capitolo 9

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Quando arrivammo al posto che era stato assegnato a noi vedemmo che gli altri erano già pronti, ad esclusione di Loredana. Non feci però in tempo a comprendere il motivo per cui lei fosse ancora completamente vestita, che Rose mi trascinò nel primo camerino disponibile dicendo agli altri che li avremmo raggiunti a momenti. Le cabine dell'acqua parco erano azzurre e con le parti leggermente scrostate, inoltre si notava che fosse un posto abituale per lei che camminava con sicurezza come se sapesse precisamente quale fosse la sua meta. Nonostante le due settimane passate con loro mi avevano portato ad aprirmi decisamente di più, avevo ancora molta paura rimanere da sola con degli estranei. Così, anche se mi tirava molto forte, tenni ben salda la presa che avevo sulla sua mano. Inoltre, ad aumentare la mia inquietudine, c'era la costante sensazione che qualcuno ci stesse osservando e appena voltavo lo sguardo scompariva tra la folla. Sapevo che non poteva essere mio padre, perché c'erano troppe persone per lui. Nonostante l'inquietudine che mi metteva il fatto di essere osservata, non sentivo lo stesso sentore di pericolo che provavo quando mio padre era vicino. All'improvviso Rose si bloccò facendomi andare a sbattere contro la sua schiena io la guardai interrogativa, non capendo il motivo di quel cambiamento radicale, quando fissaiil mio sguardo in direzione del camerino davanti a lei. Guardai attentamente un punto poco più sotto del numero notando che, ingrigito dal tempo, di era una lamiera con inciso un cognome. Avevo notato una cosa del genere anche in altri camerini della zona e solo in quel momento mi accorsi che l'area in cui ci trovavamo era praticamente deserta, mentre l'altra brulicava di gente. Voltandomi verso la mia sinistra, per cercare di capire il motivo della quiete intorno a noi, vidi che poco lontano vi era un ragazzo molto alto e muscoloso che ci veniva incontro. Apparentemente non si era accorto della nostra, ma la mia paura che avessi trovato l'oggetto delle mie sensazioni non mi faceva stare tranquilla.

<< Jenny, cosa aspetti ad entrare? >> mi chiese Rose distogliendomi dai miei pensieri, facendomi accorgere che era già per metà entrata nella cabina. Spostò il suo sguardo nella stessa direzione del mio, vedendo anche lei il ragazzo che aveva attirato la mia attenzione.

<< Mett, da quanto tempo. >> quasi urlò la ragazzina accanto a me, con mio profondo disappunto, che avrei preferito passare inosservata agli occhi di quel ragazzo che mi metteva in soggezione. Il quale, dopo averla sentita, alzò la testa dal suo cellulare per poterci sorridere. Si avvicinò velocemente a noi, per poi prendere tra le sue braccia possenti il corpicino esile di Rose.

<< Ehi biondina, sono secoli che non vi fate vedere da queste parti. Sinceramente pensavo vi foste trasferiti dopo quello che è successo. A proposito mi dispiace tanto e avrei voluto esservi accanto, ma in quel periodo mi trovavo a Londra e sono tornato solo due settimane fa. >> disse abbassando la testa come se si sentisse in colpa per qualcosa di cui non era colpevole. Non si poteva definire certo la persona con più tatto del mondo, ma si vedeva che ci teneva veramente a lei e alla sua famiglia. Tutti i sentimenti negativi che avevo provato appena lo avevo visto, scomparvero definitivamente facendomi capire di essere stata meschina a giudicarlo solo dall'aspetto.

<< Chi è questa bella signorina che ti accompagna oggi? >> disse all'improvviso e vidi i suoi occhi studiarmi attentamente come se fossi un caso umano. Non ero abituata a tutte quelle attenzioni che mi stavano riservando in quelle due settimane, ciò mi fece arrossire fino alla punta dei capelli e quella volta fui io ad abbassare il capo. Con la coda dell'occhio vidi Rose fulminarlo con lo sguardo, come se volesse rimproverarlo per la mia reazione e facendogli capire che con me doveva andarci piano.

<< Lei è Jenny, vive con noi da ormai due settimane e si potrebbe benissimo definire nostra sorella. La MIA sorella maggiore. >> disse marcando la parola mia con fare possessivo e il mio cuore perse un battito quando la sentii definirmi sua sorella. Era passato troppo tempo da quando avevo sentito una persona definirmi così, per un attimo ebbi paura. Paura del futuro e di ciò che mi avrebbe riservato. Ogni parola che pronunciavo in loro presenza o che aveva loro come riceventi, mi avvicinava sempre di più a un rapporto che andava oltre la conoscenza e l'aiuto di una persona in difficoltà. Da prima ero diventata loro amica, una di quelle a cui si confidano i propri segreti per cercare un consiglio esterno, in quel momento ero diventata quasi come una sorella. Oltre a quello mi aveva definita sorella maggiore e non sapevo come comportarmi, dovevo essere felice o spaventata da ciò?! Spesso, quando ero più piccolina, mi sarebbe piaciuto diventarlo e il mio idolo era Jack. Lui riusciva ad essere perfetto nel suo ruolo, era la mia fonte di sostegno e non mostrava mai le sue debolezze. Avevo sempre pensato che saremmo stati insieme tutta la vita, solo io e lui, dal momento che mi aveva raccomandato di non fidarmi mai delle persone in quella casa. Io avevo seguito il suo consiglio, anche se per il primo periodo non gli avevo creduto. Successivamente, però, quel consiglio mi torno molto utile. Soprattutto da quando era sparito. Nessuno lo sapeva, a mio padre non era mai interessato niente di lui e i domestici non lo conoscevano proprio. Da piccola non riuscivo a comprendere il perché di ciò, sopratutto quando ci parlavo sembrava ai loro occhi parlavo da sola. Quando se n'era andato, avevo iniziato a fare ricerche per capire cosa fosse successo in quella parte della mia vita. Non mi accorsi di essere scoppiata in lacrime fino a quando non me lo fece notare Rose.

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