Anche la relazione di Heidegger entusiasmò i docenti. Erik mi guardava con sguardo magnetico mentre esponevo la nostra relazione comune, alla presenza di Mitchum e gli altri docenti. I miei colleghi sembravano contenti, ma il mio orgoglio risiedeva nello sguardo del mio amato con quel luccichio che lo pervadeva tutto. Terminai il mio discorso inchinandomi leggermente in segno di rispetto e gratitudine. Quando mi sedetti avvicinai Hans, in fondo la diversità dei nostri caratteri non avrebbe dovuto rappresentare alcuna forma di esclusione. Egli fu contento di rivedermi e ci mettemmo a chiacchierare sulla relazione appena esposta. La mia carriera accademica stava avanzando brillantemente, anzi direi parallelamente alla mia vita sentimentale. A fine lezione, io ed Erik fummo convocati nell'ufficio di Mitchum per una nuova assegnazione. Dopo la riunione Erik mi diede appuntamento nel pomeriggio.
Raven era riuscita costruire diverse relazioni a Berlino; lei era, è, sarà sempre una donna scissa in due personalità ben distinte tutte pratiche che la rendono più piacevole di me agli altri. La tranquillità di quei momenti condusse il mio corpo in catalessi e mi addormentai di qualche istante. Mi accorsi dell'enorme errore quando mi trovai davanti Erik e Raven che ridevano, mentre io riposavo sul divano.
-Mio fratello è un rammollito del cazzo- disse ad Erik, utilizzava sempre un gergo poco consono o le parolacce. I miei genitori avevano adottato una camionista.
-Ti sbatto fuori di casa- biascicai io, alzandomi di schiena per rimettermi in piedi -promesso-
-ma se vivi in una specie di porcile-
-e tu non sai neppure cucinare, passi le tue giornate ad uscire con gente inutile- rimbeccai io
-invece quelli come te non hanno nessuno-
-jetzt genug- abbastanza ora, esclamò Erik. Passammo qualche secondo a guardarci, mentre mia sorella sembrava presa dalle solite chiacchiere inutili. Non la ascoltavo neppure, gli occhi di Erik erano per me l'unico discorso interessante della giornata. Decidemmo di spostarci in cucina, mia sorella stava preparando del caffè.
-Per me il tè- rivolsi un altro sguardo a Raven che questa volta acconsentì senza parlare -mi dispiace per prima, purtroppo mi sono addormentato. Queste relazioni di filosofia mi stanno dando al cervello-
-Tranquillo, se siete d'accordo opterei per una cena fuori. Conosco un ristorante interessante: a te va Raven?-
-Grandioso! Certo che mi va- rispose lei entusiasta come al solito. Poggiò sul tavolino il caffè per loro due e il tè per me. Stranamente Erik e Raven andavano molto d'accordo, ma non come lo avevo percepito all'inizio. Avevano semplicemente instaurato un rapporto conviviale e lei riusciva a parlare con lui liberamente. Tutto ciò di cui io ero incapace, per dire.
-Sì, allora rimani fin quando non andiamo- proposi io -magari ti faccio leggere il primo capitolo della mia tesi su Engels. Che dici?-
-Ma perché hai scelto Engels, scusa?- mi chiese lui inarcando un sopracciglio
-Nel senso: perché non ti sei focalizzato su Marx?-
-Sì-
-Perché Marx aveva la testa ma non i soldi. Se non fosse stata per la sua immensa filantropia chissà dove saremmo ora. Allora vuoi ascoltarla?-
-Affermativo.-
****
Arrivammo tutti e tre al Kraste un bel ristorante nel centro di Berlino.
Raven indossava un abito che le renddva grazia e la faceva apparire molto femminile, nero, ma molto elegante. Io indossavo un abito formale come al solito e Erik aveva deciso di optare per un golfino e un jeans. Il cameriere di sala ci accomodò a un tavolo molto bello che mostrava nell'interezza la Berlino del tempo. Iniziammo a parlare della nostra infanzia, lui era molto interessato alla nostra vita americana. Mia sorella appariva quasi buffa, sembrava un personaggio gypsy e caricaturale, eppure quella sua semplicità la rendeva unica. Erik raccontava spesso del suo amore per i boschi e le campagne, ma noi in America non avevamo avuto modo di visitare le sue realtà. Ciò che emerge, in questi casi, è la bellezza della diversità. La vivacità dei suoi occhi mostrava interesse, mentre le pietanze venivano servite e degustate. Non avevo molto, nella mia vita, almeno non in quel periodo ma in quel tavolo erano presenti due persone molto importanti per me. Come avevo fatto, mi ero chiesto, ad ignorare la bellezza della vita e delle relazioni umane? Io, un umanista asociale. Strano.
-Grazie per la bella serata- dissi sinceramente ad Erik, mentre sorseggiavamo del vino-Non è molto. Quelli con il mio patrimonio hanno i soldi, ma non sanno spenderli per le cose che valgono -
-Sembri molto sofferente quando parli di te - notò mia sorella intristendosi molto - sono dispiaciuta-
-Voi siete fortunati - scambiai uno sguardo a mia sorella e mi sembrò che le sue parole fossero più che vere. Sì, certo litigavamo ma avevamo un bel rapporto. Il conto interruppe quel fardello emotivo e riportò un po' di allegria alla serata. Raven decise di lasciarci solo, aveva capito la situazione e che necessitavamo di stare insieme un po'.
-Perché mi guardi così, Erik? -
-Ho voglia di baciarti. È da quando ti ho visto oggi che vorrei affondare le mani attorno al tuo collo e darti un bacio--Io- arrossii visibilmente e Erik mi guardò in modo ancora più intenso del solito
-Tranquillo non qui- mi rassicurò lui - conosco un bel posto -
-un altro laghetto? -
-No, nessun laghetto -
Io e Erik ci incamminammo verso casa sua, ovvero l'appartamento che aveva preso in affitto per non frequentare più suo padre.
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Contrizione, sinonimo della mia sofferenza ¦¦ Cherik
Fanfiction¦¦ Cherik¦¦ Erik si è trasferito a Berlino dopo dodici anni dalla perdita della madre. I Lehnsherr erano molto ricchi e non badavano a spese, ma quando la tragedia ha coinvolto un'intera famiglia il ragazzo si è gettato nell'abisso più totale. Per e...