Lorfanotrofio Giovanna DArco era immerso nelloscurità e nel silenzio. Erano da poco passate le cinque del mattino e la maggior parte degli abitanti della struttura erano ancora assopiti, cullati dal ritmico suono delle fronde mosse dal vento leggero. Nellaria si respirava il sentore di una primavera che ancora tardava ad arrivare. I corridoi e le aule delledificio erano cosparsi di disegni e uova colorate, simboleggiando così larrivo della Pasqua che sarebbe giunta tra poco più di due settimane. Ogni festa era attesa con grande felicità da tutti, soprattutto i bambini che speravano con tutto il cuore di ricevere il regalo più bello della loro vita quel giorno: due genitori da chiamare mamma e papà. A rompere il silenzio di quella mattina di aprile un ticchettio leggero, il cui rimbombo tra le pareti lo faceva sembrare assordante. Nonostante lora molto mattiniera, una persona era già sveglia e attiva. Quando il lavoro chiama non si poteva far caso allora, per questo la direttrice Miss Jane era sempre operativa e pronta ad accogliere un nuovo ospite. Quella mattina, però, il suo compito era molto più arduo. Infatti, a svegliarla dal suo sonno leggero, fu il telefono che utilizzava esclusivamente per il lavoro. Alle 4:30 aveva ricevuto la chiamata di Miss Loren, lassistente sociale che si occupava di portare i bambini a quellorfanotrofio, che la informava di avere la febbre e di non poter essere presente allincontro con una bambina di quattro anni che aveva da poco perso la madre. In una situazione normale sarebbe andata lei cercando di capire la situazione psicologica della piccola, solo in un secondo momento lavrebbe condotta da Miss Jane. Ma, come detto prima, quella era una situazione particolare e richiedeva il repentino intervento della direttrice stessa. La donna, appena trentenne, si era vestita e preparata in fretta e furia mentre aveva avvertito il cocchiere di tenersi pronto per la partenza appena sarebbe arrivata. Così si era ritrovata a percorrere quei corridoi deserti diretta al suo ufficio, alla ricerca della borsa contente i fogli che le sarebbero serviti una volta arrivata a destinazione.
Spero che rientreremo prima del calar del sole pensava tra sé e sé mentre, con passo svelto e deciso, arrivava davanti alla porta di quello che si poteva definire la sua seconda casa. Passava più tempo in quel luogo che in qualsiasi altro posto. Per il suo tempo, Miss Jade, veniva definita una donna di facili costumi anche se non aveva fatto niente per meritarsi tale epiteto. Secondo la sua famiglia e i suoi amici, alla sua età, dovrebbe essere già sposata e avere dei figli. Come le ricordava spesso la madre: Alla tua età io ero già diventata nonna, per fortuna tua sorella non è come te se non sarei la buffona del villaggio. Non aveva fatto che ripeterglielo da quando la sorella più vicino a lei per età era diventata madre. Spesso si era interrogata sulla sua vita se si fosse sposata e avesse avuto dei figli come le sorelle, ma ogni volta arrivava ad una spiegazione valida che le faceva credere di star facendo la cosa giusta. Il suo era lunico orfanotrofio nel raggio di 100 Km e, se avesse preso la decisione che voleva la madre, molti orfani sarebbero finiti in mezzo ad una strada. Non si trattava più di un semplice lavoro, era la sua vita e i figli che tanto desiderava per lei la madre erano i piccoli ospiti di cui si occupava ogni giorno.
<< Ma dove sono finiti, ero convita di averli messi qui. >> borbottava mentre le sue mani cercavano freneticamente i fogli per cui si era diretta lì alle luci dellalba. Dopo dieci minuti di ricerca ininterrotta, li trovò nel cassetto dove teneva i disegni fatti dai bambini per lei. In un primo momento le sembrò strano che fossero lì, ma subito dopo si ricordo che il giorno prima la signora Fernand era andata a fare le pulizie proprio lì. Era una brava persona e uneccellente domestica, ma ormai era avanti con gli anni e capitava che perdesse qualche colpo. Miss Jane si concesse due minuti per osservare tutti gli stravaganti disegni che i bambini le regalavano ogni giorno rendendo anche la giornata più grigia, piena di luce. I disegni le ricordarono una cosa importante: doveva assolutamente scrivere un biglietto per spiegare la situazione a Miss Penny. Non voleva svegliarla con la probabilità di farla preoccupare, solo per dirle che sarebbe stata via tutta la giornata e che per tale motivo doveva badare lei ai bambini. Le sue mani si mossero velocemente, quasi non si vedeva il movimento per la velocità che ci metteva. Aveva lanciato unocchiata allorologio che aveva sopra la porta, accorgendosi di essere molto in ritardo. Prese un foglietto dal blocco che teneva di fianco al computer in caso di necessità. Il messaggio, impresso con linchiostro blu di una penna che sembrava aver visto tante guerre, recitava:
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Blood
VampireAllora,... da dove inizio. questa storia come vedrete dal genere e un po' dal titolo parla di vampiri. Ma c'è una cosa che la distingue dalle altre, la protagonista. Si chiama Jenny e, a differenze di molte altre è una guerriera. Non pensate che il...