«Quattro»

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Avete presente tutte le cose che avevo provato a dirvi su Erik per raccontare la mia storia? Ecco, di lì a poco avrei stupito me stesso e i miei uditori. Sapevo pochissimo di quel ragazzo, ma ciò che ritenevo di sapere era così infinitesimale da sembrare ridicolo. Mentre stavo leggendo un Balzac sul divano, accompagnato da un bel film di Chabrol, il mio telefono iniziò a squillare ripetutamente.
Ignorai, come mia solita abitudine, gli squilli tempestivi fin tanto che non divennero tanto apertamente fastidiosi da meritare una risposta per limitare il disturbo. Il mio volto si tradì in uno sgomento quando sul display apparve la scritta Erik. Che cosa poteva volere da me a quell'ora?

-Charles? - udii dall'altro capo dello schermo

-Eeerik? - penso che il mio tono lasciasse trasparire esattamente il mio stupore

-Scusa se chiamo a quest'ora, ma credo di aver dimenticato il portafoglio a casa tua -

-Nessun problema, se attendi un paio di minuti provo a vedere se è qui-
iniziai a cercare in tutti i punti in cui aveva studiato o lasciato qualche foglio: trovai il portafoglio sotto il tavolo della cucina.
-Trovato! Puoi stare tranquillo, il tuo oggetto è qui-
-Infastidirei troppo se ti dicessi di passare a prenderlo? -
-Uhm - sospirai - no, va bene -
-Allora facciamo tra una ventina di minuti? -
-perfetto - prima di riagganciare domandai - Erik, hai già cenato? -
-No-
-se ti va potresti fermarti per cena, capisco l'orario ma... -
-non prenderti alcun disturbo -
-Nessun disturbo, allora ci stai? -
-Affare fatto! -
Riagganciai la telefonata e decisi di decidere cosa preparare. Per fortuna ero previdente: non solo avevo fatto la spesa, ma possedevo anche un antico libro delle ricette. Decisi di optare per un classico arrosto con contorno. I minuti passavano e usavo lo specchio della finestra per aggiustare qualche ciuffo ribelle dei capelli. Apparecchiai per due; tovaglia semplice, candele, bevande.
Dopo un'altra manciata di minuti udii la porta bussare e fui sicuro del suo arrivo. Dei greci e letteratura divina era l'uomo più bello che avessi mai visto. Indossava un pantalone classico nero, accompagnato da un golfino bordeaux che donava risalto alla fisicità statuaria. Ma l'abito più bello erano i suoi occhi, un must have che non sarebbe mai passato di moda.
-Buonasera Charles- mi porse una bottiglia di vino rosé - è il migliore che sono riuscito a trovare -
-non avresti dovuto prendere alcun disturbo - lo invitai ad accomodarsi con un cenno e gli restituii il suo portafoglio. Egli si posizionò su una sedia di fronte alla mia e iniziò a versarmi del vino
-Chiedo ulteriormente scusa per l'invadenza -
-Come puoi vedere sono solo-
-Non significa che tu non abbia impegni-
-Sono stato felice di aiutarti e spero che tu voglia considerare la mia scarsa preparazione culinaria, perdonando me per il cibo pressoché mediocre-
-Mi sto cibando da settimane di panini-
-Come mai? Conosco veramente poco di te- iniziammo ad assaggiare
-buono - esclamò con stupore e sincerità, sbuffando - io non so proprio cucinare. Sai ho vissuto fuori per un po' -
-All'estero? -
-No, a Bonn e poi a Vienna - le sue labbra si contrassero in un gemito piuttosto lungo e doloroso, non sembravano bei ricordi.
- come mai? -
-volevo cambiare aria - sferzò la conversazione e come al solito rigettò su di me le sue domande - parlami un po' di quest'America-
-Beh, Boston è una metropoli ma non somiglia per nulla a New York. I cittadini sono pacati, estremamente solitari e silenziosi-
-Perlopiù irlandesi vero? - chiese lui con interesse - i miei complimenti per la cena-
-C'è ancora della carne ti va?- Erik annuì con un bel sorriso e versai dell'altro contenuto - sì, irlandesi, ebrei e italiani. Una storia di migrazione affascinante -
-Anche letteraria: Dickinson, Mead, Poe e molti altri grandi poeti posseggono lo spirito letterario del Massachusetts -
-Apprezzi Emily Dickinson? - chiesi ammirato
-Certo, come si fa a non amare una creatura così umana e fragile? Prima mi hai detto di essere solo, anche lei lo era. Visse segregata in casa per anni, eppure possedeva diversi mondi in una sola anima. Spesso, Charles, gli altri non raggiungono le nostre profondità -
-E il dolore sembra solo una fase di sopravvivenza -
-Non esisterebbe poesia senza dolore -
Rimasi basito da quelle spontanee dichiarazioni nei confronti della letteratura americana. Non avevo idea che Erik potesse essere così profondamente e delicato su certe tematiche. Lo invitai a prendere posto sul divano, per avere il tempo necessario per poter preparare una tisana. Lo vidi tamburellare mentre girava nel salotto
-Questi li usi? - mi chiese
-Cosa? - urlai dall'altro capo della stanza
-gli scacchi -
-Altroché! - esclamai di ritorno con le tazze in mano - sono un fenomeno -
Udii la sua risata fragorosa riecheggiare tra le mura della casa - forse sarebbe il caso di fare una partita -
-affare fatto, ma sono molto competitivo-
-sarai deluso dalla tua scia di sconfitte. Esse graveranno sulla tua autostima-
-Uh, quanta presunzione -
Iniziammo la nostra partita che, nel tempo, sarebbe diventata dapprima una tradizione poi un evento simbolico cui non avremmo saputo rinunciare.
-Charles- mi chiamò, Déi la sua pronuncia - posso chuederti una cosa innocuamente?
-Okay-
-Eri arrabbiato con me per la storia della sessualità? -
-No- mentii spudoratamente
-Quindi è okay? - Era ok cosa? Non capivo, ma annuii lo stesso.
Per quella sera vinsi io la partita, avallammo nuovamente la discussione e ci salutammo nel giro di pochi minuti.

Contrizione, sinonimo della mia sofferenza ¦¦ CherikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora