*PRESENTE*
"Se devo essere sincera non avrei mai immaginato che questo ragazzo potesse essere così lunatico. Signorina Sorrentino mi dispiace per quello che ha dovuto passare in quel periodo: un tira e molla che sicuramente l'avrà sconvolta e stancata a livello psicologico."
"Lo chiami pure bipolare, secondo me è proprio malato. Comunque la ringrazio per il sostegno ma quello che le ho fatto leggere è ancora niente. Dopo che ci siamo nuovamente "detti addio", non ci siamo parlati per un mese. O meglio, lui non mi ha parlato per un mese, io ero lì, fissa su quella chat ogni sera e imperterrita e disperata non la smettevo di mandare messaggi che rileggendoli a mente lucida mi fanno apparire ancor più come una ridicola ragazzina. Ero distrutta e le mie mani si muovevano da sole su quella tastiera, formando più preghiere che messaggi. Sì, lo scongiuravo di rispondermi un'ultima volta, di mandarmi un ultimo messaggio, di chiamarmi un'ultima volta. Non dormivo più la notte. L'estate mi scorreva lesta davanti agli occhi ed io lasciavo che ogni occasione di divertimento fuggisse via con essa... ho passato perfino ferragosto sola con i miei pensieri seppur fisicamente in compagnia dei miei amici. Credo sinceramente di aver mandato più messaggi a lui in quel mese che a mia madre in tutta la vita. Quando passavo del tempo con Dalyla però mi si riaccendeva la speranza e mi sembrava di stare meglio, però c'era pur sempre la notte e penso che in quel dannato periodo avrei seriamente potuto consumare il soffitto bianco della mia stanza con lo sguardo se avessi continuato a scrutarlo nel buio della notte come se da un momento all'altro potesse darmi le risposte ai miei dilemmi. E quindi niente quello fu un mese di merda nel vero senso della parola, finché non arrivò quel giorno, o meglio, quella notte: tra il 14 ed il 15 settembre.
La scuola era ormai iniziata da qualche giorno ed io cercavo di addormentarmi il prima possibile senza però mai smettere di assillare - oserei dire- Cameron. Non so chi esaudì le mie preghiere quella notte."*FLASHBACK*
Spensi il telefono costringendomi a rassegnarmi: non mi avrebbe risposto.
Come ogni sera, da un mese ormai, iniziai ad osservare il soffitto sperando di addormentarmi presto, ottenendo però scarsi risultati. Mi girai e rigirai nel letto all'infinito per poi osservare l'orario sulla sveglia posta sul comodino: erano quasi le 2.All'improvviso poi quello stesso comodino cominciò a tremare leggermente. Era il mio telefono che stava squillando, lo afferrai e guardai il display. Un tuffo al cuore: era lui. Mi stava chiamando davvero. Risposi con una velocità impressionante ritrovandomi però incapace di parlare. Respirai profondamente e pronunciai il suo nome.
Io: Cameron?
Cameron: Porca puttana Deni, devi smetterla! Io qui lavoro e non puoi continuare ad assillarmi ogni dannato giorno!
Nemmeno due secondi e sentivo già le lacrime pizzicarmi gli occhi.
Io: Io...Cameron io...
Cameron: No. Non chiedermi scusa, non t'azzardare proprio a dire che ti dispiace! Si può sapere cosa stra cazzo vuoi?! Cos'è che non capisci del " non dobbiamo più sentirci"?! Perché continui a fare di testa tua?! Perché non ti arrendi mai?! Perché non molli la corda?! Perché devi per forza oltrepassare il limite?! Perché ti ostini a non capire che io qui lavoro ed ho ben altro a cui pensare?! Perché cazzo, perché?! Perché a me?! Perché devi farmi questo?! Cazzo Deni perché?!
Io: Ma perché Ti Amo cretino! Perché ti amo...
Mi portai una mano sulla bocca come se potessi rimangiare tutto quello che avevo detto. Non è che non pensassi davvero quello che avevo detto, anzi era la cosa più sincera che potesse uscire dalla mia bocca, però non avrei mai voluto dirglielo così, tra la rabbia e la disperazione.
Istanti infiniti di silenzio si susseguirono finché non trattenni più i singhiozzi dettati dal pianto.
Piangere e singhiozzare sembravano essere le mie uniche capacità al momento. Non una parola. Non un misero pensiero. Stavo lì ferma nella mia cameretta aspettando che qualcuno mettesse fine a quell'agonia.Col cuore a pezzi e con lacrime amare sul volto speravo ancora, con la mia ingenuità, che Cameron potesse ricambiare quello che gli avevo appena confessato ma ovviamente quando mai lo avrebbe fatto. Tuttavia fu lui a spezzare il silenzio quando mi sentì piangere senza sosta.
Cameron: No. No, per favore Deni non piangere.
Pensi che per me sia facile dirti queste cose?! No, non lo è per niente ma non possiamo andare avanti così cazzo! Non faccio altro che farti piangere e stare male e scusa se te lo dico così, ma tu ne fai a me. Allontanarci è la scelta migliore per entrambi, te l'ho già detto. Io devo lavorare, anche se solo per altri pochi giorni e tu devi andare a scuola e riprendere la tua vita. Non hai bisogno di me e te ne renderai conto con il tempo, ma adesso devi lasciarmi andare così come io ho lasciato andare te. Per favore Deni...Io: Tutti con la stessa storia!! Tutti a dirmi "Con il tempo andrà meglio" "Con il tempo passerà tutto" "Riuscirai ad andare avanti"
Ma è così complicato da capire?! Il tempo non mi servirà a un cazzo! Io non voglio andare avanti. Andare avanti significherebbe dimenticare...ed io non voglio dimenticare. Io non voglio dimenticare TE.Cameron: Eppure devi farlo. Tanto lo farai comunque anche se ora non vuoi e ti viene così difficile da credere. Sei all'ultimo anno di liceo, non hai idea di quante cose ti accadranno e tu le vivrai tutte al massimo dimenticandoti di me... Devi viverle al massimo dimenticandoti di me...
D'un tratto anche la sua voce sembrava più bassa e quasi... spezzata?
No, impossibile. Non poteva piangere anche lui. Non poteva piangere... per me.
Ero come pietrificata, incapace di muovere anche solo un dito, incapace di pronunciare una qualsiasi frase o anche solo di pensarla. Mi risvegliai da quello stato di trance solo quando Cam trovò nuovamente stabilità nella sua voce e riprese il suo discorso.Cameron: Lo so che può apparirti come un'impresa impossibile, l'ho pensato anche io, ma non c'è, non può e non deve esserci alcuna alternativa ed ora dormi Deni, gli altri mi stanno aspettando.
Non riuscivo ancora a parlare. La nostra ultima chiamata ed io sono incapace di parlare: sto sprecando la mia unica occasione. Attimi di silenzio e poi quasi in un sussurro come se fosse stato solo frutto della mia immaginazione sentii
Cameron: Ti voglio bene bimba.
Poi terminò la chiamata. Mi coprii il viso con il cuscino mordendo leggermente la federa per soffocare urla e singhiozzi in modo da non svegliare i miei. Non realizzavo ancora: lui che mi urla contro; io che gli urlo di amarlo; lui che mi respinge; io che piango; lui che piange; io incapace di parlare; lui che mi dice 'Ti voglio bimba' e chiude tutto, la chiamata e l'intero rapporto.
Il cuscino ormai era impregnato completamente delle mie lacrime, mi alzai dal letto avvicinandomi allo specchio che avevo in camera: di solito guardarmi dopo aver pianto fino a farmi gonfiare gli occhi ormai totalmente rossi, mi faceva calmare, perché forse mi volevo ancora bene un minimo e quindi guardarmi in quello stato mi faceva pensare 'Ma perché devo stare così? Perché devo soffrire per qualcuno che al posto mio se ne fregherebbe altamente?'
Ma quella volta non funzionò. Più mi guardavo più le lacrime scendevano, più pensavo che magari lui avesse ragione e sarei riuscita ad andare avanti più mi sentivo morire all'idea di dimenticarlo.Ma ditemi voi, come si può dimenticare? Come si può dimenticare qualcuno che si ama? Come si può dimenticare qualcuno che ti ha fatto stare bene come mai prima? Come?! Come si può lasciare andare qualcuno che ormai vive irremovibile nel tuo cuore?
In ogni caso anche se ci fosse un modo, una "soluzione" io non lo farei comunque perché sì, è vero che a causa sua mi sono persa un'estate che sarebbe potuta essere favolosa, che non ho saputo fare altro che piangere in questo periodo, che non ho più chiuso occhio, mangiavo di meno e avevo sempre la nausea, però quel dolore mi serviva a ricordarmi che era tutto vero, che lui era vero.
Lo amavo, non potevo farci niente. Strinsi la collana col nodo di Tyrone che mi aveva regalato e mentre le lacrime scorrevano ancora abbondanti sul mio volto, mi abbandonai sul materasso del mio letto tornando a guardare quel dannato e inutile soffitto che non sapeva darmi alcuna risposta.
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If I didn't believe in You. // In Revisione
Teen FictionUna vacanza da sogno. Legami. Storie da raccontare. E una vita da recuperare.