Capitolo 15.

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Io e Fra ci stiamo frequentando da un paio di settimane.
Per fortuna è partito effettivamente con il piede giusto.
Non si presenta più al ristorante senza avvisare, non diventa assillante se non gli rispondo subito. Si è abbastanza rassicurato.
Anche perché ha capito che se avesse insistito, sarei sparita definitivamente.
Sto notando una cosa anomala e cioè che più mi avvicino a lui e più mi sento lontana da Dario.
Lui è sempre presente, che sia chiaro, ma ho questa sensazione. Magari mi sbaglio.
In tutto questo Francesco diventa sempre più geloso di lui, ogni giorno che passa. Nonostante non abbia mai messo nessuno dei due più in alto rispetto all'altro e non si siano mai incontrati.
È geloso del nostro rapporto.
Si abituerà.
Come si deve abituare al fatto che ogni tanto ho voglia di fargli dei regali.
«Cosa devo fare io per riceverne uno, un giorno?»
Chiede mentre giriamo tra gli scaffali di una libreria.
«Stare zitto?!»
«Ah, non solo ti accompagno a fare un pensierino che non sia per me, devo stare anche zitto?»
Mi fermo davanti a lui.
«La smetti di fare l'isterico?»
«Trova tu il modo di farmi chiudere la bocca.»
Accosta il suo viso al mio. Allunga le labbra in modo scherzoso e lo spingo via.
«Buffone.», scherzo.
Mi avvio in un altro reparto e mi segue.
«Un bel bacio mi piacerebbe tanto come regalo. Da adesso in poi non parleró più.»
Fa segno di chiudere le labbra con una cerniera, di chiuderla con un lucchetto e di buttare via la chiave.
Nel frattempo pongo gli occhi su di un libro. Eccolo lì. Quello che voleva da parecchio.
Con la busta appesa al polso ci dirigiamo verso casa mia. Provo a parlargli ma mi indica che la bocca è serrata.
Ed ecco il suo lato riluttante.
Sarà così finché non otterrà ciò che desidera.
Quasi a destinazione mi fermo a salutarlo e ci abbracciamo.
«Dai, me lo dai un bacetto?», dice solleticandomi l'orecchio.
«Adesso parli?»
Di risposta mi da dei bacetti sul collo.
«Ma lo sai che i regali non si pretendono?»
«Okay. Non conta come regalo. Lo voglio e basta.»
«La parola voglio non esiste.»
«Oh, Cla, mi hai rott-»
Lo prendo per il mento e gli tappo quella fottuta bocca. Un bacio morbido e istantaneo.
«Va meglio?»
Mi prende dolcemente per la nuca dicendomi di non aver bene recepito.
Stavolta è un po' più intenso, sentito, ma lo fermo prima che arrivi ad essere troppo coinvolgente.
«Direi di esserci scaldati abbastanza.»
«Direi di sì.», ammette triste, rendendosi conto di trovarsi in un luogo non adatto per poter andare oltre.
Gli passo una mano fra i capelli stampandogli un bacetto sulla punta del naso. Ci fissiamo negli occhi.
«Avremo modo.»
«Ne sono certo.»
Sciogliamo l'intreccio che abbiamo creato e mi prende per mano fino al viale della villa.
«Più tardi ti va se ti passo a prendere? Vorrei farti conoscere i miei amici. Farti entrare ufficialmente nella mia vita.»
«Sei proprio sicuro?»
«Lo sono da quando mi hai porso quel benedetto scontrino.»
Sempre il solito.
«Ci stai? Posso far vedere loro che finalmente non saró più il quinto incomodo.»
Sorrido al pensiero che fino ad adesso, nelle maggior parte delle uscite, si è sempre trovato tra coppie. Anche se assolutamente non glielo hanno mai fatto pesare.
«Oggi è giovedì ti ricordo.»
«Ah.»
Si immerge nei suoi pensieri. Non oso immaginare le belle parole che stia spendendo nei confronti di Dario. Come se fosse lui la causa.
«Lo sai che è un giorno particolare. Ma ti prometto che appena è possibile organizziamo. Anche domani.»
Lo rassicuro accarezzandogli il dorso della mano.
Annuisce.
Ci scambiamo un ultimo bacio veloce.

Voglio trovare un modo particolare per fare avere il libro a Dario.
Oggi oltre a sembrarmi distante, non sembra neanche nello spirito adatto.
Continua a ripetermi che è per via del lavoro. Non ne sono fortemente convinta, questa scusa è stata usata già troppe volte.
Lo sto aiutando a preparare dei biscotti per la merenda e mi rivolge la parola solo se è strettamente necessario. Ad un certo punto, viene chiamato a dare una mano per una cosa e mi lascia momentaneamente a controllare il forno.
In questo momento si presenta la mia occasione.
Il suo cellulare, abbandonato sul tavolo, squilla. È un numero non segnato in rubrica. Sono indecisa se rispondere o lasciar perdere.
E se fosse qualcosa di importante?
«Pronto?»
«Buonasera. La chiamo dall'assistenza di Amazon, per conto di un corriere. Sono in linea con lui, mi sta comunicando che non riesce a trovare il domicilio. Potrebbe darmi indicazioni più dettagliate?»
«Salve. Potrebbe ripetermi l'indirizzo? Può essere che abbia sbagliato ad inserirlo.»
Colgo la palla al balzo e segno mentalmente la via che mi comunica. So cosa fare.
«L'indirizzo è corretto. Mi scusi, il proprietario è un momentino impegnato. Potrebbe richiamare fra qualche minuto?»
«Ma il corriere non riesce a-»
Chiudo la chiamata e lascio andare il cellulare sul tavolo. Oddio.
L'adrenalina mi invade tutto il corpo.
«Il forno è alle tue spalle se non te ne fossi resa conto.»
«Ehm. Hanno provato a chiamarti, non sono riuscita a rispondere in tempo.»
«Perché non mi hai avvisato subito?»
Per fortuna l'assistenza richiama immediatamente e non fa riferimento alla conversazione avuta poco prima.

Una volta pronta, prendo il regalo e scendo per le scale.
«Dove vai?»
Incrocio Ada.
«Ho da sbrigare un servizio. Posso prendere la macchina?»
«Cosa devi fare? »
Ci penso un attimo a cosa dire.
«Devo portare questo a Dario.»
Alzo il sacchetto infiocchettato.
Fa uno sorriso enorme mai visto sul suo viso prima d'ora.
«Fa' attenzione.»
Mi lancia le chiavi.
A saperlo prima.
Dal fremito devo mantere al massimo il controllo della macchina. Non ho mai fatto una cosa del genere.
Per la prima volta, sono io che gli vado incontro e a sua insaputa.
Spero di non ottenere un effetto contrario a quel che mi aspetto.
Mi sono impegnata con tutta me stessa a tenere bene in mente l'indirizzo.
Mi auguro sia casa sua.

Il mio posto fuori dal mondo. [Completa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora