Io e Erik avevamo visto Masculine e Feminine in un riadattamento cinematografico dell'indimenticabile Jean-Luc Godard. La settimana seguente ci saremmo visti davvero ben poco. Ero ossessionato dai voti e da ciò che la gente pensava di me, volevo delle medaglie e intendevo eccellere in tutto. Nella gran parte delle cose, ci riuscivo già. Passai non so quanti giorni a prendere appunti sulla violenza ad esercitarmi, misurare le parole che avrei descritto e poi orato nella prossima lezione. Per me quella gente era un ammasso di ipocriti, parlavano utilizzando gli strumenti del perbenismo più becero.
Mentre scrivevo decisi di mettere su una canzone di Frank Sinatra che mi avrebbe aiutato a conciliare le idee. Mi ero ritrovato a ripensare ai momenti con Erik; lo trovato brillante, ma non solo quello. Per tutta la vita, ero stato emarginato dai miei compagni di scuola per la mia saccenza e per l'avidità nella conoscenza di altre discipline. Credo mi trovassero tutti logorroico e insopportabile da ascoltare. Lui invece sembrava interessato alle mie parole, mi rispondeva con certezza e non con vacuità. Nella vita non avrei mai più trovato un simile coinvolgimento emotivo. Non avevo mai baciato una ragazza o avuto un rapporto romantico da poter determinare la mia sessualità, ma poi cos'era la sessualità? Neppure lo sapevo!
Passiamo la nostra vita a vivere seguendo le orme che gli altri hanno disegnato prima di noi senza sapere se quella sia, o meno, la verità. Ma esiste una verità? Mi sentivo strano perché quando parlavo con Erik i miei occhi sembravano colti da un malessere continuo, sapevo che quella serata o quel giorno sarebbe passato. Guardavo in modo assai sognante il solco delle sue labbra, i suoi lineamenti quasi gentili. Lo trovavo terribilmente attraente. Credo che mi ritrovai, addirittura, a pensare di volerlo baciare. Non pensavo minimamente di poter piacere ad Erik in quei termini, forse mi trovava semplicemente simpatico e la storia sarebbe finita lì. Come si dice spesso, punto e basta.
Avvalorai la mia tesi rendendomi conto che ero sempre io a telefonargli o a cercare un contatto per poterci rivedere. Hans mi prendeva in giro, diceva che prima o poi Erik si sarebbe stancato della nostra "amicizia". Ormai mi sentivo perduto, non riuscivo neppure a rendermi conto quanto profonda quella relazione stesse diventando. La classica cotta adolescenziale, già. Peccato che adolescente, non lo ero più.
***
Arrivò il fatidico giorno della prova oratoria in classe, con quell'assistente. Erik era presenta e si sedette al solito posto. Hans mi diede una pacca e cercò di consolarmi, stavo aspettando solo di essere umiliato profondamente dagli altri. Come accadeva sempre. Il professore mi invitò ad alzarmi e ad esporre, quasi sinteticamente, il mio parere sulla violenza. Le applicazioni, la sua modernità intellettuale.
-La ringrazio, professore. Dunque, sarebbe davvero difficile poter parlare brevemente della violenza o sminuirla in qualche modo. Mi limiterò ad esporre quelle che sono le mie ricerche. Come avevo affermato nella precedente lezione non esistono società prive di violenza. Alcune di esse incrementano l'odio da una parte e lo scaricano in un'altra direzione. Spesso, per evitare la violenza con il suo nome mettiamo in mezzo discorsi come la religione, il nazionalismo-
-Mi scusi un attimo Xavier, credo lei stia politicizzando troppo il termine"-
-Ma lo è!- sbottai visibilmente -ammazziamo intere popolazioni per difendere un non so quale confine e lo facciamo in nome della legge, delle nostre credenze e delle nostre stupide ideologie-
-noi volevamo analizzare la violenza da un altro punto, Signor Xavier- proseguì pacatamente lui
-Il punto è che se vogliamo analizzare le cose, dovremmo imparare a chiamare le questioni con il loro nome-
Una ragazza alzò la mano, dimostrando la sua volontà di inserirsi nel discorso - prego, signorina- disse il professore. Non so spiegarvi quante cose stupide ho udito provenire da una sola bocca. Non aveva alcun fondamento ciò che stava dicendo. Erik sorrideva beffardo, aveva capito che stavo morendo dentro dalla collera. Alzò una mano e chiese di poter proferire parola, il professore gliela accordò.
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Contrizione, sinonimo della mia sofferenza ¦¦ Cherik
Fanfic¦¦ Cherik¦¦ Erik si è trasferito a Berlino dopo dodici anni dalla perdita della madre. I Lehnsherr erano molto ricchi e non badavano a spese, ma quando la tragedia ha coinvolto un'intera famiglia il ragazzo si è gettato nell'abisso più totale. Per e...