non Dario.

Parcheggiai sotto casa, salii le scale e mi cambiai in un baleno, sapevo io cosa mi avrebbe fatto passare quelli strani pensieri. Tuta, scarpe da ginnastica e correre fino allo sfinimento. Ero arrabbiato, anzi di più, ero incazzato con me stesso. Che diavolo di pensieri mi erano saltati in mente. Feci il giro del primo isolato correndo il più veloce che potessi. La fatica mi avrebbe annebbiato anche i pensieri. Corsi ancora più veloce, ma non riuscivo a pensare ad altro che a lui. A Dario. Facevo uno scatto dietro l'altro, come se volessi espellerlo dal mio corpo e dalla mia mente. "Non si corre facendo gli scatti, sprechi solo le energie." Maledetto, mi veniva in mente ad ogni passo. Dario. E scattavo. Ancora Dario. E un altro scatto. Dario. Dario. Dario.

Corsi per 12 km, ma Dario era ancora lì ad affollare la mia mente con i suoi sorrisi, con i suoi occhi, con le sue frasi.

Poco prima di casa mia si mise anche a piovere, tirai su il cappuccio della felpa e raggiunsi il mio palazzo. Entrai in ascensore che grondavo di sudore, di pioggia e di rabbia. Ero sfinito, fisicamente ma soprattutto mentalmente, mi sembrava di aver combattuto una battaglia contro un nemico sconosciuto, di cui non sapevo né i punti deboli, né le armi migliori. Il mio nemico ero io stesso. Un me stesso sconosciuto. I miei pensieri, il mio sentire, i miei occhi, il mio cuore.

Entrai sbattendo la porta con rabbia, mi buttai sotto la doccia e ancora una volta pensai a lui. Fu colpa di quelle stupide ciabatte con gli ananas che mi aveva convinto a comprare su Amazon. "Dai sono bellissime, vanno un sacco di moda, vedrai quest'anno in riviera...tutte ai piedi del Tone". Mi sembrava di impazzire.

Finalmente mi infilai sotto il piumone e senza nemmeno aver cenato mi addormentai, sperando che si fosse trattato solo di un black out del mio cervello e che l'indomani sarebbe tornato tutto esattamente com'era sempre stato.

NDA

Povero Tonno, in questo capitolo mi fa una tenerezza incredibile. Non riuscire a capirsi è davvero pesante. 

Il prossimo sarà un capitolo sorprendente. 

A presto! 

Spazio all'amore ||Space Valley|| Tonno x Dario COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora