Come un pugno

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Arrivò davanti casa mia e frenò bruscamente, quasi come se essendo perso nei suoi pensieri si fosse ricordato all'ultimo momento della mia presenza.

Aprii immediatamente lo sportello, il suo atteggiamento degli ultimi minuti mi aveva sorpreso e forse anche un po' impaurito. Cosa aveva significato per lui quel bacio, era una cazzata come aveva detto poco prima?

"Non parlerò" promisi, quasi a volerlo rassicurare, con un piede già fuori dall'abitacolo. "Ciao" rispose con un tono lugubre. Spinsi la portiera e, appena chiusa, lui ripartì sgommando sul vialetto di casa mia.

Era arrabbiato con me? Eppure era stato lui a baciarmi. Non capivo. Perchè mi aveva baciato per poi pentirsene subito e trattarmi in quel modo? Io non avevo fatto niente, non mi ero nemmeno mosso, mi ero lasciato baciare, eppure sembrava che volesse dare la colpa a me.

Salii in casa, buttai la giacca sul divano e quasi con rabbia scaraventai la camicia e i pantaloni in giro per la stanza, poi mi stesi sul letto, sperando di addormentarmi il più presto possibile sebbene fossero solo le dieci di sera. Le domande che il mio cervello si poneva erano sempre di più, ma per la maggior parte del tempo riassaporai quel bacio, così delicato, ma così incredibilmente potente. Mi mordevo le labbra alla ricerca del sapore di quel contatto che aveva sprigionato dentro di me miriadi di sensazioni, come un fuoco che aveva preso vita e che non smetteva di ardere. Cullato da quel ricordo, ignorando del tutto il resto, mi addormentai, pensando a me e a Dario uniti in un bacio eterno.

La sveglia suonò imperterrita, non avevo voglia di alzarmi, ma soprattutto non avevo voglia di andare in studio e affrontare il suo sguardo. Presi il telefono, lui non si era fatto vivo, così aprii i social, Facebook solite cazzate, Instagram del canale intasato di mi piace e di direct e poi Twitter, e lì lessi:

Dario Matassa ha twittato alle ore 4.53 "Ok ora dormo che almeno quando sogno è tutto più vago".

Chiusi l'app. Che voleva dire quel tweet? non lo avrei mai capito, io non ero bravo ad interpretare le frasi, figuriamoci quelle di Dario, da lì a poco sarei andato in studio e lui sarebbe stato lì, come ogni mattina, e avrei potuto chiederglielo.

Quando parcheggiai l'auto non vidi la sua, forse non era ancora arrivato. Entrai e lo studio era vuoto, mi sedetti sul divano, a fissare il nulla, ad aspettare, ad aspettarlo. Nel mio cervello riecheggiavano le parole della sera prima, i suoi gesti, tutte le sensazioni mischiate insieme in un guazzabuglio indecifrabile di punti di domanda senza risposta. Non so quanto tempo passai lì da solo e l'aprirsi della porta mi trovò ancora seduto nella medesima posizione, mi voltai di scatto convinto che fosse lui, invece le risate di Cesu e Nels mi colsero di sorpresa. "Toneeee, buongiorno bel biondone!" il solito Cesare che mi salutò con una pacca sulla spalla, poi mi arrivò anche la voce canzonatoria di Nels "Si batte la fiacca stamattina eh Toneatti?". Risposi alzandomi dal divano, mentre mi sforzavo di ridere, "Eh si". Ma Dario dov'è? È questo quello che avrei voluto chiedere ai miei amici, perché non era ancora arrivato?

Fu Cesare a rispondere indirettamente alle mie domande: "Ma non è il solo, Dario nemmeno viene stamani, chissà che ha combinato ieri sera eheheh". Rimasi di sasso. Non sarebbe venuto in studio, non lo avrei visto, non avrei parlato con lui. Io potevo invece rispondere a Cesare e alla sua curiosità riguardo alla sera precedente di Dario, ma ovviamente non lo feci, mi infilai le cuffie e passai tutto il tempo in silenzio a montare un video.

Verso sera Nic che durante il giorno era arrivato, mi porse una tazzina con del caffè: "Terra chiama Tonno, ripeto Terra chiama Tonno, c'è qualcuno?" Mi uscì spontanea una risata e accettai il suo invito a fare una pausa. Nic era sempre stato uno discreto e dentro di me lo ringraziai per esserlo stato anche durante quel caffè: non fece nessuna domanda sul mio strano isolamento di quel giorno, parlammo solo di un format che volevamo portare sul canale, e così presi il telefono per fargli vedere un breve video YouTube, dopodiché quasi soprappensiero aprii Instagram...

Scorsi la bacheca un paio di volte e poi vidi un post di Dario. Mi irrigidii mentre guardavo lo schermo, c'era una foto di Bologna dall'alto, probabilmente dai colli, accompagnato da una frase: "Ritrovarmi per trovarmi." Perché "ritrovarmi"? Cosa doveva trovare? Perché non parlava mai chiaro? La sera prima lo era stato fin troppo in verità, mi aveva illuso e poi deluso: a quelle due parole in rima mi uscì un mezzo sorriso amaro, sembrano uscite da una delle sue dannatissime frasi che disseminava sui social.

Salutai Nic e gli altri, presi la mia roba e andai a casa, la testa aveva iniziato a martellarmi quando avevo finito di concentrarmi sul lavoro e avevo iniziato a pensare a Dario. In pochissimo tempo arrivai e salii, fu in quel momento che mi resi conto che era venerdì. Cazzo, non avrei visto Dario per due giorni.

Mi misi a letto sperando di addormentarmi il prima possibile e dormire fino a lunedì successivo.

Così non fu. Il sabato mattina mi sorprese con una giornata serena e tiepida, pensai che fosse il tempo buono per andare a correre, guardai l'orario sul telefono, lo rimisi sul comodino, mi vestii e uscii.

Verso mezzogiorno rientrai e dopo essermi fatto una doccia, mi stesi sul letto e ripresi il cellulare, scorsi Instagram svogliatamente e poi aprii Twitter ed eccolo lì di fronte a me, ancora Dario che aveva scritto: "Ore 5.12. Ok ora dormo, non me la merito l'alba, guardala per me."

La mia mente annaspava in una palude di domande e solo lui poteva tirarmi fuori di lì, aprii Whatsapp e gli scrissi un messaggio. Ci misi circa 15 minuti a scegliere le parole adatte, quello che avrebbe fatto anche lui, poi inviai. "Dario, non posso aspettare lunedì per vederti, dopo l'altra sera sei sparito. Per favore vorrei parlarti". In un attimo le due spunte diventarono blu, e apparve 'Dario sta scrivendo...' . L'ansia non mi raggiunse neppure, perché in un attimo mi rispose: "Lasciami stare, non sei proprio la persona adatta con cui parlare". Mi colpì come con un pugno in pieno viso, forte, diretto in faccia. Ci eravamo baciati è vero, ma lui era il mio amico Dario, perché mi trattava così? Avevo bisogno di risposte, non gli avrei permesso di fuggire così alle mie domande, replicai: "Ho bisogno di sapere il perchè." Subito mi riscrisse: "Il perché di cosa?". "Perché mi hai baciato?" Spunte blu. Dario sta scrivendo... "Perché mi facevi pena, non era abbastanza evidente Francesco?"

Come un secondo cazzotto in pieno viso che ti colpisce mentre tieni bassa la guardia, quelle parole mi investirono in pieno. Gli facevo pena. Fissavo quel messaggio e non credevo ai miei occhi. Gli facevo pena. Mi asciugavo le lacrime e sentivo il cuore infrangersi. Gli facevo pena. Singhiozzavo senza sosta e le mani mi tremavano. Gli facevo pena. Il vuoto assoluto, il freddo del più gelido degli inverni, il rimbombo del più forte dei temporali, il buio più denso ed oscuro, mi assalirono. Gli facevo pena.

Non ebbi la forza di alzarmi, né quel giorno né il successivo. 


NDA

Capitolo luuuuungo! Vi è piaciuto? 

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Spazio all'amore ||Space Valley|| Tonno x Dario COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora