Mentre camminiamo all'interno dell'aeroporto di Bologna, Lily si guarda intorno come se fosse una bambina in un negozio di giocattoli, o di caramelle.
- Lo voglio! - esclama ogni volta che adocchia un oggetto esposto che stuzzica la sua attenzione.
- È inutile. - le risponde sempre Noah.
- E questo invece? Guarda che bel porta penne. -
- Inutile.
- E quello? -
- Inutile. -
Il loro battibecco, che ormai si è trasformato in un gioco, va avanti fino a quando raggiungiamo l'uscita dell'aeroporto.
Fuori nel parcheggio, appoggiato alla sua Punto grigia, c'è papà.
Appena lo vedo mi dimentico degli altri, abbandono la valigia sul posto e gli corro incontro. Gli occhi mi bruciano e si riempiono di lacrime: sono così felice di rivederlo.
Ci stringiamo in un abbraccio e il mio viso affonda sul suo petto, nel piumino morbido e reso freddo dall'aria pungente di dicembre.
Papà mi dà un bacio sulla fronte e mi guarda.
- Mi sei mancata anche tu, topolina. - dice, per poi guardare oltre la mia testa, verso i miei due compagni di viaggio. Mi ricordo allora che non sono venuta da sola e recupero le mie buone maniere.
- Papà, lei è Lily Brown. - inizio le presentazioni e mentre mio padre allunga la mano per la classica stretta, Lily va diretta per l'abbraccio.
- Sono così contenta di conoscerti George! - esordisce entusiasta, col suo inglese dall'accento fortemente britannico.
- Il piacere è tutto mio! - prova a risponderle mio padre, con il suo inglese un po' biascicato che fa sorridere ancora di più Lily.
Poi è il turno di Noah.
- Lui è suo cugino Noah Green. - continuo, omettendo volontariamente altre informazioni che sono sottintese ma che creerebbero imbarazzo, tipo: "è anche il mio ragazzo".
I due si stringono la mano in modo risoluto e mio padre sfoggia un sorriso smagliante, che fa increspare la barba scura sulle sue guance.
- Ah, vedo che ti piacciono con i capelli lunghi come quelli del papà. - gongola poi, dopo aver notato il taglio di Noah. Sento le guance avvampare e vorrei scomparire all'istante.
- Papà! - lo riprendo imbarazzata, ma lui scoppia in una risata fragorosa e fa finta di niente.
Noah, invece, mi lancia uno sguardo compiaciuto - avevo ragione sul taglio di capelli - e io lo guardo come per dire: "te l'avevo detto" e allo stesso tempo "voglio sotterrarmi".Il tragitto in macchina procede tranquillo e le mie ansie e paure si assopiscono, soprattutto quando vedo che mio padre e Noah vanno d'accordo, legati subito dal chiacchiericcio ininterrotto di Lily che sembra aver già conquistato il cuore di mio padre.
- Ah Emi, quasi dimenticavo. - inizia mio padre, attirando la mia attenzione ed interrompendo tutti i discorsi in atto. Mi piace quando mi chiama così, in pochi lo fanno, o meglio: in pochi hanno il permesso di farlo. L'unica altra persona era...
- Dario. - dice mio padre.
Mi sono distratta, stavo pensando ad alta voce? Me lo sono immaginata?
- Come scusa? - domando confusa.
- Ho detto che stasera ho invitato Patrizia e Alessandro insieme a Dario per cena. Mi sembrava una buona occasione per passare del tempo insieme. Tu e Dario siete sempre amici, no? -
No, papà, non lo siamo.
O forse sì? Non lo so più ormai.
Mio padre parcheggia la macchina e mi guarda, aspettando una mia reazione. La mia faccia si storce in un'espressione che non oso immaginare: un mix di paura, ansia, sensi di colpa.
Deglutisco e cerco di dissimulare al meglio delle mie capacità.
- Certo. È un'ottima idea. - rispondo, stringendo i pugni sopra alle ginocchia nel tentativo di impedire alle mie mani di tremare. Abbozzo un sorriso per rendere il tutto più credibile. Ma mio padre mi rivolge un'occhiata strana e appoggia la sua mano sulla mia in un gesto di conforto, prima di aprire lo sportello e aiutare Lily e Noah a scaricare le valigie dal bagagliaio.
Oh, papà...Per un attimo rimango in macchina da sola insieme ai miei pensieri, che in questo momento non seguono alcuna logica.
Guardo l'ora sul telefono: sono le 18.42.
Questo significa che tra meno di un'ora Dario e i suoi genitori saranno qui, a casa mia, insieme a Lily, insieme a Noah.
Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo, poi esco dalla macchina e mi comporto come se niente fosse. Perché è così che dovrebbe essere: niente.__________________________________
I genitori riescono sempre a creare le situazioni peggiori, pur avendo buone intenzioni.
Come andrà questa cena? 🤔Spero che questo secondo capitolo vi sia piaciuto!
A presto con il prossimo 😘
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LAST TIME - L'ultima volta che ti ho visto
FanfictionEmilia e Dario condividono una profonda amicizia che dura per anni, fino a che Emilia vince una borsa di studio per studiare a Londra. Così, un legame che sembrava indissolubile, eventualmente si dissolve.