39 - Killer Queen

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-Kacchan...-

Il biondo lo guardò sorpreso e con una vana speranza nel cuore.

-cosa... Cosa hai detto?-
-credo che qualcuno ti chiamasse cosí una volta...-

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Hisashi aveva parlato per alcune ore con Tomura, al telefono, malgrado il giovane avesse mantenuto un tono calmo Hisashi aveva intuito con quanta fatica stava resistendo alla rabbia, lo capiva bene, Izuku era rimasto ferito, ed aveva una brutta cicatrice a dimostrarlo, ora doveva trovare un modo per dirlo ad Inko e sperare che non avesse un attacco di panico.

Riagganciò il telefono sospirando, guardava fuori dalla finestra, osservando i passanti che non avevano idea di come stesse girando il mondo.

Si domandava, ogni tanto, se avesse fatto la scelta giusta, legando suo figlio ad un destino oscuro, ma quel pensiero svaniva immediatamente, suo figlio era destinato alla grandezza!

Tutto questo era per il suo bene.

-Inko, dobbiamo parlare-le disse non appena vide la moglie uscire dal bagno.

**da Izuku**

Era rimasto nella sua stanza a fissare con uno sguardo pensoso il suo peluche,  come se questo gli parlasse cercando di calmarlo, nella semioscurità della stanza che ormai era di conforto ai suoi pensieri turbati, ripensava a cosa aveva fatto, si sentiva in colpa per aver fatto del male a quelle persone, eppure...

Quando aveva attaccato Graund Zero, non provava niente se non un senso di soddisfazione, quando chiudeva gli occhi per dormire, gli sembrava di vedere un se stesso piú grande, diverso da chi era ora, qualcuno che non valeva niente, che era debole...

Poi vedeva l'eroe biondo ed altre facce che malgrado i sorrisi e le parole di conforto e sostegno... Mentivano, ridendo di lui e della sua inutilità.

Una frase lo perseguitava a non finire quando si sentiva specialmente turbato.

*"Perché non salti giù dal tetto? Spera che in una tua seconda vita, tu possa rinascere con un quirk"*

Era cosí limpida e reale, orribilmente reale.

Ma tutto finiva e la mente rimuoveva quasi totalmente quei sogni, il bambino si alleggeriva quando accadeva, odiava quella morsa allo stomaco ed il dolore che ne seguiva.

Tomura non l'aveva forzato ad uscire di casa, sebbene facesse presente che stare chiuso nella camera tutto il tempo, gli avrebbe fatto male.

Ormai era una settimana che non usciva, la sua pelle si era schiarita per l'assenza di sole, la benda sul suo viso era stata tolta tempo addietro, la cicatrice poteva essere decisamente peggiore, era evidente per sua sfortuna, gli aveva preso una piccola parte dello zigomo e della guancia, la sua pelle era piú scura in quei punti e per miracolo non lo aveva reso cieco da un occhio, Izuku si strinse le braccia simulando un abbraccio, il suo cuore batteva velocemente e gli occhi bruciavano, quando udì il suono dei vetri che si stavano rompendo. la sua attenzione fu rivolta alla finestra, adesso piena di crepe.

Era certo che questo fosse stata opera sua, non c'era altra spiegazione.

Camminò fino all'ufficio di Tomura, sapeva che al momento era occupato ma non poteva aspettare oltre.

Bussò con la mano tremante.

-entra pure Izuku-

La voce suonava bassa e cupa, stanca.

Izuku avanzò a piccolissimi passi dopo aver aperto la porta, per fermarsi arrivato davanti alla scrivania, fissava a terra, improvvisamente indeciso se parlare con lui.

The Evil Within •BNHA•  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora