Le giornate senza lei

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Le giornate senza lei non valgono la pena d'esser vissute. Sono tre giorni che mi evita. A ricreazione sta sempre con lo sguardo basso, l'espressione pensosa. Chissà a che pensa. Non mi rivolge la parola, non guarda nessuno.
Le giornate senza lei sono prive di colori. Non mi chiedo come sto, perché ho paura di sapere.
Liz è l'unico colore che voglio nella mia vita. Farei di tutto per riaverla con me.
La guardo. Gli occhi bassi, la solita espressione. Non parla con nessuno da giorni. Liz non parla. Lei, l'uragano di colori, ha smesso di fare confusione.
Mi avvicino a lei che però prontamente se ne va. Mi passo una mano fra i capelli mentre tutti mi fissano, come se sapessero. E ho la sensazione che sappiano. Mi sta sfuggendo qualcosa.
Le giornate senza lei sono tristi. I suoi sorrisi, la sua voce, anche solo la sua presenza mi metteva di buonumore. Sento quando Liz è vicina perché vengo irradiato da un calore che non ho mai capito da dove provenisse.
Fisso il soffitto bianco, gli occhi mi pizzicano, le palpebre sembrano fatte di cartavetrata. Non riesco a dormire ma ho sonno.
Sono davanti scuola e non la vedo.
Ennesima giornata vuota.
Le giornate senza lei sono prive di senso.
È venerdì, nuovamente. I giorni sono tutti uguali, monotoni.
La vedo arrivare con la testa china. I capelli le ricadono davanti il viso e vorrei scostarglieli, ma so che se mi avvicinassi si allontanerebbe come ha sempre fatto in questa settimana.
Si è forse sentita umiliata per il mio rifiuto? Io cercavo solo...
Non so cosa cercavo di fare. Volevo fare l'amore con lei, esplodevo dalla voglia di farlo, ma sentivo che lei non voleva. Era solo un ripiego momentaneo, un attimo di confusione. Non volevo che perdesse così la verginità.
Mi si mozza il fiato quando alza la testa.
È... distrutta. Gli occhi stanno diventando azzurri, l'inverno si avvicina. Sullo zigomo sinistro un taglio, un livido. Le labbra spaccate, un occhio viola.
Tutti gli sguardi sono su di lei, ma lei sta guardando me.
Si avvicina a passo lento, tutto ciò mi sembra un'agonia. Non riesco a distogliere lo sguardo dalle ferite che porta.
Si ferma a poco più di un metro da me. Ci scrutiamo. La mia preoccupazione si trasforma in rabbia quando vedo che il taglio non è superficiale, ma profondo qualche millimetro. "Che cazzo hai fatto." Non esce come una domanda, sembra che io voglia sbranarla dal modo in cui l'ho detto e le cose stanno così.
Inizio a girarle in torno, la osservo. Sul suo viso un lieve sorriso. "Non ridere, Liz." La riprendo.
E lei ride, giusto per farmi saltare i nervi.
Tutti gli sguardi su di noi, la gente mormora.
Rosso per la rabbia, il cuore mi batte a mille. "Sono stata una fottuta settimana senza parlare e tu non hai mosso un dito. Nemmeno uno." Dice dura, negli occhi bluastri è visibile la rabbia.
"Stronzate. Ho cercato di avvicinarmi e tu ti allontanavi sempre."
"E tu non mi seguivi mai." Mi accusa.
Prendo un respiro profondo. "Non stiamo giocando al gatto e al topo."
"Potremmo farlo, però." Mi dice. Il suo volto si apre in un ghigno. "Tu fai il topo."
"Non è il momento, Liz." Le dico. "Ora dimmi cos'è successo."
Ora è lei che gira in torno a me. "Non sono cazzi tuoi." Si ferma davanti a me mentre lo dice.
"Ah no?" Dico.
"No. Non sono più cazzi tuoi." Ringhia.
Chiudo gli occhi. "Chi è stato?" Chiedo. Apro gli occhi, assorbendo ogni suo particolare. Guardarla fa sempre più male.
Lei sorride malignamente. "Non indovineresti mai." Dice a un palmo dal mio viso. Ingoio a vuoto, sentendomi a disagio.
Assottiglio gli occhi, "Josef." dice, e il mondo si ferma.
Le prendo il mento con due dita, gli occhi mi si riempiono di lacrime. "Perché?" Oso dire. Il tono di voce bassissimo.
Il suo sguardo fisso nel mio, la vedo mentre studia le lacrime che si stanno formando. "Ho detto una cosa che non dovevo dire." Una lacrima scappa dalle ciglia, lei la raccoglie con il pollice. "Perché piangi, Mathias? Fa male a me, non a te."
"Fa male pure a me, invece." Dico. "Cosa hai detto di così terribile?" Lo voglio capire, perché i sorrisi che fa Liz, il suo sguardo bluastro, non sono più gli stessi. Penso che Josef l'abbia contaminata. Penso che lo ucciderò.
"Gli ho detto addio." Dice in un sussurro. La guardo confuso. "È una cosa terribile da dire."
"No, non è terribile se è giusta."
E lei lo sa che è giusta. Lo sa troppo bene. I segni che porta addosso ne sono la prova.
"Gli ho detto anche un'altra cosa." Inizia a dire, ma prima che possa aggiungere altro mi ritrovo per terra privo di sensi.
Le giornate senza lei sono così.
Le giornate con lei si arricchiscono. La vita, con lei, si arricchisce. Perché lei porta vita.

La teoria dei coloriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora