La mattina seguente decisi di evitare di ritornare all'ennesimo punto di non ritorno e gli preparai il caffè. Erik stava ancora dormendo, beato nel suo sonno tranquillo, ma io chiedevo domande e avrei voluto ottenere risposte. Cosa aveva significato quel bacio? Perché era stato ferito? Non sapevo nulla di nulla. Mentre facevo scorrere l'acqua nella moka, il ragazzo più bello del mondo stava riaprendo le palpebre al mondo e mi guardava con un sorriso gioioso. Mimò in modo impercettibile, fra le labbra, un misero buongiorno che sembrò la dichiarazione più bella del mondo. Sorrisi di rimando, ma non avrebbe funzionato questa volta.
-Sto preparando il caffè - iniziai appoggiando la macchinetta sul fuoco - se necessiti di cibo, prova nel secondo mobile a destra- lui si rimise in piedi e passando poggiò una mano sulla mia spalla, per poi strofinarla. Erik si diresse verso il suddetto mobile lo aprì e afferrò un croissant imbustato. Io attesi qualche minuto per poi servire il caffè. Rimanemmo silenti per qualche istante poi indugiai
-Che cosa ti sta succedendo? Sei nei guai-
-Aha- emise un leggero suono, cercava visibilmente di sviare il discorso e di buttarlo in altro
-Merito una spiegazione - dissi esausto - non possiamo andare avanti così. Giocare alla Sherlock e Watson company. Prima diventi mio amico, poi mi baci, poi ti sto sulle palle, poi ti presenti qua insanguinato. È troppo-
-Non capiresti, non puoi-
-posso, ti ho dimostrato di volerlo fare-
-dici questo perché non lo sai-
-cosa non so? Spiegami... te ne prego- corrucciai le labbra in una contorta smorfia di dolore
-Io- temporeggiava - non sono normale, Charles-
-Ma chi è normale? Trovamelo uno normale, ancora devo incontrarlo-
-Non è un eufemismo - sbattette i gomiti sul tavolo - io ho un difetto che mi si è sviluppato durante l'infanzia - lo guardavo quasi impietrito; per me quel ragazzo non aveva alcun difetto, perfetto in ogni situazione.
-Quale difetto? -
-Ti aspetti che te lo dica? - disse con una cattiveria inaudita - l'anno prossimo tu ritorni in America, non ci vedremo più - scorsi una smorfia tra le sue labbra e chinò leggermente il capo
-Forse tutti miei tentativi vorrebbero giungere a conclusione diversa, non credi? Forse sono mesi che cerco di-Erik afferrò il colletto del mio pullover e mi trasse a sé, cercando furtivamente le mie labbra in un bacio fugace che apparve come un soffio. Io ricambiai quel bacio con più vigore.
-C'è il dottorato di mezzo, la ricerca, non puoi perdere tempo con me e viviamo in tempi in cui l'omosessualità non è contemplata. Non credo che avremmo speranze da seguire -
-Ma se siamo insieme, tutto sarà diverso. Forse non hai capito: io con te non getto la spugna-
-Se sapessi chi sono davvero, proveresti disgusto e delusione- mi guardava intensamente, mentre passava distrattamente i polpastrelli sull'incavo del mio collo.
-Parlami- pronunciai la parola a suon di spelling, volevo sapere.
-Quando ero piccolo i miei genitori mi evitavano, soprattutto mio padre. All'inizio non capivo perché, ma poi crescendo, ho capito. Un giorno ho avuto un litigio con mia madre e la mia testa ha iniziato ad accumulare pressione su pressione. Gli elementi magnetici presenti nella stanza hanno iniziato a volare e... - Erik stava gemendo dal dolore, ma quel racconto non mi aveva spaventato neppure i suoi presunti poteri.
-E ho colpito mortalmente mia madre- spalancai le labbra, non inorridito, ma contorto nel dolore delle parole che avevo appena udito - a nove anni ero già un assassino. Tu potresti amare un assassino? - Quella parola mi disgustava profondamente e non aveva nulla a che vedere con il ragazzo che stavo frequentando io. Conoscevo parte del suo cuore, non avrebbe mai fatto del male a nessuno volontariamente.
-Non è colpa tua, Erik- avvolsi le braccia intorno al suo collo e lo tenni stretto a me.
-Mi chiamo Erik Lehnsherr - sussurrò lui fra una lacrima e l'altra. Rimanemmo così per un tempo che mi parve interminabile.La dichiarazione di Erik, paradossalmente, mi aveva reso più tranquillo e in grado di agire diversamente nei suoi riguardi. Scoprii un altro lato che mi lasciò basito: un'enorme sensibilità. Erik controllava il magnetismo, aveva ottenuto i suoi poteri da bambino ed essi lo rendevano pericoloso agli occhi degli altri. Lui non era un mostro, piuttosto una persona che era stata lasciata sola, da bambino, nel momento del bisogno. Io non avrei fatto lo stesso, glielo feci sapere immediatamente. Decidemmo di andare in biblioteca per lasciarci alle spalle i momenti d'ansia che avevano destato incomprensioni qualche ora prima. Quanto alla sera precedente, aveva perso la testa e fatto a pugni con suo padre il vero mostro della situazione. Erik mi guardava spesso, quel sorriso a trecentosessanta gradi che ammazzava ogni briciolo di autostima degli uomini. Leggere con lui, la mia più grande passione, aveva donato un nuovo spirito di vita alle mie giornate. Inventammo un gioco tutto nostro: cercare dei libri l'uno per l'altro e discuterli insieme. Lo guardai ancora una volta e gli dissi quanto mi sentissi fortunato ad averlo lì con me quel giorno. Lui si girò per vedere se ci fosse qualcuno e mi baciò di nuovo
-Sta a sentire professore - esordì lui - Hai mai letto Furore di Steinbeck?-
-Sì, è un autore americano-
-Secondo te si può vivere senza dimora a lungo? -
-Discorso complesso. Sul momento mi verrebbe da dire che se non abbandoni l'ultima speranza, ci sarà sempre modo di scrivere un futuro -
-Scriveremo il nostro? -
-Purché sia insieme, Erik - Lui annuí e io fui convinto di quanto constatato.
-Sarà meglio che ci dedichiamo alla ricerca. Dovremmo analizzare Heidegger-
-Io cerco i libri e tu inizi a tracciare la mappa che presenteremo-
-Affare fatto, treasure-Non saprei descrivere al meglio i miei sentimenti se non citando Emily Dickinson che Erik aveva provato a ricordare qualche tempo prima:l'amore e una casa hanno la stessa sfaccettatura. Dopo tante sventure, dopo tanti fallimenti, io ero stato in grado di trovare la mia meravigliosa casa e per qualche tempo mi sarei beato della cosiddetta felicità.
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Contrizione, sinonimo della mia sofferenza ¦¦ Cherik
Fanfiction¦¦ Cherik¦¦ Erik si è trasferito a Berlino dopo dodici anni dalla perdita della madre. I Lehnsherr erano molto ricchi e non badavano a spese, ma quando la tragedia ha coinvolto un'intera famiglia il ragazzo si è gettato nell'abisso più totale. Per e...