Epilogo

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Xavier's school for gifted and Youngsters

Salem Center , New York 

Presente

Guardo quella targhetta mentre dondolo sulla mia poltrona girevole. Sono passati diversi anni dall'istante in cui ho deciso di concentrare tutte le mie potenzialità lavorative sul progetto X-Men. Sono laureato in letteratura classica con il massimo dei voti, ma ora insegno nella mia scuola per ragazzi con lo stesso potere di Erik. Il progetto prevede vitto e alloggio per ragazzi con poteri incontrollabili in pubertà e in età adolescenziale. L'anno scorso, mentre ero in viaggio con Raven, siamo stati investiti da un'automobile in corsa e siamo finiti in un burrone piuttosto fitto. Per fortuna mia sorella, che collabora con me a scuola, non ha riportato sintomi irreversibili. Io sono rimasto paralizzato e mi muovo con una sedia  a rotelle tecnologica. Ma c'è di più: l'impatto violento ha scatenato un potere che non pensavo di avere: la telepatia. Lo Shock ha provocato un periodo difficile dettato dalla mancanza del mio amato all'incompatibilità con gli altri. 

«Professore, credo che sia arrivato » Scott si avvicina a me e informa di quella notizia che aspettavo ormai da giorni

«Grazie », ribatto prontamente. «Scott? » lo chiamo piano

«Sì, professore? » risponde prontamente lui 

«quando avrò finito vorrei parlarti di Jean » affermo

«sarà fatto. La aspetto fuori al suo ufficio, dopo ».

Sì, lo so. Starete pensando tutti alla stessa cosa: ma che fine ha fatto Erik? E' esattamente lui, la visita che mi attende nell'atrio della scuola. Dopo il giorno di cui siete tutti a conoscenza, attraverso queste memorie, io ed Erik ci siamo visti un paio di volte. Il suo percorso è stato lungo e travagliato, molte persone, compreso il presidente degli Stati Uniti, sono convinti che Erik sia il più grande X-Men della storia. O, meglio, quello con più poteri. Lui non è un X-men, è semplicemente Magneto. Vuol dire che in questi anni non ci siamo amati? Che siamo finiti in modo deprecabile nel dimenticatoio l'uno con l'altro? No, non è così che funziona la vita. Quella vera. Credo che il nostro amore sia diverso; non possiamo stare insieme ogni giorno, abbiamo delle responsabilità ma ogni volta che ci vediamo come l'esatto momento in cui lo vedo entrare in questa sala con i suoi pantaloni color crema e una giacca nera è lui la mia più grande consolazione. E' lui la mia contrizione.

Mi contorco nella notte, sperando di averlo sempre lì accanto a me e di poter godere ancora una volta del suo affetto. Ma è questa la vita! La vita è sofferenza, con piccoli spasmi violenti e incancellabili che portano ad un'effimera felicità in grado di rimettere in moto un fato.

«Charles... » esordisce, mentre mi si avvicina a passi lenti, il suo modo di parlarmi. Tutto.

«Erik » rispondo sempre io, in modo flebile, preso dalla più grande passione della mia vita. E lui sorride, come fa sempre, sono certo che mi tratta ancora come se fossi un bambino. Il suo.

«quanto resterai questa volta? » chiedo supplichevole

«Un po' più dell'altra volta » ricambia adottando lo stesso tono della voce «mi sei mancato » confessa con sincerità. Non so se ci siano dei presenti, non me ne curo. Ma lo abbraccio forte a me e mi sento ancora completo.

Erik: la mia devastazione, la mia sofferenza. Ma l'unico antidoto.

La cura.



Contrizione, sinonimo della mia sofferenza ¦¦ CherikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora