Capitolo 10

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 Mercoledi' 25 dicembre ore 15.30

 Quel giorno mi ero alzata con i nervi a mille, tanto che risposi male a mia madre non appena lei apri' bocca per dirmi buongiorno. Aveva capito che era una di quelle giornate “no” e mi lascio' in pace.

<<Non so cosa dirti.>> mi disse Sun al telefono dopo averle raccontato quello che era successo.

<<Nemmeno io so cosa dire a me stessa.>> mormorai.

Entrai nella mia stanza e chiuse la porta a chiave.

<<Sono andata via da soli due giorni e guarda tu cosa mi combini.>> disse. E aveva perfettamente ragione.

Guardai fuori dalla finestra attratta dal meraviglioso paesaggio che si vedeva in quel momento. Da un ora nevicava e piccoli fiocchi di neve cominciavano ad attaccarsi a terra. Adoravo la neve.

In quel momento mi venne il desiderio di chiedere almeno a lei se quello che avevo fatto fosse giusto. Me lo ripetevo in continuazione nella mia mente cosi' tante volte che alla fine avevo cominciato a dubitare della mia scelta.

<<Sun, secondo te ho fatto la cosa giusta?>>

La senti' sospirare dopo qualche secondo di silenzio. <<Non lo so Pig, questa e' la tua vita e decidi tu. Ma se tu ci stai bene non capisco proprio il motivo di questa decisione.>>

<<Te l'ho detto. Non c'e' un futuro per noi, voglio...>>

<<Si, si. Vuoi un ragazzo che vada bene per te, presentarlo a tua madre ecc, ecc. Ma che cavolo vuol dire?>>

Il tono di voce di Sun mi fece sussultare e rimanete senza fiato. <<Sun deve prendere i voti.>>

Per quanto volte avevo ripetuto questa frase, ormai era diventata come una preghiera.

<<Per te e' disposto a non prenderli!>> sbotto'.

<<No! Non lo fara'. Anche se per lui sono diventata importante nell'arco di poco tempo, non lo fara'.>> dissi mentre una lacrima scendeva lungo la mia guancia.

<<Sei testarda Pig Laureen, ma vi rincontrerete e sono sicura che adesso lui si sentira' una merda senza di te. Il destino vi verra' incontro.>> disse.

Alzai gli occhi al cielo. <<Ma quale destino!>>

Io non avevo mai creduto al destino.

Quel pomeriggio risulto' piu' pessimo di come lo era gia. Primo: fu una noia mortale, non sapevo cosa fare. Secondo mio fratello giocava con la sua play in salotto ad un voluto disumano da farmi spaccare i timpani. Gironzolavo per la casa come uno zombie e ogni tanto aprivo qualche libro e mi leggevo un paio di capitoli, ma poi finiva li.

Un Amore ProibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora