Capitolo 17: Primo giorno

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E fu così che per colpa di Jeon Jungkook non riuscì più a prendere sonno. Probabilmente avevo ripreso sonno verso le cinque del mattino, ma due ore dopo era suonata nuovamente la sveglia, perciò dovetti dire addio al mio amato letto. Lo maledì nella mia testa innumerevoli volte mentre bevevo il mio caffè guardando la parete color crema difronte a me con sguardo torvo... ma chi volevo prendere in giro? Non sarei mai riuscita a tenergli il muso, nè tantomeno a maledirlo. Quando avevo letto il suo nome nello schermo stavo quasi per avere un infarto e sul viso mi era spuntato un enorme sorriso da ebete. L'effetto che mi aveva fatto anche solo sentire la sua voce era inspiegabile persino per me. Avrei voluto prendermi a pugni perché sapevo perfettamente che non ci sarebbe mai potuto essere nulla, per cui anche solo provare certe cose era perfettamente inutile, controproducente e da masochisti. Per Yoona e Paloma era facile, avrei semplicemente dovuto confessargli cosa provavo. La verità era che nessuno a parte me sapeva cosa c'era in gioco, cosa avrebbe veramente comportato fare un passo del genere. Innanzitutto la mia sofferenza, perché Jungkook non avrebbe mai potuto intraprendere una relazione, ammesso che lo volesse; per Jungkook ero sempre stata solo un'amica, la sua migliore amica.
Sbuffai con la testa che pesava come un macigno e feci spallucce. Mi imposi di vivere giorno per giorno ciò che la vita mi avrebbe riservato da quel momento in poi. Indossai un paio di jeans neri, le mie vans e una maglia sulla quale mettere la felpa dello staff. Dovevo ammettere che mi sentivo un tantino nervosa, ma estremamente felice. Presi il mio piccolo inseparabile zainetto in pelle nera e mi ricordai di metterci dentro il piccolo pacchetto che conteneva il mio regalo per Jimin.
Nei giorni passati infatti non c'era stata occasione di parlare un po' con lui, scusarmi per ciò che avevo causato e ringraziarlo per essermi stato sempre vicino. Certo un regalo non avrebbe mai potuto eguagliare l'affetto che provavo per lui, ma con quel piccolo pensiero volevo dimostrargli la mia gratitudine e la mia amicizia. Al mondo esistono poche persone come Park Jimin, ritenevo fosse giusto da parte mia farglielo sapere. Uscì dunque dal mio appartamento avvolta nella mia calda sciarpa di lana, ma una volta fuori notai che al marciapiede difronte vi era posteggiata un mini van nero cromato con i finestrini oscurati. Inarcai un sopracciglio quando vidi l'autista farmi un piccolo inchino con il capo. Questa è opera di Jungkook, pensai scuotendo la testa con un piccolo sorriso sulle labbra, a Jungkook non faceva piacere che venissi a lavoro con i mezzi pubblici. Mi avvicinai all'auto rivolgendo all'uomo un piccolo inchino e lui mi porse la mano.
<<Buongiorno Sun-Hee-ssi, sono Oh Seojun. Ti accompagnerò io a lavoro.>> fece con un gran sorriso mentre io ricambiavo la stretta.

<<Piacere di conoscerla signor Oh, grazie del passaggio.>> dissi educatamente. Mi scortò alla portiera che richiuse per poi salire al posto del guidatore e mettere in moto. Mi sentivo una specie di celebrità a bordo di quel mini van, non ero sicura mi sarei mai abituata a quella sensazione. Fortunatamente le strade quella mattina non erano particolarmente trafficate e in circa quindici minuti eravamo già arrivati a destinazione. Il signor Oh mi fece scendere davanti l'entrata principale, dopodichè si allontanò verso i garage. Stavolta il ragazzo della sicurezza mi accolse con un mezzo sorriso e mi fece entrare senza che fosse necessario mostrargli il mio badge. La giornata non era poi cominciata così male, ma migliorò di gran lunga quando udì un'allegra voce molto familiare chiamare il mio nome.

<<Buongiorno Sun-Hee!>> mi voltai con un grande sorriso e gli occhi che mi brillavano.

<<Seijin-ssi!>> esclamai andando incontro al gigante più buono sulla terra. Ci scambiammo un abbraccio da orso che mi scaldò il cuore. Seijin era con i ragazzi dal giorno del loro debutto, anche da prima in realtà, per loro era come un fratello maggiore, quasi un padre; si prendeva cura di loro assicurandosi che fossero in salute, li proteggeva senza mai farsi notare, era il loro angelo custode, una delle persone più gentili ed amorevoli che conoscessi, con me era sempre stato affettuoso. <<É bello rivederti!>> dissi sciogliendo l'abbraccio.

//Euphoria// J.JkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora