Capitolo 1.

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Sbrigo alcuni compiti lasciati in sospeso, prima che perdessi i sensi nel mondo dei sogni, ed esco in giardino.
Invado per un attimo il campo di una competitissima partita di pallone e causo urla di dissenso, ma io tranquilla mi dirigo passeggiando verso la panchina in un lato della villa.

E aspetto.

Lui arriva con un cesto del bucato, lo appoggia ai suoi piedi e porta le mani sui fianchi.
«Ada mi ha detto che hai intenzione di far marcire i panni.»
«C'era anche la lavatrice? Mi date un po' di tregua oggi?»
Mentre mi stropiccio gli occhi, si cala a prendere un indumento e lo stende sul filo posizionato difronte a me.
«No aspetta, faccio io!»
Mi alzo tentando di toglierglielo di mano. Non mi va che faccia il domestico o che faccia cose che spettano a me.
«Ho già iniziato.»
Continua senza sapere ragioni, allora non posso fare altro che aiutarlo.
«Successo qualcosa a lavoro?»
«No. Sono semplicemente stanca. Iniziano tutti a pretendere troppo da me e sono esausta.»
Una volta stesi gli ultimi calzini, mi risiedo portando le gambe al petto e ci appoggio il mento. Lui si siede guardandomi.
«Ehi, se devi stare così a saperlo non sarei venuto.»
Non apro bocca per dei minuti, così con un sospiro si alza per andarsene.
Lo blocco immediatamente per un polso.
«No, per favore.»
Ritorna lentamente al suo posto. Mi guarda negli occhi. Sa cosa voglio.
Dalla tasca dietro dei suoi jeans prende un pacchetto di sigarette un po' ammaccato.
Prende l'unica che c'è al suo interno e me la passa con la clipper che conserva lui con cura.
La prendo e ma la rigiro più e più volte tra le mani.
«Sai che non ti ho pregato di rimanere per questa, Dario.»
«Lo so. Lo so benissimo. Ma non romperei mai una promessa.»
Alza un braccio per avvicinarmi a lui, mi stringe a sé e mi da un bacio sulla testa. Era questo ciò che volevo.

«Dopo devi tornare a lavoro?»
«Non ne parliamo. Tornerò a casa peggio di come stai tu in questo momento.»
«Ti ho detto mille volte che non sei obbligato a venire.»
Usa l'altro braccio per stringermi ancora più forte. Ora stiamo esagerando.
«Pioggia, grandine, vento, tempesta... Non mi hanno fermato queste cose per un anno, figuriamoci delle ore di lavoro in più. E poi ricorda: non ci vivi solo tu qui.»
«Okay ora spostati, devo fumare.»
Gli do una leggera gomitata nello stomaco e mi molla.
Sussurra un "Che stronza!" e lo ringrazio del complimento.
Prendo il posacenere nascosto dietro il piede della panchina e mi accendo la sigaretta.

Tra una chiacchiera e una risata, mi sento di nuovo piena di energie.
Mi fa stare bene. Sempre.
Cerchiamo di sentirci spesso anche per telefono, nelle mie e nelle sue possibilità. Soprattutto nelle sue.
Deve gestire con precisione il suo tempo libero.
Da quel che ho capito è impegnato in cose di segreteria ma non ho mai voluto approfondire. Anche perché lui è sempre molto vago quando affrontiamo l'argomento, ma nonostante questo mi aggiorna quando ci sono problemi o quando ha voglia di condividere i piccoli successi.
Ma non mi è mai tutto chiaro.
A parte questo, ci coinvolgiamo l'uno nella vita dell'altra. Un conoscersi in crescita ogni giorno, ogni mese che passa.
Come la voglia sempre più forte di vedersi.
Penso che lo faccia stare bene anche io, non lo so. Qualche volta me lo ha detto.
Le nostre risa vengono interrotte inaspettatamente.
«Clara, ho bisogno di te!»
«Dimmi Ada, che succede?»
«Tua sorella non vuole di nuovo fare i compiti di matematica.»
«Vado subito da lei.»
Prima che possa scomparire dietro l'angolo, torna indietro. Qualcosa attira il suo sguardo.
«Di chi è quel mozzicone a terra?»
L'ho lanciato via al suo arrivo ed è lì, ancora acceso a bruciare sul prato.
«Oh scusa Ada, colpa mia.»
Dario si alza a recuperarlo. Lo guarda stranita. Mi ha anticipata sul tempo.
«Non sapevo fumassi.»
«Talvolta. Qualcuna ogni tanto.»
Non riesce a credere a ciò che sta dicendo.
«Oh. In questo caso quando sei qui cerca di evitare... Ci sono i bambini. E specialmente non nel mio giardino!»
«Ricevuto Ada, perdonami.»
Si allontana ancora incredula e mi accosto a lui furiosa, in modo che non ci senta.
«Non dovevi! Può non farti più tornare qui per questo gesto, la conosci! Era il caso che dicessi la verità.»
«La conosco e so che mi vuole bene.»
«Il bene non ha importanza in queste situazioni!»
Inizio ad innervosirmi pensando a tutte le persone a cui ha impedito di mettere piede in questa casa alla prima cosa che non le andava a genio. Non ci pensava neanche un secondo.
«Clara, nessuno, tantomeno Ada ha il potere di tenermi lontano da te. Questo te lo posso garantire.»
Ci guardiamo per dei secondi negli occhi. Non ci riesco. Pronta a lasciarlo solo, mi muovo verso l'entrata.
Due braccia mi incatenano al suo corpo e sfiora il mio orecchio con la bocca. Voglio divincolarmi ma è più forte di me. Non lo voglio stare a sentire.
«Ti ho mai detto una bugia?»
«Lasciami.»
«Non lo pensare mai. Non pensare mai che anche io ti possa abbandonare.»
«Non mi interessa.»
Riesco a fuggire dalla sua stretta e mi incammino.
«L'ho fatto per proteggerti.»
Mi blocco. Mi giro a guardarlo. Vorrei tanto dirgli che non ho bisogno della sua protezione.
«Mi bastava che stessi qui con me.»

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Holaa.
Vi ho lasciato il seguito giusto per iniziare a capire meglio la storia.
Successivamente pubblicheró ogni tot giorni.
Scrivetemi se vi sta incuriosendo o lasciate un voto. ❤️

Il mio posto fuori dal mondo. [Completa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora