Capitolo 4

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Dopo quelli che secondo me furono minuti, sento mio padre toccarmi la spalla.
«Ali, siamo arrivati preparati.» come potevano essere passate 5 ore e io non me n'ero nemmeno accorta?!
«Si, ecco dammi un attimo...» così dopo un po' di tempo scendemmo e, dopo i soliti controlli, papà fece fermare un taxi.
Erano strani.
Certo, li avevo già visti a Roma, ma questi erano diversi, erano le solite macchine gialle che vedevi anche nei film americani, dove nella parte superiore trovavi scritto "TAXI".

Dopo un paio di minuti, che a me sembravano ore, fummo arrivati. E quello che vidi mi lasciò a bocca aperta...
Non era una semplice casa, nemmeno una villa, sembrava un albergo!

Probabilmente rimasi con la bocca aperta e occhi sognanti per almeno altri venti secondi, perché mio padre incominciò a ridere,
«Tesoro, tra un po' ti esce la bava...»rinchiusi subito la bocca, facendogli una smorfia di fastidio.
Lo so, ero troppo fredda, ma come potevo non esserlo?
In un solo giorno mi avevano distrutto la vita...

Mi risvegliai dai miei pensieri solo quando vidi mio padre incamminarsi nel viale per raggiungere la villa.
Presi le valigie, e lo segui.
L'occhio mi scappò su una fila di macchine, probabilmente tutte costose, allora domandai a mio padre «Papà, ma sono tutte di proprietà della tua compagna queste macchine?» non tarda la sua risposta, «Si tesoro, dopo che suo marito morì per un tumore, tutti i suoi possedimenti andarono a lei. Quindi sì, tutte le cose che vedi qui intorno sono di Kate.»

Wow non pensavo che una sola donna potesse avere tutti questi soldi...

Dopo un po', quando fummo arrivati davanti alla gigantesca porta d'ingresso, mio padre si bloccò, si girò nella mia direzione e disse,
«Senti Alice, io lo so che a te tutta questa faccenda non sta bene. Ed era un po' di tempo che te ne volevo parlare. Ma l'amore che c'era tra me e tua madre purtroppo con il passare degli anni è diminuito fino a scomparire quasi. Io non mi trovavo più bene con lei e lei con me, quindi decidemmo di divorziare, e mi dispiace tanto che tu adesso ti ritrovi in queste circostanze, ma io ho trovato una persona che oltre a tua madre, mi ama e non me la voglio far scappare.»
Rimasi anche un po' sorpresa dalle sue parole. In tutta la mia vita non l'avevo mai visto così serio.
Decisi di perdonarlo.
Dopotutto, tutti hanno il diritto di stare bene con la persona che amano, e mia madre non lo era più.

Feci un gesto, che lasciò sorpresa anche me stessa. Lo abbracciai.
«Papà non ti preoccupare ti perdono.»

E fu in quel momento che un peso riuscì a scivolarmi da dosso.
D'ora in poi avrei sempre rispettato le scelte di mio padre, e lo avrei trattato meglio di come lo avevo trattato in questi ultimi mesi.

Ma io non mi sarei mai più innamorata, non volevo più soffrire per amore, e questa era una promessa.

Mio padre, finalmente, si decise di suonare il campanello, e dopo un paio di secondi, mi si mostrò davanti una signora, che riconobbi in Kate, che saltò subito in braccio a mio padre, nemmeno fosse una bambina.

Beh, chissà da quanto tempo non si vedevano...

Appena smise di baciarlo, si accorse della bassa ragazza di fianco a lui.
Mi mostrò un sorriso smagliante, uno di quelli che ti ricordi per un po' e che da un lato invidi, e mi abbracciò.

Io, in un primo istante dimasi ferma immobile, ma dopo un po' ricambiati l'abbraccio.
Così, incominciò la conversazione. «Ciao, sono Kate, la compagna di tuo padre, come tu sai già. Sono molto felice di conoscerti, finalmente, in casa ci sarebbero state due donne!» La domanda mi venì spontanea.
«Perché solo due, papà mi aveva detto che avevi tre figli...»
"«Già,tre figli maschi.»
A quella frase sbiancai, e si è potuto notare, visto che Kate si mise a ridere.
«Tranquilla, ci faremo rispettare...»

𝗟𝗼𝘃𝗲 𝗺𝗲 𝗮𝘀 𝗜 𝗵𝗮𝘁𝗲 𝘆𝗼𝘂. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora