Dopo aver salutato papà con una lunga serie di abbracci e lacrime, vado a cercare informazioni riguardo al mio volo.
FR 33755 17:50 Bologna Londra Gate 8
Mi guardo intorno in cerca delle indicazioni per il gate e quando le trovo lo raggiungo e mi metto in coda. Lily e Noah dovrebbero essere qua da qualche parte e mi ritrovo a scrutare i visi tra la folla nella speranza di intravedere i loro, ma poi ricordo a me stessa che sono l'ultima persona che vorranno vedere sulla faccia della terra e forse è meglio che non mi vedano.
Quando arrivo sull'aereo trovo il mio posto, leggo la rivista gratuita, guardo fuori dal finestrino, ma in qualche modo mi ritrovo sempre a cercare i miei amici con lo sguardo o a controllare ossessivamente il cellulare, in attesa di neanche io so cosa: forse un messaggio, una chiamata persa, qualsiasi cosa da parte di Dario. Mi rendo subito conto del controsenso, dopo il nostro ultimo incontro, così allontano l'idea dalla mia mente e cerco di non pensarci.
Tiro un respiro nervoso, perché l'ansia mi sta dilaniando e non ho assolutamente idea di come fare per migliorare la situazione. La voce all'altoparlante ci dice di allacciare le cinture e mettere i cellulari in modalità aereo, così lo faccio, controllando le notifiche un'ultima volta: niente.
La cosa mi innervosisce ancora di più, così spengo direttamente il telefono e lo abbandono nello zaino sotto il sedile. Tiro fuori il mio mp3 con le cuffie e lascio che la musica mi porti via con sé per tutto il viaggio.Il volo sembra durare un'eternità e non sono riuscita neanche a dormire per l'ansia. Scendo dall'aereo, ma esco dall'aeroporto più nervosa che mai e la valigia non vuole collaborare, facendomi inciampare sul marciapiede così tante volte che alla fine le tiro un calcio e la lascio a terra, e poi la prendo a calci di nuovo.
- Emily? - sento una voce chiamarmi dal parcheggio. Mi giro per capire da chi provenga e pochi metri più in là, alla guida di una macchina nera e costosa, vedo una signora di mezza età con i capelli biondi e un paio di occhiali tondeggianti appoggiati sul naso.
È la madre di Lily.
- Che ti ha fatto di male quella povera valigia? - mi domanda, mentre scende dalla macchina e mi viene incontro a braccia tese.
- Martha! - la saluto, abbracciandola e lasciando che mi aiuti con la valigia.
- Vieni, mettila nel bagagliaio. - dice, per poi accorgersi dell'assenza di sua figlia e di suo nipote.
- Dove sono finiti gli altri due? Vi siete divisi? -
È una situazione imbarazzante: dovrei dirle cos'è successo o tenerla fuori? Prima che possa formulare una frase al riguardo, sento la voce di Lily alle mie spalle.
- Mamma, eccoci! - annuncia, correndole incontro. Poi si accorge di me e per un attimo sembra che voglia dirmi qualcosa, ma alla fine opta per il silenzio e mi guarda a malapena. Noah è subito dietro di lei e mi rivolge uno sguardo ambiguo: non sembra infastidito dalla mia presenza, ma non mi rivolge comunque parola.
Saliamo tutti in macchina e le interazioni sono ridotte al minimo per tutto il tragitto verso il mio dormitorio, in cui mi limito a guardare fuori dal finestrino e a non sembrare troppo depressa.Martha mi lascia davanti alla sede e mi abbraccia forte, ricordandomi che sono sempre la benvenuta a casa sua perché ormai sono di famiglia: l'idea che la cosa possa cambiare mi provoca una fitta pungente allo stomaco.
Mi allontano dall'auto il più in fretta possibile, per mettere distanza fra me e il dolore che ho causato a Noah e a Lily, quando qualcuno mi strattona il braccio.
Mi volto di scatto, allarmata e infastidita, per ritrovarmi davanti due occhi verdi e densi: è Noah. Lo guardo confusa e sorpresa.
- Possiamo parlare un attimo? - mi chiede, e io annuisco senza pensarci due volte.
- Voglio mettere in chiaro che non ti ho perdonato, non del tutto almeno... - inizia, lasciandomi totalmente sorpresa: pensavo di essere anni luce dal perdono, e invece a quanto pare sono a "non del tutto".
- Noah, non sei costretto a... - provo a dire, ma lui mi zittisce prima che io possa finire.
- Da quanto stavamo insieme? Quando è successo, intendo. -
Mi sento spaesata, non capisco dove voglia arrivare, cosa voglia ottenere.
- Non saprei, ci stavamo frequentando da un mese circa. - cerco di ricordare.
Noah sospira, si gratta la testa a disagio, sposta il peso del suo corpo da un piede all'altro: è visibilmente nervoso.
- Ma cosa c'entra, Noah? Non... - provo a parlare, ma lui mi interrompe nuovamente.
- Lo capisco. - afferma con le braccia conserte.
- Capisco come possa essere successo, ci conoscevamo a malapena allora. Io stesso mi sentivo ancora con... Delle ragazze, prima di chiudere i ponti e scegliere te. -
Quasi non riesco a credere alle sue parole, a ciò che implicano. Vorrei fargli un sacco di domande, ma sono sconvolta e tra di noi cala un silenzio imbarazzato.
- Non so cosa dire... - deglutisco in preda all'agitazione.
- Quello che sto cercando di dire... È che non voglio buttare via questi mesi con te per una cazzata che avrei potuto fare anch'io, se ne avessi avuto l'occasione, in un momento in cui eravamo incerti. -
Noah mi guarda diritto negli occhi, senza timore. La sua sicurezza è disarmante e magnetica allo stesso tempo, così tanto da lasciarmi spiazzata.
Lui si avvicina e mi prende le mani con delicatezza, stringendole nel vuoto tra di noi.
- Pensi che potremmo riprovarci? - mi chiede infine, con un mezzo sorriso che sembra incredibilmente sincero.
Questo ragazzo è così puro e buono e riesce a stupirmi ogni volta di più con i suoi modi educati e la sua compostezza. Un po' lo invidio, ma lo ammiro molto per questo.
Ripenso a questi giorni, a come mi ha evitata, alla paura che avevo di aver rovinato e perso tutto quello che avevamo costruito in questi mesi, anni. Ma adesso lui è qui davanti a me e sta dicendo che mi capisce, che non mi biasima, che possiamo andare avanti insieme. O almeno provarci.
Getto uno sguardo a Lily, che dalla macchina ci osserva curiosa, e a Martha che probabilmente non capisce cosa stia succedendo, poi torno a guardare Noah.
- Va bene. - dico, per poi sciogliermi in un suo caldo abbraccio e sentirmi di nuovo al sicuro.Una volta raggiunta la camera abbandono la valigia da una parte e mi sdraio sul letto, sfinita. Pensavo che nell'eventualità di una risoluzione con Noah, dopo mi sarei sentita più leggera e sollevata, ma per qualche motivo lo sono solo in parte: mi sento come un'aquila con un peso alle zampe, costretta a volare a bassa quota. Probabilmente è lo stress accumulato, l'ansia che sta ancora facendo presa sul mio corpo, ma che prima o poi se ne andrà.
Mi rendo conto ora, dopo quasi un'ora dal mio ritorno a Londra, di non aver ripreso in mano il telefono, così lo tiro fuori dallo zaino e lo accendo, aspettando qualche minuto perché si ristabilisca la connessione.
Sto giusto pensando di chiamare papà per dirgli che sono arrivata, quando il cellulare inizia a vibrare per le notifiche arretrate.3 chiamate perse
18:00 📞 Dario
18:03 📞 Dario
18:05 📞 Dario7 nuovi messaggi
1 ✉️ Cami: Fammi sapere qua...
6 ✉️ Dario: Sono veramente u...Mi alzo di colpo a sedere quando leggo il suo nome e il cuore mi batte sempre più prepotentemente.
Dario:
17:54 Emi sono all'aeroporto, dove sei?17:55 Devo parlarti.
17:58 Emi ci sei? Ti prego
18:06 Sono arribato teoppo tardi
18:06 Cazzo cazo
18:32 Sono veramente un idiota, perdonami.
Avrei voluto risolvere le cose prima di
salutarti di nuovo. Non sono riuscito a
fare neanche quello.Rileggo i suoi messaggi almeno dieci volte, cercando di vivere la scena nella mia mente, di immaginare Dario all'aeroporto mentre mi cercava, mentre digitava sulla tastiera di fretta, agitato. Dario che è corso lì per me, per vedermi, parlarmi, salutarmi. Mi chiedo cosa volesse dirmi che non fosse già stato detto.
Rimango con il pollice sospeso sulla casella di testo, senza sapere cosa scrivere, senza sapere cosa fare.
Sembra quasi uno scherzo del destino.
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LAST TIME - L'ultima volta che ti ho visto
FanfictionEmilia e Dario condividono una profonda amicizia che dura per anni, fino a che Emilia vince una borsa di studio per studiare a Londra. Così, un legame che sembrava indissolubile, eventualmente si dissolve.