Allison
Quando Jenny scoppiò a piangere davanti ai nostri occhi nessuno sapeva cosa fare e un senso di impotenza mi invase. In quelle due settimane ero riuscita in qualche modo a entrare nel suo mondo anche se ancora non si fidava completamente di me. Sapevo che la sua storia non doveva essere stata molto bella e che aveva sofferto molto, per questo motivo avevo chiesto ai miei genitori di darle ospitalità sperando di poterle dare una famiglia. La prima ad agire fu anche la più inaspettata, visto che Emily raramente si legava con qualcuno che non fossimo noi. Si avvicinò alla mia amica abbracciandola per darle il conforto di cui aveva sicuramente bisogno, per qualche minuto rimanerono in quella posizione finché non percepimmo il suo respiro regolare. Così, senza dire una sola parola, Alan si avvicinò alle due per prendere in braccio Jenny e portarla ai piani superiori nella sua stanza. Vidi nelle facce dei miei fratelli lo stesso stupore, che immaginai ci fosse nella mia, per la reazione inaspettata. Sapevamo però che non la conoscevamo abbastanza bene da sapere cosa l'aveva fatta soffrire a tal punto. Ci guardammo a vicenda sentendoci a disagio come poche volte ci capitava e senza dire una parola ci ritirammo nelle nostre stanze. Un tempo forse eravamo più uniti, ma da quando Michela era morta niente era stato più come prima nel nostro rapporto. Agli occhi delle altre persone potevamo sembrare molto affiatati, ma era solamente perché non ci avevo visto prima di quel tragico evento. Mi avvicinai al comodino vicino al mio letto per tirarvi fuori il quadretto con la nostra foto. Osservai attentamente i suoi capelli rossicci lunghi fino alle spalle e le lentiggini che le incorniciavano il viso. Nessuno che non ci conoscesse avrebbe capito la nostra sorellanza, ma a me era chiaro come la luce. Lei non era solamente mia sorella, era anche la mia migliore amica e la confidente di una vita. Non c'era segreto che le potessi nascondere, perché lei riusciva a capirmi senza bisogno di parole. In quei momenti l'avrei voluta con me, perché sapevo che se papà avesse scoperto le nostre intenzioni con Jenny ci sarebbero stati molti problemi. Lui non avrebbe mai accettato che lei venisse a sapere del nostro segreto e un po' lo capivo visto quello che gli era successo in passato per averlo rivelato. Dal giorno in cui perse una persona a lui cara per colpa della nostra natura, non fu più lo stesso. Tutta la storia riguardante quegli eventi ce l'aveva raccontata la mamma, perché nessuno di noi era ancora nato e le poche volte che avevamo cercato di parlarne con nostro padre si era rivelato un buco nell'acqua. Sembrava che cercasse sempre di mettere una certa distanza tra noi e lui, questo veniva percepito soprattutto dai più piccoli come un rifiuto e potevo capirli benissimo. Nonostante nostra madre fosse straordinaria con noi, aiutandoci e supportandoci sempre, ma io in quanto figlia femmina sentivo molto la mancanza di una figura maschile. Per questo comprendevo benissimo la tristezza e sofferenza che provavano le mie sorelline, avevo fatto di tutto per non farle sentire sole come invece molto spesso mi sentivo io. Continuai ad accarezzare il volto sereno di mia sorella, immaginandomi di averla accanto, ma smisi quando sentii un rumore improvviso provenire dalle mie spalle. Mi voltai spaventata da qualcosa a cui non sapevo dare un nome, ma sentivo il bisogno di accertarmi chi fosse entrato nella mia stanza. Dal giorno in cui fui aggredita la paura era parte della mia vita quotidiana, nemmeno lo psicologo era riuscito nell'intento di farmele passare. La prima volta che ci ero stata fu poco dopo la morte di Michela, anche se non me la sentivo di affrontare la faccenda mia madre obbligò tutti noi a farlo. Sapeva che per me sarebbe stata un'ulteriore sofferenza, ma sperava che a lungo andare mi avrebbe giovato. Le sue aspettative, però, non furono esaudite perché invece che sentirmi meglio stavo sempre peggio. Ci fu un periodo in cui stavo per toccare il fondo quando inizia anche ad auto lesionarmi, ma in quel momento così buio della mia vita arrivò qualcuno che riuscì per lo meno a tenermi legata al mondo terreno. Quella stessa persona che stava sul ciglio della porta a fissarmi senza proferire parola, aspettando che mi voltassi completamente verso di lui. Non sapevo se fosse una buona idea, perché non avevo bisogno di uno specchio per sapere che il mio viso era rigato di lacrime. Lui, esattamente come avrebbe fatto la sua gemella, comprese il mio stato d'animo avvicinandosi a me abbracciandomi da dietro.
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Blood
VampireAllora,... da dove inizio. questa storia come vedrete dal genere e un po' dal titolo parla di vampiri. Ma c'è una cosa che la distingue dalle altre, la protagonista. Si chiama Jenny e, a differenze di molte altre è una guerriera. Non pensate che il...