Capitolo 17.

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Oggi.

Il navigatore mi comunica di essere arrivata a destinazione.
Ci siamo.
Parcheggio la macchina in un punto in cui mi sembra adatto e in modo che non possa dar fastidio.
Guardo sui muri dei palazzi per individuare il numero.
Eccolo.
Si trova in alto a destra di una porta antipanico a vetro. Che strano.
Mi avvicino e la facciata interna è coperta da una tenda.
Per fortuna c'è un campanello e lo premo agitata. Passa qualche minuto.
Sto per andare via quando da dietro la tenda sbuca una chioma scura. È un ragazzo bassino che si affaccia stranito. Apre la porta.
«Ah. Non sei il postino.»
Guardo come sono vestita.
«No, non credo.»
Sorrido. Non so cosa dire.
«Ehm. Posso fare qualcosa per te?», chiede intimorito.
Non capisco come mai.
«Scusami. Evidentemente devo aver sbagliato il numero civico.», dico controllando.
Inizio ad indietreggiare per andare altrove.
«Dipende da chi cerchi.»
Sembra iniziare a rilassarsi.
«Dario Matassa. Sono una sua amica.»
«Dario? Strano, non ci ha avvisati che dovessi passare. Accomodati. Al momento non c'è, è andato ad accompagnare un ospite all'aeroporto.»
Ospite?
«Non voglio dare fastidio. Aspetteró in macchina.»
«No, insisto, fuori fa freddo. Entra, a breve tornerà qui.»
Stringendo la busta fra le mani, entro lentamente nell'abitazione.
Anzi, in dei stanzoni enormi.
Mi giro attorno estraniata.
«Io sono Nicolas. Il ragazzo al computer con le cuffie è Frank.»
Mi fa un cenno con la mano.
«Nic chi è alla porta?»
«Un'amica di Dario. Andate avanti con le pulizie.», urla alla voce.
«Questo che hai appena sentito è Cesare. È impegnato con un altro ragazzo, Nelson, a sistemare il set. Tu siediti tranquilla alla scrivania o se vuoi fare un giro, non so.»
Set? Ospite?
Effettivamente sono circondata da luci e qualche cavalletto qua e là.
Ma dove sono finita?
Vedendo che non lo rispondo, Nic si siede difronte ad un altro PC, intento a far qualcosa.
Io mi siedo alla parte opposta.
Mi abbasso per non farmi sentire.
«Io sono Clara. Scusami se te lo chiedo, ma che posto è questo?»
«È il nostro ufficio.»
«Un po' bizzarro come ufficio.»
Continuo a guardarmi attorno e notando la mia totale confusione, inizia a cercare qualcosa sul desktop.
«Questo forse ti schiarirà le idee.»
Gira lo schermo nella mia direzione e avvia un video.
Mostra due ragazzi seduti ad un tavolo di legno, con due tazze e un microfono nel mezzo.
Ma... Sembrano gli amici di Francesco. Sulla sinistra è... Nelson!
Ma ovvio, che sciocca! Era anche lui a scuola con noi.
Parlano. Parte un video con una musichetta. Subito dopo, fanno un gesto. Quel gesto. Il nostro gesto.
Stritolo la carta tra le mani. La rabbia inizia a crescere con l'aumentare del caos che ho in testa.
Mentre il video va avanti, il ragazzo tenta di spiegarmi cosa fanno all'interno di questo studio e chi sono.
Le orecchie mi fischiano in una maniera assurda. Spero non mi debbano prendere dal pavimento.
Per me il tutto si è già fermato con la visione del saluto.
«Rega! Non ci potete credere, ho cagato la testa di un bambino!»
Nic stoppa il video. Lui lo guarda scioccato per la frase che ha appena detto. Io perché me lo trovo davanti. Qui. Ora.
«Clara? Ma... Come sei arrivata qui?»
«Ah, vi conoscete?»
«Francesco.»
Ignoro completamente Nic e mi alzo dalla sedia.
«Non mi aspettavo una sorpresa del genere!», esulta lui.
Scuoto la testa impassibile.
Lui mi guarda preoccupato.
«Ma che ti succede?»
«Rega, c'era un traffico assurdo.»
Dalla porta entra Dario.
Si pietrifica alla mia visione.
Nessuno tra noi due ha il coraggio di parlare. Di chiedere spiegazioni.
Chi lo fa è Nicolas, l'unico che non c'entra niente.
«Mi spiegate cosa sta succedendo? Se è uno scherzo, piantatela. Non mi va stasera.»
«Te lo dico io, Nicolas.», sbotto all'improvviso, «C'è che entrambi abbiamo un amico stronzo, bugiardo, sporco e traditore. Ed io piu stupida di lui a venire fin qui. Per cosa? Per scoprire che ha una vita completamente diversa!»
Tutti stanno ponendo l'attenzione su di noi, chiedendosi come ci siano finiti in questa situazione.
«Come lo hai scoperto?»
«Adesso, Dario. Proprio in questo momento. Per un anno. Un anno mi hai presa in giro. "Con me è diverso. Non è mia intenzione ferirti..." Palle. Palle su palle. Come credevi di potermi nascondere questa immensa parte di te stesso?»
«Lasciami spiegare.»
«C'è poco da dire. Non ti sembra?»
«Ero stanco, okay?», inizia ad urlare, «Stanco di tutto! Volevo mollare. Ero ad un passo dal farlo, ma poi ho incontrato te, Clara. La mia fuori uscita da questa routine di merda, da questa vita monotona. Da questo mondo immobile, stantio. Il mio posto sicuro.»
Mi tiene per le braccia con le lacrime agli occhi, disperati.
«Volevi un posto fuori dal tuo mondo? Perfetto, lo hai avuto. Ma in questo modo mi hai esclusa da qualsiasi cosa.»
Non sa che dire.
Sfuggo alla sua presa e mi rivolgo a Francesco.
«Era lui il tuo amico a cui non piace il ristorante dove lavoro, non è così?»
Apre per un'instante la bocca e la richiude immediatamente. Annuisce abbattuto.
Gli occhi mi si inumidiscono.
«Immaginavo.»
Tutti i pezzi del puzzle prendono il loro posto.
Raggiungo la porta per andare via il più in fretta possibile.
Mi volto a dire un'ultima cosa.
«Non vi sognate di seguirmi. Non mi venite a cercare. Nessuno dei due.»
Lancio il libro ai piedi di Dario e sparisco.

Il mio posto fuori dal mondo. [Completa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora