Capitolo 1

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Quella dannata sveglia oggi non poteva fare un eccezione? Ovviamente no. Così, con molta pigrizia, mi butto giù dal letto e cado, beh dopotutto il buongiorno si vede dal mattino...
Oh quasi dimenticavo, mi chiamo Alice Miller, ho sedici anni e vivo a Roma insieme alla mia famiglia. Si lo so, ho un cognome americano, mio padre ha detto che proveniamo da una famiglia americana, che per vari motivi venne a vivere in Italia.

Comunque stavo dicendo, vado in bagno a prepararmi e scendo giù a fare colazione, felicissima perché oggi è l'ultimo giorno di scuola e finalmente potrò rilassarmi.

Mi siedo a tavola e noto mio padre guardarmi con la coda dell'occhio e, dal suo sguardo, capisco che deve dirmi qualcosa, infatti dopo un po' mi fa:
«Ali, io e tua madre dobbiamo dirti una cosa...»
«dimmi papà vi ascolto.»
«Ora non è il momento giusto, quando ritornerai da scuola te lo diremo con calma.»
«Ok. Allora io vado, buona giornata!» ed esco di casa diretta alla fermata dell'autobus.

Appena entro noto la mia migliore amica, Clara, salutarmi e invitarmi a sedermi vicino a lei. Ci salutiamo e mi dice:

«Ehi, ti vedo un po' preoccupata, stai bene?» e so per certo che a lei proprio non c'è la faccio a mentire.

«in realtà, mio padre stamattina ha detto che lui e mia madre mi devono dire qualcosa, e sono un po' in ansia...»

«ah, tranquilla allora non sarà niente di che, fammi sapere comunque.» annuisco e aspettiamo che il tragitto finisca.

Arrivate al concello della scuola, ci mettiamo ad ascoltare musica e a parlare insieme. Infondo, siamo sempre stare solo noi, sin da piccole, e io le voglio un mondo di bene. Essendo nate nello stesso giorno, abbiamo imparato a vivere insieme e ad essere unite sempre, in ogni caso, anche quando litigavamo, dopo un po' facevamo subito pace, forse perché ci vogliamo troppo bene.

Mi risveglio dai miei pensieri al suono della campanella, quindi io e Clara incominciamo a dirigerci in classe...

La giornata passò in fretta, i professori ci fecero divertire facendoci giocare a carte, o guardando qualche film. Aspettai la fermata dell'autobus e salutai Clara, dicendogli che gli avrei scritto.
Entrai a casa e un profumo di lasagne mi inondò le narici, le amo, anzi, in realtà amo mangiare tutto e devo dire che sono davvero una mangiona, ma che ci posso fare!

Poso lo zaino, mi lavo le mani e mi siedo a tavola, così iniziamo a mangiare, le lasagne sono squisite e in questo momento penso di essere in paradiso, amo mia madre!

Quando abbiamo finito aiuto mia madre a sparecchiare e dopo un po' di tempo mio padre mi dice:
«Ali se non ricordi dobbiamo dirti una cosa»
«continua...» lo incita.
«beh in realtà è un po' complicato...»
«dimmelo papà!»
«io e tua madre abbiamo...beh deciso di...divorziare.»
E in quel preciso istante, sono crollata, è come se mi abbiano sbattuto una porta in faccia, e come una secchiata d'acqua gelida sento mio padre risvegliarmi:
«Amore non piangere ti prego...» stavo piangendo? Non me n'ero nemmeno accorta. Poi mia madre continua:
«ed abbiamo deciso che andrai a vivere con tuo padre in America a Beacon Hill mentre io resterò qui con tua sorella.»
Ma per caso sono impazziti?! Spero che sia solo un brutto scherzo, ma dalle loro facce intuisco che sono seri, il che mi fa piangere ancora di più.
«E perché proprio in America eh?!» replicai.
«perché è lì che abita la mia compagna» e da quanto in quà ha una compagna?

Basta non ne posso più!

Corro in camera distrutta.
Inizio a piangere a dirotto per tre ore consecutive, fino a quando non decido mi alzarmi per mettermi in pigiama e andare in bagno a rinfrescarmi. Appena accendo la luce, quasi non mi prendo un colpo. Mascara colato, occhiaie evidenti, occh rossi e gonfi per il pianto, capelli arruffati e soprattutto lacrime solitarie che ancora scendono dalle mie guance rossastre. Mi sento un mostro. Mi do una sciacquata al viso e mi pettino i capelli per poi tornare in camera e buttarmi sul letto, ma non piango.

Ho deciso che d'ora in poi non verserò più lacrime per nessuno, per nessun essere umano, diventerò fredda, così che nessuno potrà più ferirmi.

Controllo il mio telefono e noto dieci messaggi da Clara e due chiamate perse da lei, le scrivo un semplice messaggio dicendole di riparlarne domani.

Così, decido di guardare un film su Netflix e, piano piano, cado nelle braccia di Morfeo...

𝗟𝗼𝘃𝗲 𝗺𝗲 𝗮𝘀 𝗜 𝗵𝗮𝘁𝗲 𝘆𝗼𝘂. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora