Inedito.

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La mia era diventata col tempo un'ossessione, la passione verso un ragazzo di cui non conoscevo neppure il nome.
Ho 16 anni e ogni mattina, pomeriggio, quando percorro la strada casa-scuola, incrocio un bellissimo ragazzo di cui sono ormai innamorata persa. Non ho mai raccontato ciò alle mie amiche, le compagne di classe con cui percorro questo tragitto, poiché loro, a differenza mia, ci danno poco peso. Forse hanno ragione, ma ormai io avevo una voglia matta di conoscere quel ragazzo. Girava sempre con la divisa del bar poco distante da casa mia, ed era bellissimo anche così: con i capelli ricci e due occhi sottili color nocciola. Nulla mi impediva di andare da lui e parlargli: e così fu. Purtroppo, credo di avere un problema riguardante le persone, ossia che nel bene e nel male voglio essere ricordata da loro. Il mio intento era infatti quello di parlare con quel ragazzo: non importa se mi considererà strana o bellissima, spero abbia un ricordo di me, che mi sono mostrata interessata a lui senza neppure conoscerlo.

Tutto è incominciato per caso quando, senza la presenza delle mie amiche, mi sono presentata al bar del ragazzo che mi piaceva chiedendo ad egli stesso se il bar cercasse dipendenti. Sicuramente, qualcuno si sarà chiesto cosa mi fosse saltato per la testa: in caso di una risposta positiva, avrei dovuto fare un colloquio, ma il mio intento non era quello di lavorare. Era lì che ho sentito, per la prima volta, la sua calda voce, nel mentre mi dava proprio la risposta negativa che mi aspettavo. Anni di bugie per potergli mostrare la faccia più dispiaciuta di quest'universo, nel mentre lo ringraziavo per la disponibilità. Ora, però, che sia stato il mio charm o qualcosa del genere, ha fatto lui il resto del lavoro, dato che mi ha chiesto se qualcosa non andasse.

"La scuola... non so se intendo continuare." feci io, stringendo a me proprio lo zaino con i miei libri.

Fatto sta che il ragazzo fece una faccia piuttosto strana, un misto fra tristezza e rabbia, di cui non avevo la più pallida idea se sono stata io a procurare tale reazione.

"È una scelta importante." mi disse lui, facendo un leggero respiro. "Prendi qualcosa?"

"Un caffè amaro."

Così, lui si girò di spalle per preparare la bevanda, e io potetti ammirare la magnificenza delle sue spalle per circa qualche minuto, mentre continuava a parlarmi.

"Perché scegliere una strada del genere?"

Questa domanda fece corrugare anche il mio viso. Il modo in cui è stata formulata mi fa pensare che sia una sorta di domanda retorica, che non necessita di una risposta dato che già si sa che è negativa.

"Beh, non credo di essere abbastanza capace, mi piacerebbe cominciare a lavorare..." farfugliai.

Lui mi porse il caffè che gli avevo chiesto, e intanto io cominciai a bere.

"Non è una strada migliore da prendere, ne sei consapevole?"

Fu allora che cominciai la miglior commedia che mi avessero mai proposto. La mia mancanza di umanità mi rendeva possibile tutto questo.

"Certo, certo che ne sono consapevole..." cominciai a dire, con una mano sulla fronte. "Ma mi sento così demoralizzata ora."

Lui sembrava effettivamente dispiaciuto per me, ma non così tanto da provare pietà, tanto che mi rispose in modo deciso e schietto.

"Hai mai pensato a chi non poteva permettersi di andare a scuola?"

"Cosa?"

"Ci sono moltissime persone che hanno incominciato a lavorare da giovani e che non possono permettersi di guadagnare chissà quali somme, perché non potevano sopportare un peso come la scuola. Tu vorresti finire come loro?"

Man mano che lui apriva bocca mi sentivo davvero in imbarazzo per la scusa che avevo inventato al momento, ma mi rendevo allo stesso tempo conto del fatto che lo avevo, in qualche modo, interessato.

"No, certo che no..." e bevevo l'ultimo sorso di caffè.

"Mi rendo conto che sia una scelta difficile." Mi ripeteva. "Ma non puoi gettare la spugna solo perché non te la senti di continuare, forse è un periodo e ti passerà dopo poco. Cerca di non pensarci."

Finito il caffè, feci una pausa teatrale e dopo aver chiuso gli occhi annuii e lo guardai sorridendo.

"Ti ringrazio, comincio a sentirmi meglio." gli dissi, e parve contento. "Quanto ti devo?"

"Tranquilla, quello era un caffè sospeso."

Mi fece leggermente ridere come, una tradizione così persa negli anni, possa essere ancora portata avanti.

"Ordinato da chi?"

"Da me." e si girò di spalle, pulendo la caffettiera.

Ero così contenta per quel gesto che avevo sentito il rumore della mia maschera cadere e frantumarsi il minuscoli pezzettini.

"Hai Instagram?"

Era la frase più sensata che sentivo di poter dire in quel momento e la domanda meno opportuna da fare. Forse avrei potuto chiedergli il nome, prima, ma per me questo era inconsciamente l'unico modo per poter prendere due piccioni con una fava.

Anche lui sorrise e mi dettò il suo Instagram, perciò lo iniziai a seguire. Non aspettai nemmeno il tempo di uscire che già lo contattai.

"Piacere, Nico, sono Beatrice."

Fu allora che potetti finalmente alzarmi leggera.

"Ti ringrazio per la chiacchierata, e ovviamente anche per il caffè. È stato piacevole."

"Spero che tu starai meglio."

Il mio cuore batteva all'impazzata, non riusciva a smettere. Per fortuna sono sempre riuscita a controllarmi, e non ho ceduto nemmeno a quell'istante.

La sera dopo mi presentai fuori al suo bar. Fu una vera e propria casualità, visto che non avevo la più pallida idea se stesse ancora lavorando o meno. Resta il fatto che lui era lì e appena mi vide fece un cenno gentile verso di me, invitandomi ad entrare.

"Posso?" dissi io, togliendomi il cappello.

"Certo. Cosa ti porta qui?"

Il mio metromono interiore puntava, da un lato, verso "Tu", dall'altro verso la proposta che intendevo fargli da lì a poco. Tutto questo mi rendeva piuttosto agitata, ma mi sono fatta subito coraggio.

"Quando finisci il turno, ti va di fare due passi?"

Lui era piuttosto incredulo da quella domanda, ma non ci mise molto ad accettare. Per fortuna il turno era appena finito, aspettai che si preparasse un attimo per poter uscire insieme.

Mi bastò poco per capire Nico, dai suoi attimi, dalle sue movenze e anche dalle parole che sceglieva di utilizzare. Per prima cosa, è davvero impulsivo, forse anche troppo. Qualsiasi cosa si sente di dire, la dice, senza nemmeno pensare alle parole da scegliere, per addolcire la pillola. Per quanto io ami questa sua genuinità, potrebbe creargli alcuni problemi, se non l'avesse fatto già. È anche cocciuto: se sei nel torto, lui te lo farà capire con ogni mezzo, e non finirà fin quando tu almeno non capirai ciò che lui intende dire. Questo è l'elenco delle cose più odiose che si potrebbero trovare in una persona, ma che io più preferisco di lui.

Inoltre è un attento osservatore, ha letteralmente i suoi occhi ovunque, eppure riesce anche ad ascoltare ciò che hai da dirgli. Sembra assurdo poter fare entrambe le cose contemporaneamente, invece non potrà mai non sentire una singola parola, e anzi capirà anche tutto ciò che gli hai detto. Il modo in cui si esprime è unico, riesce a raccontarti qualsiasi cosa e tu penserai sempre che è interessante, perché lui è interessante. Il tempo con lui si ferma, resteresti per ore ad ascoltarlo e te ne renderesti nemmeno conto.

Nico, se non si fosse capito, ha abbandonato la scuola ai suoi 16 anni, non parla con i suoi genitori e si gestisce da solo. È la persona più intelligente che io abbia mai conosciuto e la più positiva.

Nico, non saprai mai che ti ho notato sin dal primo momento che ti ho visto, devi solo sapere che non ho mai forzato nulla del nostro rapporto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 03, 2020 ⏰

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