- Ma in Italia che prese usate? Ma fa più caldo là? Si vede il sole? -
Lily mi sta tartassando di domande mentre riempie la valigia alla rinfusa, gettando dentro tutto ciò che le passa per le mani.
- Ti vuoi rilassare?! - la rimprovero, tirando fuori dalla sua pila di vestiti una lampada da scrivania.
- Questa a cosa ti serve? - la prendo in giro, abbandonando la lampada da una parte e aiutandola a rimuovere dalla valigia quel che è di troppo.
- No, quella no! - grida Lily, recuperando dalle mie mani una t-shirt con stampata la faccia di un carlino con scritto: "Have a pug day".
Le lancio uno sguardo inquisitorio.
- Che c'è? Non sai mai quando potrà servirti una maglia così! - si giustifica, lanciandomi un'occhiata di sfida. A quel punto alzo le mani in segno di resa.
- Mi arrendo. - dichiaro, allontanandomi dal letto dove ha luogo la strage.
Mentre sto indietreggiando verso la porta, inciampo su un paio di jeans sul pavimento e vado a sbattere contro qualcuno.
- Emily, attenta! - mi riprende Noah, dall'alto del suo metro e ottanta, storpiando il mio nome all'inglese. Lo guardo storto dal basso del mio metro e sessantacinque: da qui sembra quasi un gigante.
Noah è il cugino di Lily, ma in realtà è come se fosse il fratello che non ha mai avuto: sono molto legati e, da figlia unica, a volte provo una fitta di invidia per il rapporto che hanno.
Noah mi guarda con aria di scherno, alla quale rispondo con una linguaccia provocatoria. Colgo subito un guizzo nei suoi occhi chiari, ma prima che possa sfuggirgli le sue mani mi cingono la vita e lui mi intrappola tra le sue braccia.
- Dove credi di andare? -
Mi scappa un urletto quando le sue mani iniziano a solleticarmi i fianchi e scoppio a ridere come una matta.
- Tregua, tregua! - lo supplico col fiatone. Noah mette fine alla tortura e mi guarda divertito. Un ciuffo di capelli scuri gli è cascato sul viso, così allungo una mano e glielo sposto dietro l'orecchio.
- Pensi che dovrei tagliarli? - mi domanda un po' imbarazzato. Lo guardo confusa, ma presto capisco qual è la sua vera preoccupazione.
- No, sono sicura che a mio padre piaceranno così. - lo rassicuro, mentre scorro le dita tra i suoi capelli lunghi, fino ad arrivare alle spalle.
- Tranquillo Noah, sarà troppo distratto dalla tua bruttezza per notare la tua folta chioma. - lo prende in giro Lily, ancora indaffarata con la valigia aperta sul letto.
Lui le lancia un'occhiataccia, poi riporta i suoi occhi verdi su di me. È bello da mozzare il fiato, questo è innegabile, e lui lo sa. Lo sa anche Lily, ovviamente, ma si diverte a prenderlo in giro.
- Almeno io non ci metto una settimana a fare una valigia. - la punzecchia lui in risposta, e lei si finge imbronciata.
- A proposito di valigie, vado a controllare di aver messo tutto nella mia. - dichiaro. Noah si sposta dalla porta per farmi passare, ma prima che io esca mi attira a sé e mi dà un bacio sulle labbra.
- Ew, disgustoso. - borbotta Lily in sottofondo e io non riesco a trattenere un sorriso.
Mi chiudo la porta alle spalle, lasciando Noah ad aiutarla con la valigia.Una volta fuori dalla stanza, il sorriso mi muore sulle labbra, facendo spazio all'ansia.
Per la prima volta dopo quasi tre anni dal mio trasferimento a Londra, porterò qualcuno con me a casa per le vacanze invernali. L'idea è stata di Lily, che aspettava ormai da tempo il giorno in cui avrebbe conosciuto mio padre "George" - ovvero "Giorgio" - e la mia cagnolina Moka, così ha comprato i biglietti per sé e per Noah, pensando di farmi una bella sorpresa. Ed è così: una bellissima, inaspettata, sorpresa.
Inoltre, Noah è una novità: ci frequentiamo da cinque mesi e l'idea di presentarlo alla mia famiglia mi mette non poca agitazione. Pensavo che avere il ragazzo in un altro paese mi avrebbe evitato certe situazioni imbarazzanti, ma non avevo tenuto in conto Lily. Lei non poteva certo immaginare che una parte di me non avrebbe apprezzato il suo gesto, perchè mi ha messa nella condizione di non poter rifiutare e negare a lei e Noah la possibilità di passare le vacanze in una delle città più belle d'Italia. La città che amo, con le persone che amo... E che amavo.Entro nella stanza degli ospiti, dove dormo quando sono da Lily e dove la valigia mi aspetta, aperta sul pavimento. Mi inginocchio sulla moquette e controllo di aver messo tutto, spuntando dalla lista un oggetto dopo l'altro.
Il mio sguardo si sofferma su un vestito estivo, il mio preferito: è celeste con dei fiori rosa e bianchi sopra, la gonna è morbida e i lacci del corpetto sono stretti in un fiocco un po' storto. Lo sfioro con le dita, lo osservo tra le mie mani e ne sento il profumo: sa di mare e di tequila, nonostante l'abbia lavato dopo l'ultima estate passata in Italia. La mia mente viaggia fino a pochi mesi fa, senza chiedermi il permesso.
Ripiego l'abito e lo rimetto subito in valigia, chiudendola di colpo. Butto giù il nodo che mi è salito alla gola: è terribile dover dimenticare qualcosa a cui vorresti aggrapparti con tutta te stessa.
- Allora, sei pronta? - la voce di Lily interrompe i miei pensieri, e gliene sono grata. Riesco a sentire i suoi occhi chiari puntati su di me anche senza vederla.
Indosso il mio sorriso più naturale e alzo lo sguardo verso di lei.
- Prontissima, e tu? -
Gli occhi di Lily sono luminosi e il verde delle sue iridi è risaltato dai lunghi capelli ramati. Sembra una bambolina di porcellana, con il bonus di essere anche inglese: per alcuni potrebbe essere la ragazza perfetta.
- Non vedo l'ora di essere a Bologna! - mi dice entusiasta, e il suo sorriso puro mi fa tornare il buon umore.____________________________________
Ed eccomi qua, di nuovo, a scrivere un'altra fanfiction su Dario, di nuovo (ormai mi viene più facile scrivere di lui, perché racchiude le caratteristiche adatte al personaggio che ho in mente).
Spero di avervi messo un po' di curiosità con questo primo capitolo (che tra l'altro è lunghissimo, ops).
Se vi è piaciuto e volete dire la vostra, sapete che mi fa sempre molto piacere rispondervi fra i commenti!
💕
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LAST TIME - L'ultima volta che ti ho visto
FanfictionEmilia e Dario condividono una profonda amicizia che dura per anni, fino a che Emilia vince una borsa di studio per studiare a Londra. Così, un legame che sembrava indissolubile, eventualmente si dissolve.