Risvegli traumatici e azzurri.

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Sono sdraiato nel letto, a guardare il soffitto. Sono le 11:30 e sono sicuro di avere un aspetto orribile.
"Mathias, al citofono." Dice mia madre, irrompendo nella mia camera.
"Chi è?" Chiedo, alzando leggermente il busto. Lei sorride.
"Liz." Dice.
"Dille che non ci sono." Bofonchio. Mia madre sbuffa.
"Mi ha detto di dirti che non c'è." La sento dire.
Affondo la testa nel cuscino. "Non ci crede." Dice sulla porta.
"Grazie al cazzo." Dico.
"Non parlarmi così. Liz sta salendo, vestiti." Non mi muovo di un centimetro.
Dopo qualche minuto sento bussare, la porta viene aperta. "Liz, che piacere vederti." Dice entusiasta mia madre.
Traditrice.
"Anche per me è un piacere, Arina." Oh Dio, ora vomito.
Liz bussa leggermente alla mia porta, entra timidamente. "Ciao Mathias."
"Ciao Elizabeth." Il suo nome intero lascia un gusto amaro sulla mia lingua. Il veleno che volevo gettare su Elizabeth mi si ritorce contro. Volevo avvelenarla con le mie parole e mi ritrovo avvelenato io.
"Come stai?" Mi chiede.
Rimango in silenzio. "Mi dispiace, per ieri." Dice d'un tratto.
"È ok. Ti capisco." Dico. "Non puoi fartene una colpa. Non mi ami e basta."
Elizabeth sospira. "Perché sei qui, comunque?" Chiedo più bruscamente di quanto volessi.
"Ho promesso."
"Già." Dico. "Ho un mal di testa terribile, puoi anche andare a scoparti Josef, tranquilla."
Sbuffa. Mi scopre e poi caccia un urlo. "Dormi in mutande!" Esclama. "Oh mio Dio." Dice.
"Lizzie, occhi a me!" Dico schioccando le dita davanti al suo viso.
"Ma-"
"Stai zitta, per favore." Non mi sento neanche a disagio, mentre lei continua a fissarmi. "Smettila di guardare lì." La rimprovero.
Arrossisce. "È solo che-"
"Elizabeth, seriamente." La interrompo. "Non voglio sapere cosa pensi del mio pene. Sennò te lo avrei chiesto."
Annuisce. "Spero per Josef che non reagirai così quando si toglierà le mutande." Dico. Fa un'espressione inorridita e poi il suo viso si scurisce. "Seriamente, potrebbe prenderla male."
Elizabeth ride. Io rimango serio. Prendo la coperta dai piedi del letto e mi avvolgo in essa. "Torna nel duemilaemai." Dico.
"Mathias, avanti!" Esclama.
"No." Dico. "Ciao."
Non so per quanto tempo rimango sotto le coperte. So solo che dopo poco sento Liz sbuffare e un tonfo sul pavimento. Poi il letto cigola sotto il peso di un altro corpo, e Liz è sotto le coperte con me.
"Elizabeth, questa vicinanza non mi fa bene." Bofonchio.
"A me non fa bene questa lontananza." Dice.
Mi giro verso di lei. Aggroviglia le sue gambe attorno le mie e mi abbraccia forte, nascondendo la testa contro il mio petto.
Rimango fermo senza respirare per una decina di secondi, poi avvolgo le mie braccia intorno a lei.
"Come stai, oggi, Mathias?" Domando ad alta voce. Non ho paura del giudizio di Elizabeth, mi ha visto farlo altre volte.
"Azzurro." Diciamo in coro io e Liz.
Azzurro.
Azzurro come il mio piumone, come le coperte che avvolgono il mio corpo e quello di Liz. Azzurro come il cielo che vorrei guardare con lei, in questo momento.
Le coperte ci riscaldano e ci nascondono. Ci lasciamo andare sotto di esse, siamo tranquilli. È come se avessimo un'armatuta. È come se fossimo tornati bambini quando, per nasconderci dai mostri, scappavamo sotto le coperte ed eravamo intoccabili.
Sorrido leggermente.
"Liz, perché sei qui?" Chiedo.
"Te l'ho detto." Dice. "Per la promessa."
"Sì, ok. Il vero motivo?" Chiedo alzando un sopracciglio anche se so che, schiacciata contro il mio petto, non mi può vedere.
Sospira piano contro la mia pelle, facendomi venire i brividi. "Mi mancavi." Dice.
"Perché?"
"Sei mio amico, no?" Chiede piano.
Le accarezzo i capelli dolcemente. "Amico." Ripeto.
"Sì. Lo sei?" Alza il suo sguardo per incrociare il mio.
"Certo, Lizzie." Mi sciolgo in un sorriso, anche se dovrei essere incazzato a morte con lei, anche se vorrei essere il ragazzo che la tiene per mano, non un suo amico.
"So che vorresti il posto di Josef." Dà voce ai miei pensieri.
"Lui non ti merita." Le accarezzo dolcemente la schiena.
Liz sospira di nuovo. "Mathias, hai i brividi."
"Lo so. È colpa tua. Respiri contro il mio petto." Dico.
"E allora?" Chiede.
"Se respirassi contro il tuo petto che faresti?" Le chiedo allontanandomi leggermente. La guardo negli occhi e lei poco dopo li assottiglia.
"Ti darei uno schiaffo, pervertito." Dice e io scoppio a ridere.

La teoria dei coloriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora