Il segreto di Erik.
Ero disteso su un letto e stavo facendo fluttuare fra le dita una pallina che potesse conciliare i miei pensieri. Ogni volta che toccavo il tasto famiglia o vita personale, lui si arrabbiava. Dopo il nostro trascorso al parco avevo detto che avrei provato a cercare degli indizi, cercando di ingraziarmi la segretaria scolastica che mi sorrideva sempre. Stranamente, il nome di Erik non risultava negli archivi. Però tale constatazione non era plausibile perché tutti i docenti, compreso il nostro tutor, conoscevano bene l'uomo che conoscevo anch'io. Il mistero si stava infittendo troppo, avevo necessità di sbrogliare i pezzi per comporre il puzzle.
-Ma non hai niente in frigo? - La voce stridula di Raven mi portò al trasalimento, così che le rivolsi un'occhiataccia
-Non si bussa? -
-Ti stavi divertendo un po'? - La sua voce maliziosa sembrava alludere troppo
-Considerando i precedenti di questi giorni, credo che quel tipo di persona sia tu- lei si sedette sul letto e mi guardò con fare indagatorio
-Ma quanto scocci! - sbottò lei - Non lo tocco il tuo Erik, tranquillo -
Questa volta la guardai in cagnesco, era così evidente? Anche Erik aveva capito? - N-non-
-È inutile che ti affanni, fratellino. Io so tutto, sono a conoscenza della tua omosessualità e so anche che ti piace quel tipo. Del resto come darti torto... hai buon gusto-
-Vaneggi- dissi io, sperando di adottare un tono di noncuranza - Erik è un collega di studio-
-Oh, immagino-disse lei ridacchiando
-Vado a fare shopping-
-Non eri venuta qui per il college? -
-Sì, come no. Questa è la scusa che ho detto alla mamma- mia sorella si avviò verso l'uscita e mi guarda strizzando un occhio - non pensare troppo a --Ora basta!- sbotto di nuovo io - è assolutamente ridicolo- Sì, Charles. Pensai. L'unico ridicolo ero io miserabile in sentimenti che non avrebbero mai ottenuto compiutezza nella mia vita.
***
Nel pomeriggio mi ritrovai Erik seduto di fronte a me, mentre mi leggeva un passo di una poesia che aveva composto.
-Cosa ne pensi, allora- mi chiese, ritrovandomi imbambolato e assorto nei miei pensieri - credi che debba aggiungere qualcosa?-
-Ma no è perfetta-risposi repentinamente io
-C'è qualcosa che non va? Mi sembri piuttosto pallido- passammo qualche minuto a osservarci e decisi di rispondere, a quella domanda, con una sincera verità.
-Erik, io vorrei conoscerti meglio. Lo so che siamo solo colleghi ma quando ci confrontiamo - si alzò per tapparmi le labbra con il palmo della sua mano. I nostri volti erano vicini e i fiati si stavano accorciando, diventando più affaticati. Per un attimo ebbi la sensazione di essere qualcosa per lui.
-Non sono la persona che credi-
-aiutami a capire, allora - gli chiedevo quasi implorandolo
-No, non c'è possibilità. La nostra amicizia è solo circostanziale. Mi sentii ferito da quelle parole, volevo determinare il suo profilo come lui mi aveva chiesto. Allo stesso tempo, riprese a carezzarmi il volto. Questa volta le sue dita solcavano le mie guance e ebbi l'impressione come se i nostri sguardi scintillassero insieme. Azzardai una mossa sconsiderata e premetti le labbra contro le sue. Non fu rude, mi regalò un bacio semplice e casto. Staccandosi con delicatezza.
-Sei omosessuale - mi chiese guardandomi e trattenendo le mie mani nelle sue con fermezza
-Non lo so, ma sono certo di avere un interesse molto forte nei tuoi riguardi- Ecco era stato chiaro e conciso. Lui mi sorrise soltanto.
-Ich auch. Nonostante l'impossibilità del caso-
***
I ricordi di ErikUna grande villa ben decorata ospita una famiglia felice. Un padre amorevole siede su una poltrona costosa, la moglie è seduta di fianco e un bambino colora con stupore i suoi primi disegni.
-Vieni a vedere mamma - chiede lui con attenzione
-Arrivo subito tesoro --Erik- Lo stavo scuotendo, mi sembrava in stato di Shock - Stai bene? -
-Sì - mi rispose lui con voce impastata
-Vieni prendiamo una boccata d'aria -
Uscimmo per stada e facemmo due passi, rimase silenzioso per quasi tutto il tragitto. Ero davvero molto preoccupato - Sei sicuro di stare bene? -
-Sì - ribadí con fermezza - Sto bene, te lo assicuro -
-Di me puoi fidarti, giuro-
-Lo so, ma sono un caso irrecuperabile -
-Non è vero! Ti ho guardato spesso dritto negli occhi. Sei una persona molto sensibile, ma tormentata. Io ti aiuterò, non so per quale ragione o causa ma lo farò. Di me puoi fidarti; ci sarò sempre per te-
-Se solo sapessi, non lasciarti ingannare Charles-
-Io so cosa ho visto, non c'è bisogno di alcuna convinzione -
-Lehnsherr - mi disse lui, senza proferire altra parola si allontanò. Che cosa significava quella parola?
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Contrizione, sinonimo della mia sofferenza ¦¦ Cherik
Fanfiction¦¦ Cherik¦¦ Erik si è trasferito a Berlino dopo dodici anni dalla perdita della madre. I Lehnsherr erano molto ricchi e non badavano a spese, ma quando la tragedia ha coinvolto un'intera famiglia il ragazzo si è gettato nell'abisso più totale. Per e...