capitolo 10

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Michela

<< Ciao papà, ciao mamma.>> dissi con un filo di voce. Non sapevo con quale coraggio fossi riuscita a pronunciare quelle parole e con quale coraggio avevo deciso di andare da loro. Ma non me ne pentivo. Ero stanca di vivere le mie giornate senza sapere cosa stessero facendo o se mi stessero pensando. I piedi sembravano incollati al terreno e non riuscivo a muovere un passo, mentre gli occhi pizzicavano sempre di più. Il mio cervello mi ricordava prepotentemente che non potevamo perderci in chiacchiere e che il tempo stringeva, mentre il mio cuore voleva solamente essere stretta tra le braccia dell'uomo che mi aveva cresciuta come una figlia pur sapendo che non era così. Fu lui a decidere per me, prima ancora che potessi proferire parola. Si avvicinò al mio corpo e lo circondò con le sue possenti braccia, mentre io iniziai a piangere come una bambina. Per quanto la famiglia di Martha mi avesse fatto sentire accettata e parte della loro famiglia, nulla di quello era paragonabile con l'amore che sapeva trasmettermi il mio papà. Quando ci staccammo mi tuffai tra le braccia della mamma che mi accolse con un bellissimo sorriso, baciandomi tutto il viso come faceva quando ero bambina. Mi mancava molto il rapporto di complicità che avevamo io e lei, che era iniziato con l'odio profondo da parte mia. Nonostante mi vergognassi ad ammetterlo era così. Quando aveva iniziato a frequentare papà, mi ero sentita tremendamente gelosa perché avevo paura che col tempo me lo portasse via. In poco tempo era diventato il mio punto di riferimento e l'idea di rimanere di nuovo sola mi terrorizzava. Così avevo iniziato con di dispetti per farla andare via dalle nostre vite, ma ottenni l'effetto opposto. Spesso quando mi mettevo nei guai e papà si arrabbiava con me, lei mi proteggeva e alla fine fui costretta a cedere. Scoprii in lei una donna e madre eccezionale, anche quando diventai scostante dopo la notizia dell'arrivo di una sorellina. Tutto si era risolto anche in quel caso e iniziai ad amare profondamente tutta la mia grande famiglia, fino al giorno dell'incidente. Tornai alla realtà, non volendo ripensare a quel giorno e accorgendomi delle lacrime sul volto dei miei genitori. Avrei voluto asciugargliele e dirli che sarei rimasta con loro per sempre, ma era una promossa che non potevo mantenere. Sospirai affranta e mi accinsi a spiegare la motivazione dei miei gesti, nonostante sapessi che non ero minimamente perdonabile. Era anche il motivo per cui non volevo che i miei fratelli sapessero della mia presenza, perché sarebbero arrivati ad odiarmi.

<< Tutto avvenne circa quindici anni fa, ma allo stesso tempo la storia risale al giorno della nostra nascita. - presi un bel sospiro e mi guardai ripetutamente intorno per vedere sé stesse arrivando qualcuno – La nostra famiglia non era mai stata molto benestante ed era molto superstiziosa. O almeno lo era la famiglia di nostra madre. Per quanto riguarda nostro padre era un'altra storia. Era un uomo molto manesco, passava le sue giornate in casa a bere e non faceva altro che picchiare noi e la moglie. Non posso definirla madre, perché tutto quello che è successo è stata colpa sua. Quando morì l'uomo di cui era succube i medici dell'epoca l'avvertirono che, Alan in particolare, poteva sviluppare uno scarso controllo della rabbia. Ciò, le dissero i medici, avrebbe provocato reazioni violente soprattutto nei confronti delle persone che gli stavano accanto. Fu allora che decise di abbandonarci, ma non lo fece subito. Suo fratello era uno dei più noti medici che vi erano in circolazione, ma nessuno sapeva che il suo più grande desiderio era quello di sviluppare un antidoto contro la licantropia di cui anche lui era affetto. La sorella non aveva sviluppato quel gene per il semplice motivo che non avevano lo stesso padre colui che aveva portato questa maledizione, come la definiva lui, in famiglia. Aveva già provato anni prima con Maddy la sorellina minore di cui condividevano solo il padre, ma lei capì le sue intenzioni e fuggi senza lasciare alcuna traccia di sé. Quando scoprì che nostro padre, quindi di conseguenza anche noi, fosse un licantropo vide una possibilità di realizzare il suo folle piano. Con l'inganno convinse quello che diceva essere il suo migliore amico a sottoporsi ad alcuni esperimenti che gli fecero perdere la testa, diventando l'uomo violento che conoscemmo noi. Presto capì che non avrebbe superato i test a cui l'aveva sottoposto, ma non si fermo portandolo alla morte. Fu allora che decise di prenderci con sé, pensando che fossimo più forti di lui e potessimo sostenere tutti i test che volesse. Inoltre, nessuno si sarebbe accorto della nostra sparizione in caso di decesso e sicuramente non ci avrebbero cercati. Passammo tre anni con lui e in quegli anni Alan non aveva mai permesso che mi toccasse, finché non arrivò alle condizioni in cui sapete che era. Allora decisi di ribellarmi e scappare. Quando ci trovo papà credetti che la vita ci avrebbe finalmente sorriso e fu così, fino a quindici anni fa. Ero a scuola quando ricevetti un messaggio da un numero sconosciuto così, insospettita dal fatto, uscii dalla classe con una scusa per poter leggere senza rischiare una nota. Il testo del messaggio era molto breve diceva: Ho bisogno di parlarti il prima possibile, troviamoci alla caffetteria davanti alla scuola alla 16. La persona che me lo aveva non aveva un'immagine del profilo e ciò non mi rassicurava per nulla. Decisi che non l'avrei considerata, ma me ne mandò un altro che mi fece rabbrividire. Riguarda tuo zio ed è pericoloso che qualcun altro lo sappia. Avevo molta paura, ma non potevo rischiare che quell'uomo distruggesse ancora una volta le nostre vite. Quando andai al caffè mi trovai davanti una ragazza poco più grande di me che stava tranquillamente seduta a fare colazione, mentre guardava fuori senza interesse. Non ci misi molto a riconoscerla, anche se non l'avevo mai conosciuta veramente. Maddy, la ragazza che come noi aveva dovuto subire le angherie del fratello, anche se non capivo perché mi avesse contattato per proteggermi dal momento che anche lei avrebbe rischiato molto. Dopo esserci presentate e conosciute mi spiegò che, poco dopo che noi fossimo presi sotto la tutela di papà, aveva fatto in modo che il fratello fosse arrestato per tutto quello che aveva compiuto. Non si era mai presentata a noi perché credeva fosse giusto che vivessimo una vita serena, lasciandoci alle spalle il passato. Tuttavia, poco tempo prima aveva scoperto che era stato rilasciato per la mancanza di prove ed era a piede libero. Ritenne quindi giusto che io in particolare sapessi di questo evento e mi chiese di aiutarla per rispedirlo in prigione, ma senza espormi direttamente. Non voleva che io vi lasciassi, ma utilizzando la mia abilità con la tecnologia, avrei potuto scoprire degli elementi o prove inconfutabili. Andammo avanti così per circa dieci anni, ma lui sembrava sempre un passo avanti rispetto noi. Tre mesi prima della mia morte, se così vogliamo chiamare la mia scomparsa, Maddy sparì una seconda volta. Non mi aveva detto niente riguardante un suo possibile viaggio o qualcosa del genere e ciò mi sorprese. Nei successivi tre mesi avevo cercato di rintracciare il suo cellulare o qualsiasi cosa che mi indicasse dove potesse essere. Ero arrivata molto vicina a trovarla quando, un giorno qualunque mentre ero a casa da sola, suonarono al campanello. All'inizio avevo pensato che fossero tornati gli altri da scuola, ma quando aprii mi ritrovai mio zio davanti. >> presi un bel respiro, perché tutto quello che era successo dopo per me era ancora difficile da elaborare. I volti dei miei interlocutori erano totalmente sconvolti, perché non si sarebbero mai aspettati una storia di questo genere. Di comune accordo io e Alan ci impegnammo a non dire nemmeno una parola sul nostro passato alla nostra famiglia, avevamo paura che non ci avrebbero più voluto se avessero saputo tutto quello che era successo per colpa nostra. Quella paura albergava ancora in me, mio padre era la mia forza portante e se avessi perso lui non mi sarebbe rimasto altro che suicidarmi. Pensavo anche ad Alan e a cosa gli sarebbe successo dopo la mia rivelazione improvvisa, non volevo che soffrisse ancora. Per le altre persone potevo sembrare troppo sospettosa, soprattutto nei confronti delle persone che mi avevano accolto, ma non potevo fare altrimenti. La sofferenza che avevo provato nella mia vita mi aveva portato a vedere il lato oscuro dell'animo delle persone. Cercavo di sembrare forte, ma la fragilità è molto più presente nel cuore delle persone che sembrano spensierate e quasi superficiali. Io appartenevo a questo gruppo di persone, avrei voluto lasciarmi andare, ma i miei ricordi me lo proibivano. Nonostante il mio grande autocontrollo, non potei impedire alle lacrime di sgorgare sulle mie guance come un fiume in piena. Volevo fuggire, correre a più non posso finché le gambe non fossero esplose per il troppo sforzo. Quando tentai di andarmene, però, una mano mi prese il polso e in poco tempo mi ritrovai nella posizione iniziale. Stretta tra le braccia di mio padre, come se non gli appena rivelato di essere un mostro che ha rovinato tante famiglie da averne perso il conto.

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