«Se non entri ti sbatto la porta in faccia!»
Mi sorrise come se non avessi detto niente ed entrò. Osservò per vari secondi la casa con occhi sognanti, mentre a me nasceva un piccolo sorriso, senza farmi vedere.
«Wow, ma tu davvero abiti qui?» chiese con occhi sognanti. «Beh, in realtà questa è la casa della compagnia di mio padre. Io nemmeno volevo venirci...». Annuì senza dire niente mentre ovvervava tutt'attorno.
«Comunque sono Tyler.» disse tutto d'un tratto. Mi guardò aspettando una risposta. «Nessuno te l'ha chiesto.»
Rise alle mie parole, «Sai in una conversazione tra persone normali, ci si presenta...» continuò. «Ma io non sono normale.» mi uscì quasi spontaneo dirlo, perché era la verità, non mi sono mai sentita uguale a tutte. «Questo lo avevo capito.» rispose accennando un sorriso, che ricambia timidamente. Più lo guardavo e più sentivo un'attrazione che non sapevo spiegare. Posai la ciotola di frutta in cucina e mi diressi di nuovo in salotto, dove trovai Jake che parlava con lui ridendo. Dopo varie chiacchiere tra i due, Tyler stava per andarsene mi alzai accompagnandolo alla porta. Si girò e mi guardò per vari secondi, non riuscivo a non guardarlo, era come se qualcosa mi bloccasse.
Tutto si blocca ogni volta che lo guardo.
Mi schiarii la gola e anche lui si riprese, io ero ancora un po' stordita.
«Allora, a domani!» disse sorridendo lievemente. «Oh si giusto, a domani!» lo salutai e chiusi la porta.Che cosa mi stava facendo quel ragazzo?
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«Quindi vediamo...dimmi cosa dice la legge di Newton». Era la ventisettesima volta che Tess mi faceva la stessa domanda ma ero troppo sconcertata per pensare a Newton. Era ormai passata una settimana dall'incontro con Tyler a casa mia, ma era come se fosse passata un'eternità, e ora ci troviamo in camera mia a studiare come matte per un interrogazione.
«Ali ma a che pensi?». Ormai si era arresa nell'aiutarmi. «Niente tranquilla, stanotte non ho dormito molto.» mentii.
Dopo due ore dove abbiamo cercato di capire qualcosa di fisica, decidiamo di fare una pausa.
«Ali senti, ho saputo che Jocelyn farà una festa a casa sua sabato e ha detto che potevano venire tutti quelli del terzo e quarto anno, che dici ci andiamo insieme?» disse dopo un po'.
In realtà, distrarmi non mi avrebbe fatto male, almeno mi sarei divertita.
«Io ci sto» confermai. Mi guardò sorridente, disse che sarebbe venuta tre ore prima a casa mia per prepararci. Dopotutto oggi era giovedì, dovevo convincere mio padre e so che per lui non ci sarebbero stati problemi se ci fosse stato anche Jake. Quindi quando Tess se ne andò, obbligati Jake a venire alla festa e chiesi a mio padre l'autorizzazione, che mi diede.
Me ne tornai in camera trotterellando tutta felice come una bambina mentre sentivo le risate di Jake che si avviava di sopra. Decisi di seguirlo, solo per dargli un po' di fastidio. Così, corsi su per le scale dandogli uno schiaffo dietro la testa superandolo, e scappai in camera mentre mi inseguiva. Presi Anya che si trovava nel corridoio e mi chiusi in camera, ridendo ancora. Jake entrò tutto di corsa ma appena mi vide con Anya in braccio si allungò vicino a me sul letto.
«Chi te l'ha dato il permesso di allungarti?» chiesi ironica, mentre cercava di strapparmi Anya dalle braccia, forse si era più affezionato lui che io. «Io faccio quello che voglio.» disse sorridendo.
«Non credo proprio». Mi misi a braccia conserte. «ed è per questo che ora esci da camera mia perché devo studiare. E portati Anya che questa palla di pelo ogni volta che cerco di concentrarmi si mette seduta sotto i miei libri» continuai ridendo per il comportamento della mia gatta. È come se capisse la mia sofferenza nel studiare e mi volesse confortare ogni volta, era adorabile.
«Ok, andiamo palla di pelo che Miss Rompi Palle deve studiare» disse prendendo il gatto in braccio. Gli lanciai un'occhiata che ricambiò per poi scoppiare a ridere mentre chiuse la porta.Finalmente un'altra giornata era finita. Non ne potevo più di queste interrogazioni, era riuscita a prendere un otto, con mia grande sorpresa. Jake oggi non mi poteva riaccompagnare a casa dato che se n'è dovuto andare prima per una visita sportiva. Mi stavo incamminando verso casa, ci volevano solo venti minuti per raggiungerla. Oggi faceva parecchio freddo e già potevo immaginare che avevo sia le guance e le labbra arrossate, ma in America non fa sempre caldo?
Dopo pochi minuti inboccai una via tutta ricoperta di foglie rosse, era un paesaggio stupendo, ma purtroppo era già buio e non riuscivo a vedere dove mettevo bene i piedi.Fu come un attimo. Caddi su una piccola buca, presi una storta, gridai dolorante. Mi ero fatta malissimo. Cercai di alzarmi mentre senti delle foglie scricchiolare, alzai lo sguardo e quello che vidi mi lascio senza parole... Un enorme lupo dal manto dorato su trovava a pochi passi da me. Spaventata mi tirai indietro, sbattendo contro un tronco. Lo osservai, era troppo grande per essere un semplice lupo, perché era così grande? E perché aveva gli occhi di un rosso acceso?
Ero terrorizzata, ma non mi muovevo, non potevo. Eppure non mi aveva attaccata, non aveva fatto niente, mi osservava, così mi tranquillizzai leggermente, forse non mi avrebbe uccisa. Però è strano, un lupo mi avrebbe già uccisa a quest'ora, forse lui era...No, non poteva essere, i licantropi non esistono, si trovano solo nei libri. Ma si spiegherebbero molte cose, ho letto molti libri riguardanti i licantropi, mi hanno sempre affascinata. Così mi feci coraggio.
«Tu non mi vuoi uccidere vero?» chiesi ancora spaventata. Fece un passo avanti cautamente. «So cosa sei.» dissi. Avanzò ancora di più verso di me, arretrai più che potevo, ma era inutile. Arrivò a un passo da me e si fermò, si accucciò con il muso appoggiato sulle zampe mentre mi osservava, come per scrutarmi.
«Sei un licantropo...» dissi esitante. Decisi di fare una cosa folle, alzai la mando e l'avvicinai verso il suo pelo. Ero per caso impazzita? Si, forse si. Allungati ancora di più la mano, il lupo chiuse gli occhi e lo toccai, era morbidissimo. Gli feci poche carezze, e ebbi la certezza che non ne sarei uscita morta. Ma il dolore alla caviglia stava diventando insopportabile, così mi stesi con la testa sul tronco e, stanca, caddi in un sonno profondo...

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𝗟𝗼𝘃𝗲 𝗺𝗲 𝗮𝘀 𝗜 𝗵𝗮𝘁𝗲 𝘆𝗼𝘂.
LobisomemAlice, ragazza testarda, timida, folle, con un forte carattere e in balia dei suoi sentimenti, è da tutta la vita che si sente diversa ed estranea dal suo mondo. E se fosse proprio così? E se una rivelazione scioccante la farebbe cambiare? Ci sarà s...