Ad altri va peggio

30 8 2
                                    

'È finita. Io sono finita.'

Questo fu l'unico pensiero che la mia mente riuscì a formulare in quel momento. Tanto per cambiare sentivo di poter descrivere tutta quella situazione con un'unica parola, con un unico sentimento: disperazione.

Superficialmente parlando ormai non ci facevo nemmeno più caso dopo la quantità immensa di lacrime versate e ben presto la disperazione lasciò spazio alla rabbia... credo. Non so esattamente come definirla ma di certo riuscivo a definire lui: un bambino.

Ora che ci penso ha fatto la stessa cosa che ha fatto mia cugina quando si è arrabbiata con la sua migliore amica e l'ha tolta da tutti i gruppi Whatsapp che avevano in comune per poi bloccarla per mesi, con la differenza che mia cugina ha 10 anni.

Pensando e ripensando a questo suo comportamento infantile mi sentivo quasi sollevata perché nella mia ingenuità pensavo che questo suo imporre una fine -dal mio punto di vista- forzata al nostro non etichettabile rapporto potesse mettere fine anche a tutte le mie sofferenze e devo ammettere che per una buona decina di minuti funzionò ma questa mia facciata non era destinata a durare e in cuor mio lo sapevo fin troppo bene e ad essere completamente sincera la fine di questo rapporto non era forzata, ma necessaria... anche se non ero e non sono ancora pronta a dirlo ad alta voce dandole quindi la forza di diventare la mia nuova realtà.

Dal giorno in cui mi si aprirono migliaia di porte, dal giorno in cui acquisii maggiore libertà mi sentivo più in trappola che mai: chiusa in me stessa, in una stanza le cui pareti erano state innalzate a suon di tristezza, sofferenza, sbalzi d'umore e una monotonia che si riflettevano nell'espressione che mantenni immutata per giorni, se non settimane. Al centro di questa stanza c'era il vuoto.
Era il vuoto a riempirmi, a far contorcere il mio stomaco e ad abitare il mio sguardo. Io ero diventata il vuoto.

Di giorno era brutto: camminavo flemmaticamente, rispondevo a monosillabi a chiunque, non riuscivo a prestare attenzione alle lezioni dell'anno appena incominciato e trovavo riferimenti alquanto dolorosi in ogni minima cosa, ma era la notte il vero problema. La notte quel vuoto di cui ero rivestita mi restituiva la capacità di provare emozioni ed era quindi di notte che mi sfogavo.

Passai dall'osservare il soffitto della mia camera fino a consumarlo al piangere disperatamente e soffocare urla nel cuscino che, nelle notti più tragiche, speravo potesse portarmi via quel respiro che mi teneva ancora in vita.

Non capivo perché mi volessi così male da arrivare a pensare certe cose: qualsiasi cosa ci fosse tra noi era una cosa che marciava palesemente a senso unico e se erano per prime le sue parole a ridurmi così non riuscivo a capacitarmi del fatto che stessi anche peggio se non sentivo Cameron sputarmele in faccia amaramente ogni due per tre.

Capitava poi quel giorno totalmente isolato dagli altri in cui tornavo a sperare giusto i due minuti necessari per andare a ricontrollare quella magica e dannata chat per poi ritrovarmi scaraventata nuovamente in quella gabbia che mi ero creata constatando che non mi aveva ancora sbloccata. Ogni volta in cui pensavo 'Sono passati già così tanti giorni, forse mi ha sbloccata' e puntualmente venivo smentita, sentivo di essere appena arrivata in paradiso e poi, proprio come Lucifero, mi ritrovavo a fare i conti con l'oscurità dell'inferno.

Realizzai poi che quei giorni diventarono settimane e che le settimane divennero mesi. Pian piano la situazione sembrava migliorare, io facevo dei passi avanti sia con la consulente scolastica, sia individualmente, tuttavia rimanevo intrappolata in me stessa ogni volta che finivo con il pensare a lui, il che capitava spesso... per non dire sempre.

Mi sento quasi un'ingrata a rendere questa storia una tragedia di chissà quale calibro mentre nel mondo ci sono cose ben peggiori. Tutto questo non è niente e alla fine anche io sono niente. Ad altri però va peggio.
I miei sentimenti non sono niente. I miei comportamenti sono infantili... i suoi comportamenti sono infantili. Ad altri va peggio.
Non siamo in grado di reggere una così frivola situazione facendola sfociare in una tragedia senza né capo né coda... o magari sono solo io l'unica stupida che non è in grado di gestire questa situazione, di farsi scivolare addosso un semplice e insignificante, nonché sbagliato, bacio estivo dato giusto per il gusto di darlo, per soddisfare un bisogno non necessario ma presente lì, nella tua testa, imperterrito. In ogni caso anche questo è niente. Ad altri va peggio.

If I didn't believe in You. // In RevisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora