Uragani rosa.

533 44 2
                                    

Si riprende, mi scrolla di dosso. "Perché nero?" Mi chiede, asciugandosi le lacrime.
"Non ha chiamato." Dico.
Liz mi guarda impassibile. "Non chiama da anni, Mathias. Non chiama mai." Dice fredda. "Perché ti ostini ad aspettare un suo ritorno?"
Sospiro. "Ha chiamato, una volta."
"Quando?" Strabuzza gli occhi. Non gliene ho parlato?
"Tipo, cinque mesi fa. Per sbaglio. Ha bofonchiato qualcosa nel telefono e poi ha detto un "Merda" perché aveva chiamato il suo figlio disgraziato."
Liz ride. E la cosa mi fa saltare i nervi. "E tu aspetti ancora una sua chiamata, Mathias? Cinque mesi sono passati. Vai avanti."
Digrigno i denti. "È facile per te. Hai una vita perfetta." Un po' di invidia si cela dietro il mio tono incazzato.
Liz alza un sopracciglio. "No, Mathias, stai sbagliando di grosso." Dice ridendo.
"Invece non sbaglio. Hai due genitori, tanto per cominciare, un fratello dolcissimo e affettuoso nei tuoi confronti, un fidanzato - Josef."
"Non è tutto rosa e fiori." Dice.
Alzo le mani. "Illuminami, ti prego! Dimmi quanto schifosa sia la tua vita, perché io la vedo fottutamente perfetta!"
"Non urlarmi contro!" Urla.
"Non ti sto urlando contro." Dico.
Liz si porta le mani sul viso. "Mathias, smettila, mi stai facendo male."
Faccio un passo all'indietro, come se potesse far diminuire il suo dolore. "Liz- scusa." Le dico.
"Dovresti smetterla." Dice lei.
"Di fare cosa?"
"La vittima."
"Ho tutto il diritto di fare la vittima, non credi?" Chiedo retoricamente, studiando il suo viso coperto dalle mani, come a volersi difendere dalla bestia che risiede in me.
Liz toglie le mani dal suo viso. "No. No, non credo." Dice scettica. "Cosa c'è di tanto orribile nella tua vita?"
Respiro profondamente. "Liz, ci conosciamo dal primo superiore." La informo. "E tu ancora non sai cosa c'è che non va nella mia vita?"
Scuoto la testa, leggermente deluso. "No, non so ancora che ti prende dopo cinque anni. Illuminami." Dice irritata.
"Mio padre se n'è andato undici anni fa. Non so dove si trova, che cosa fa, se ha un'altra famiglia. Non so più nulla di lui, Liz. Come ti sentiresti a dover crescere senza un padre?" Chiedo e lei non risponde. Si limita ad abbassare il capo. "Sono diventato l'uomo di casa. Mia madre indossa le mie magliette per dormire, mentre dovrebbe indossare le sue, quelle del bastardo."
Liz mi guarda e non riesco a decifrare il suo sguardo. "Non ho fratelli o sorelle a sostenermi. Ho solo te," Mi fermo per un momento. Il mio petto si alza e si abbassa a ritmi irregolari. "e sei la cosa più bella che mi potesse capitare, con i tuoi occhi multicolore, i tuoi capelli mori, il tuo sorriso."
Sul viso di Liz appare l'ombra di un sorriso. "Ed è una cosa un po' straziante, sai?" Sbuffo un sorriso.
Mi guarda e non capisce: come potrebbe? "Perché?" Chiede.
Sorrido, consapevole del fatto che non glielo dirò mai. "No, niente. Una stronzata." Una stronzata per te, Liz, che non ami me ma un altro.
Avvolgo un braccio attorno le sue spalle e le sorrido armonioso, anche se ho voglia di urlare.
"Ti va lo zucchero filato?" Le chiedo.
Lei mi sorride come una bambina e poi aggrotta le sopracciglia. "Dove lo prendiamo lo zucchero filato?"
"E io che ne so."
Rosa. Rosa come lo zucchero filato. Rosa come le sue guance. Rosa come le sue labbra.
Lei è un uragano rosa, e rende la distruzione dolce... come lo zucchero filato.

La teoria dei coloriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora