Bianco.

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Mano nella mano fuori scuola, tutti gli occhi su di noi. "Ma perché tutti ci guardano?" Chiedo a Liz.
"Io e Josef abbiamo litigato fuori scuola, prima di lasciarci." Mi spiega.
"Oh." Dico semplicemente.
"Come stai, oggi?" Muove lentamente il pollice sul dorso della mia mano, rilassandomi incredibilmente.
Non rispondo. Come sto oggi?
"Bianco, forse."
Storce la bocca. "Bianco come?" Chiede per capire. Perché il bianco può essere buono e cattivo.
"Bianco come il latte. Bianco come le stelle. Bianco come il tuo sorriso. Bianco come la tua pelle. Non è un bianco vuoto, è un bianco pieno. Pieno di te." Dico dopo averci pensato un po'.
Liz mi sorride. "Devi ancora comprarmi il diamante." Dice e poi mi fa l'occhiolino.
"Ma ti ho regalato la stella." Dico.
"Un diamante è per sempre." Dice. "Una stella dopo un po' esplode."
Ha ragione: le stelle esplodono. "Mi toccherà derubare una gioielleria."
"Ne basta uno!"
"Sempre rubare è!" Dico ridendo.
Lei sorride. "Liz, quanto manca alle otto?"
"Dieci minuti, oggi siamo in perfetto orario." Dice guardando l'ora sul telefono.
Sorrido, le faccio l'occhiolino. "Aspettami qui, torno subito." Le lascio lo zaino ai piedi, prendendo qualche soldo dal portafogli. "Non rubare nulla!" Le urlo già lontano.
"Ma non c'è niente qui dentro!" Dice lei, e posso giurare che ha alzato gli occhi al cielo.
Corro per le strade, fermandomi ad un bar. Fuori di esso c'è una di quelle macchinette che contengono le stupidaggini che piacciono tanto ai bambini. Guardo i disegni affissi sul vetro: dei pupazzetti e un anello, quello che mi interessa.
Al terzo tentativo riesco a prendere un anello, regalando le altre due sorprese a dei bambini di passaggio. Entro nel bar. "Due cioccolate calde da portar via, per favore." Poso qualche soldo sul bancone, mi porge la cioccolata nei bicchieri di plastica e ricomincia la mia corsa verso la scuola.
Quando arrivo Liz mi guarda confusa. "Che cosa fai?" Aggrotta le sopracciglia.
Poso le cioccolate a terra, prendo il piccolo contenitore di plastica dalla tasca dei jeans e mi metto in ginocchio. "Ho un anello." Dico e sorrido. "Lizzie, vuoi essere la mia fidanzata?"
Apro la piccola scatola di plastica e le prendo la mano sinistra, infilandole l'anello all'anulare. "Sì, Mathias. Ti amo." Si mette in ginocchio anche lei e mi bacia.
Poi guarda l'anello. "Mathias, è molto bello." Dice, osservando la piccola pietra posta al centro dell'anello. "Peccato sia di plastica."

La teoria dei coloriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora