Capitolo 14

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La parte burocratica fu eseguita in fretta, dal momento che ciascuna delle due parti aveva altro di cui occuparsi quel giorno. Quando rimasero da sole, in groppa a Winter, Jane decise di rompere il silenzio che persisteva da quando erano uscite dalla casa.

<< Allora, piccolina, che ne dice se iniziamo a presentarci adesso che siamo solo io e te. Il mio nome è Jane, il tu? Ce lhai un nome? >> disse in tono dolce cercando, per quanto possibile, di instaurare un contatto visivo con la sua piccola interlocutrice. Lei fissò il vuoto per qualche secondo, poi rispose con voce flebile.

<< Loredana >> rispose semplicemente senza spostare lo sguardo, quasi come fosse stato automatico. Anche se dal tono della sua voce si notava la sua scarsa voglia di interloquire con qualcuno, Jane non si arrese.

<< Bene, Loredana, sai dirmi quanti anni hai? >> le disse con tono gentile, nessuno era mai stato gentile con lei. Letà era solo un numero, come ripeteva sempre sua madre, e nonostante avesse solo quattro anni capiva molto di più di quanto avesse dovuto. Il giorno dellaggressione si era svegliata elettrizzata, finalmente dopo mesi poteva rivedere tutti i suoi cugini, zii e nonni. Vi era molto legata, ma purtroppo non poteva vederli spesso come avrebbe voluto. Stava giocando con i suoi cuginetti mentre i grandi parlavano, ma allimprovviso si sentì un forte rumori di colpi alla porta. Nessuno di loro ebbe il tempo di capire cosa stesse succedendo, perché degli uomini armati la sfondarono. Si ricordava bene come gli adulti si erano parati di fronte ai bambini per proteggerli. Lei si era nascosta nella panca che aveva vicino, sperando che tutto quello finisse in fretta, e che i grandi risolvessero la situazione. Ma non fu così. Sentì degli spari, poi delle urla, e solo quando calò il silenzio uscì dal suo nascondiglio. Ciò che vide se lo sarebbe portato dietro a vita, le immagini macabre della sua famiglia uccisa. Erano morti tutti. Nessuno era sopravvissuto tranne lei, spaventata era corsa verso il corpo della madre. Lei era lultima ad essere stata colpita, non era ancora morta ma lo sarebbe stata presto. Non si era accorta che la figlia era riuscita a sfuggire alla tragedia, finché non sentì i suoi passetti incerti dirigersi nella sua direzione. Nonostante il dolore che le pervadeva tutto il corpo, aveva alzato gli occhi e si erano fissate per un secondo che sembrava uneternità. La donna si era alzata a fatica ed aveva preso la figlia in braccio, conducendola al piano superiore, per poi lasciare che la vita facesse il suo corso. La piccola urlò di dolore, ma a nessuno era interessato a ciò che faceva. In quei tre giorni non aveva fatto altro, fino allarrivo di quella donna che, seppur gentile non era ancora riuscita a conquistare la fiducia che la gente del suo paese le aveva fatto perdere. Mentre la ascoltava nei suoi vani intenti di metterla a suo agio, aveva un pensiero corrente: Sono sola adesso, non ho più nessuno al mondo.

Con ciò cresceva anche la sua voglia di essere morta, come tutti quelli che amava e che lavevano amata. Si chiedeva se un giorno sarebbe arrivato qualcuno per cui valesse la pena continuare a vivere.

<< Quattro >> rispose dopo molto tempo alla domanda postagli da Jane. La direttrice la guardò confusa, era passata mezzora da quando le aveva chiesto la sua età e, vedendo che non era intenzionata a risponderle, aveva lasciato perdere. Vedendo il suo sguardo perplesso, si affrettò a precisare.

<< Ho quattro anni. >> disse mentre la direttrice si apriva in un enorme sorriso, contenta che fosse partita da lei liniziativa di fare conversazione. Sapeva che tutta quella situazione non doveva essere stato facile per lei sopportarla. Aveva perso molte persone che amava in un solo, maledetto, giorno. Era rimasta sola nell indifferenza generale, ma sapeva che cera qualcuno che aspettava lei. Magari nemmeno lo sapevano, ma un giorno avrebbe di sicuro trovato una famiglia disposta a darle tutto lamore che le era stato strappato troppo presto.

<< Allora sei ancora piccolina, pensavo tu fossi più grande. >> le disse con sincerità, ma dando alle sue parole un tono leggero. La piccola non rimase stupita da quella constatazione amichevole e senza ombra di giudizio, ma la stupì il suo tono amorevole. Per tutta la sua breve vita si era sempre sentita ripetere le stesse parole, ma solo la sua famiglia le aveva pronunciate in tono leggero e a tratti scherzoso. Non era mai riuscita a capire tutto quellodio verso la sua famiglia da parte delle altre persone, nessuno di loro aveva mai fatto nulla per scaturire quellodio. Nessuno dei compaesani sapeva quanto, in realtà, fossero dolci e premurosi. Quanto fosse caldo e confortante labbraccio di sua madre, quanto fossero belle le storie che inventava ogni giorno per farla addormentare. Tutto quello, loro non lo sapevano. Non ci sarebbe mai stato qualcun altro nel suo cuore, nessunaltra madre che la potesse sostituire. Nessun padre divertente come lo era il suo, non ci sarebbe stato. Non lo avrebbe permesso. Dal momento in cui quegli uomini erano entrati e lavevano privata dei suoi unici affetti, aveva deciso che nel suo cuore ci sarebbe stato solo ghiaccio e nientaltro. Nessun sentimento avrebbe dovuto scalfire il suo cuore e, soprattutto, non avrebbe permesso a nessuna famiglia di entrare nella sua vita.

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