Capitolo 9.

262 17 0
                                    

Oggi.

Durante un momento tranquillo ne approfitto per andare agli armadietti. Quando lavoro di solito il cellulare lo dimentico completamente, ma sono tre giorni che accendo lo schermo privo di notifiche e lo guardo con insistenza. Non mi accontento ed entro anche nelle chat, nel caso in cui l'applicazione fosse venuta meno nel far recepire la notifica.
Schermo. Whatsapp.
E così in continuazione.
Ma niente.
Quella chat rimane ferma al messaggio: "Ha un nome magnifico! Complimenti a chi glielo ha dato."
Ho smesso anche di cliccarci su per controllare l'accesso. Non comporta nessun cambiamento.
Talvolta capita di non sentirci per un po', ma dall'ultima chiamata non riesco a stare tranquilla.
Non voglio sembrargli disperata scrivendogli e quindi controllo sperando che magicamente compaia qualcosa.
Arianna mi richiama alla realtà e mi chiede di buttare fuori la spazzatura. Ripongo il telefono nell'armadietto e dalla cucina mi trascino dietro due bustoni neri. Oggi mi sono dilungata fino a sera ma non mi ha aiutata a fare staccare i pensieri.
«Serve una mano?»
Quasi arrivata ai bidoni esterni, una voce attira la mia attenzione.
Una voce che riconosco.
Alzo gli occhi che, fino a questo momento, tenevo puntati al pavimento.
«Oh, ciao.»
La mia faccia credo che supplichi "ti prego si!" tanto che, senza avere una risposta in cambio, si presta ad afferrare i due sacchi e a gettarli nei contenitori.
«Non dovevi.»
«Non mi costa nulla. Ho notato che non hai un bel aspetto stasera.», dice aggiustandosi il ciuffo rossiccio.
«Sono i lunghi turni no stop. Ma eri qui a cena? Non ti ho visto dentro.»
«No, sono venuto apposta per te.»
Poco arrendevole il tipo.
Mi scappa un sorriso e scuoto la testa.
«Sei fortunato. Di solito non sono qui a quest'ora.»
«Infatti sono venuto anche ieri. È stata la tua amica a dirmi di passare adesso.»
Ed ecco l'immancabile zampino di Arianna, ma a lei penseró dopo.
«L'altro giorno ho lasciato il mio numero su di un tovagliolo di carta. Forse non lo hai notato.»
«L'ho trovato. L'ho buttato via volontariamente.»
Sgrana gli occhi stupito.
«Oh. Penso che non sia il caso che resti, allora.»
Infila le mani nel cappotto e si volta per avviarsi alla macchina.
«Aspetta!»
«No, ascolta tu! Non sono ritornato qui per rendermi ridicolo o farmi prendere per il culo.»
Adesso si è infuriato.
«Hai ragione, mi dispiace. Ho fatto troppo la sprucida lo ammetto.»
«Sprucida direi è poco.»
«Possiamo far finta che niente sia successo? Sono Clara.»
Accorcio la distanza fra noi e tendo una mano, in segno di scuse.
La fissa pensando cosa ci fosse sotto, cosa mi avesse fatto cambiare atteggiamento.
«Non la reggeró ancora per molto. Ti conviene ricambiare se ti va.»
L'allungo ancora di più verso di lui.
Non sa che sforzo immondo stia facendo.
Ancora insospettito mi stringe la mano. La guarda come se da un momento all'altro gliela potessi staccare dal braccio.
Poi mi lascia e tenta di cambiare espressione.
«Allora davvero ti chiami Clara.»
«Hai provato a cercarmi tra i follower del ristorante?», chiedo ironica.
«Ci ho pensato. Ma è meglio agire di persona. Comunque, il mio nome è Francesco.»
«Pensavo ti chiamassi, aspetta com'era... Trota?»
«Tonno. I miei amici mi chiamano così. Non ci far caso.», dice un po' imbarazzato.
Si sforza di essere il più piacevole possibile, nonostante l'abbia trattato malissimo. Mi sento veramente in colpa.
«Bene, Francesco. Mi dispiace non potermi trattenere ma credo che ora debba tornare a lavoro. Ti chiedo ancora scusa.»
«Acqua passata. Ti va se ti rilascio il mio numero? Così ci possiamo prendere un caffè insieme qualche volta.»
«Ho il cellulare negli spogliatoi ma posso scriverti il mio.»
«Posso fidarmi o mi troveró ad importunare qualche sconosciuto?», chiede porgendomi il suo smartphone.
«Lo scoprirai tu stesso. Al massimo, sai dove trovarmi.»
Una volta fatto glielo rilascio nelle sue mani.
Mi sorride. Ricambio. Per la prima volta in modo sincero.
Ci lasciamo con un ciao e rientro dentro.

Sull'autobus di ritorno, controllo i vari messaggi.
Tra di questi ce n'è anche uno di un numero che non ho salvato.
"Ehi. Dalla foto deduco che sia davvero tu!"
L'ora corrisponde a qualche minuto dopo al nostro incontro. Scuoto la testa sorridendo.
"Hai visto? Non ti ho mentito."
Clicco sulle impostazioni e lo salvo con il suo nome.
Scendo alla fermata vicino casa.
«Sono a casa, gente.»
Mentre mi spoglio di sciarpa e cappotto, Sofia mi corre incontro.
«Cla, abbiamo avuto una sorpresa stasera!»
«Davvero? Sempre quando non sono io presente. Di che tipo?»
La sorpresa compare sulla porta della cucina. Dovevo immaginarlo.

Il mio posto fuori dal mondo. [Completa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora