11° capitolo

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MADISON

"Vado al lavoro" dico mentre prendo la mia borsa.
"Dai resta ancora un po" sussurra Cam mentre si rigira nel letto.
"No amore" ridacchio.
Mi avvicino al letto per posargli un tenero bacio aulla guancia.
Ma non faccio in tempo a incamminarmi verso la porta,che mi prende per i fianchi e mi butta sul letto.
Caccio uno strilletto.
"I capelli!" grido,li avevo sistemati benissimo.
Uffa.
"Ti odio" dico mentre lo prendo a cazzotti.
Scoppia a ridere,i miei pugni non gli fanno nulla.
Inizia a farmi il solletico e poi mi lascia andare.
"Ti odio" ripeto alzandomi per sistemarmi.
Corro verso le scale ed esco di casa in un batter d'occhio.

Poco dopo mi trovo all'interno della libreria.
Stranamente oggi,c'è più gente del solito.
Una bambina piange perché sua madre non le vuole comprare un libro.
Sorrido conprensiva.
"Signora se vuole può sceglierne uno tra questi e poi me lo riporta nella data prevista da me" dico.
Si gira verso di me con la bambina in braccio.
"Oh grazie,ora non ho i soldi per comprargliene uno nuovo" sorride mentre cerca di calmare la bambina.
Poso sul tavolo quattro libri per bambini e li faccio scegliere a lei.
La bimba indica un libricino verde con dei pupazzi disegnati sull'erba con accanto una casetta molto carina.
"Perfetto,oggi è domenica 30 novembre,ha tutta un settimana per leggerlo e me lo deve riportare la prossima domenica" sorrido e le do il libro per poi scrivere su un foglio la data.
"La ringrazio molto,a domenica allora" mi stringe la mano,obbliga la bambina a fare lo stesso e poi escono.

Il tempo passa molto lentamente,dopo un po la mia attenzione viene attirata da un uomo che ormai ho già visto più volte.
Quell'uomo con la barba e lo stesso cappotto.
Ha quella famosa lettera in mano e come preso da una crisi di rabbia la strappa mentre mi guarda,per poi buttarla nel cestino.
Rimango allibita.

Una lacrima scende sul suo viso.
Mi alzo dalla scrivania e gli vado incontro.
"Signore ha bisogno di aiuto?"
Mi guarda dritto negli occhi,posa una mano sulla mia guancia e d'istinto mi scanso.
Scuote la testa ed esce.
Mio dio.
Non capisco,rimango sempre scioccata.
Sarà la terza volta che vedo quest'uomo e sinceramente mi sto spaventando.

Dopo un'altra ora ho finito il turno,prendo la mia borsa e corro verso casa.

Parcheggio la macchina nel nostro garage.
Apro il cancello e sono dentro il giardino,ma noto che la porta di casa è accostata.
Mi sale il panico.
Cam chiude sempre la porta.

Entro in casa e sbatto la porta.
"Cam!" grido,ma nessuno risponde.
"Cam,amore,sono a casa!" nessuna risposta.
Entro in camera e trovo tutti gli armadi aperti e i cassetti buttati fuori.
"O mio dio" urlo e rimetto il più velocemente possibile in ordine.
Senza darci troppo peso,instintivamente vado a controllare nella camera di Chanel che è ridotta allo stesso modo.
Vado in cucina per chiamare Cam.

"Cameron!" grido in preda al panico.
"Piccola che succede?" mi domanda.
"Dove sei?"
"Sto al supermercato" sussurra con non-chalance.
"Cam nella nostra camera e in quella di Chanel c'è un casino!La porta di casa era aperta è entrato qualcuno" faccio avanti e indietro,sento che le lacrime stanno scendendo.
Il solo pensiero che possa essere entrato qualcuno in casa nostra,mi fa sentire malissimo.
"Cosa?!" grida e attacca immediatamente.
"Oddio..." sussurro e aspetto sulla sedia Cam.
Deve arrivare il più velocemente possibile.
Ho paura.
E se quel qualcuno è nascosto,in questo momento?
Cam arriva ti prego.

Circa 10 minuti dopo arriva,corre verso di me e mi abbraccia.
"Ci sono io tranquilla" mi accarezza i capelli.
Sto ancora tremando dalla paura.
Mi bacia la fronte e poi mi lascia da sola per controllare le altre camere.
Torna poco dopo.
"Hai chiuso bene la porta?" domando.
"Si certo" risponde.
"Come è entrato,solo la porta era aperta" poggio i gomiti sul tavolo e mi massaggio le tempie.
"Non lo so..." il suo sguardo è perso nel vuoto.
Lo fisso per un secondo e poi cerco di non pensarci.
Bevo una camomilla.
"Ero in pieno panico,ho avuto paura" sussurro.
"Ora ci sono io,sta tranquilla,domani mattina andrò a cambiare la chiave" mi sorride.
Annuisco sforzandomi.
Mi fido di lui.
"Vado a mettere la bambina nella culla" mi dice dirigendosi verso la sua cameretta.
Annuisco e mi siedo sul divano.

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