«Quindici »

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La mattina seguente all'amplesso ogni singola fibra del mio essere viveva in un cosmo diverso, in un universo pieno di cose belle e inesplorate. Accarezzai piano il cuscino ma vidi che Erik non era più a letto. Lo aveva fatto per i miei genitori? Per non destare sospetti o peggio si era pentito della notte precedente?
Scesi dal letto velocemente e infilai degli abiti per poterlo cercare. Trovai mia madre in cucina che lo indicò oltre la porta.
Stava guardando il giardino in silenzio, con il  volto contorto nell'angoscia. Mi fermai di fronte a lui, all'inizio non ebbi il coraggio di dire nulla, figuriamoci di chiarire l'accaduto.
Erik si girò verso di me poco dopo, aveva  le lacrime agli occhi. Lacrime di disperazione più che di dolore
«sono un mostro!» esclamò guardandomi intensamente, mentre io lo osservavo attentamente
«era la tua prima volta e sono stato uno stronzo» non riuscivo bene a capire e lo guardai più a fondo?
«se ti riferisci al fatto che tu sia qui ora, invece che a letto, non è successo nulla. Perché dici così? » gli domandai
«sono stato avventato e sono giunto a conclusioni troppo affrettate... »
«no», esclamai avvicinandomi «su alcune cose hai ragione. Ma non voglio collaborare con Fury per questo. Non è solo di carriere o posizioni che si tratta ma di me e te»
«continuo a non essere d'accordo»
«non so se lo hai capito, ma sono innamorato di te» confessai arrossendo, lui sgranò gli occhi per la sorpresa. Avrei voluto baciarlo, ma la situazione era complicata e con la presenza di mia madre sarebbe stato tutto più difficile.
Lehnsherr mi regalò uno dei suoi sorrisi più belli.
«cosa ho fatto per averti dalla mia parte?» chiese inebetito dal momento
«sei solo tu, ecco tutto».
Lo sguardo compassionevole di quel ragazzo mi scaldò il cuore in un modo che non saprei spiegare a parole.
Entrammo in cucina per fare colazione; mia madre aveva accolto di buon grado la presenza del mio amico ma non sapeva molto di noi due.
Dopo la colazione decidemmo di passare in facoltà per seguire alcune lezioni. Avevo finalmente trovato la mia strada, volevo che fosse così anche per lui.
La laurea in lettere l'avrei contemplata a lungo, per la soddisfazione, ma non era quello il mio posto.
Il progetto di Nick Fury metteva a disposizione una compagine di aiuti significativi per i ragazzi come Erik e avrei voluto dare il mio contributo.
Durante le lezioni Erik apparve molto provato, pensieroso. Posai un braccio sulla sua spalla, in segno di consolazione.
Tuttavia, non era difficile scorgere in lui una disperazione, o quantomeno, una sofferenza interiore che lo rendeva combattuto.
Anche a mensa sembrò meno loquace del solito e tendeva a fissare un punto per più tempo del dovuto.
Come avrei potuto aiutarlo?
Possedevo davvero zero strumenti nelle mani.
Io ed Erik ci separammo, dopo il pranzo, per impegni accademici diversi. Mi diede appuntamento nel pomeriggio, in un café vicino al campus universitario.
Raggiunsi il luogo prestabilito con puntualità e lo ritrovai seduto a sorseggiare un caffè. Mi guardava pensieroso, ma con un flebile sorriso abbozzato sulle labbra.
Mi sedetti di fronte a lui e lo guardai con sguardo curioso, sorridendo.
«Professor Xavier» sussurrò lui
«amatissimo Erik»
«ciò che ho da dirti ti piacerà poco» affermò abbassando lievemente la testa
«È successo qualcosa? » domandai preoccupato
«Ho trovato una soluzione al mio problema» disse piano
«Quale?»
«Credo che per un po' di tempo sia meglio per me trovare la mia strada. Partire e» lo guardai deluso e dispiaciuto per quello, ma ne aveva tutto il diritto
«e? » biascicai
«Charles, io ti amo. Il sentimento è ricambiato» confessò, «davvero tanto ma al momento non ho certezze e sono confuso. Non voglio che tu mi aspetti all'infinito... »
«Erik, è una mia scelta. Comprendo il tuo desiderio di avere delle risposte ma non voglio rinunciare a noi»
«E se dovessi metterci del tempo?»
«Aspetterò quel tempo» esclamai

L'indomani Erik preparò le valigie e partì alla ricerca di risposte, mentre io continuavo a scrivere la mia tesi di laurea. Furono giorni difficili, ma purtroppo amare significa anche questo.

Contrizione, sinonimo della mia sofferenza ¦¦ CherikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora