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Perché anche se adesso tu mi sei vicino io non riesco ad essere felice?
Eri così vicino ma allo stesso tempo, eri lontano, distante.
Non riuscivo a smettere di pensare che tutto quello fosse solo a causa mia.

La tua mano si strinse con la mia mentre passeggiavamo, sentivo quella sensazione così strana, sembrava tutto così sbagliato.
Fu proprio per quella sensazione che ti allontanai quando provasti a baciarmi? Ogni cosa che facevamo sembrava non corretta per me.

Uscire insieme, parlare. Vederti fare quel sorriso tirato sembrava il peso che ero costretto a portare per quel che avevo combinato.

"C'è qualcosa che non va Deku?" Dicesti mentre mi riaccompagnavi davanti alla porta del mio appartamento.
Scossi la testa, tenevo lo sguardo basso.
Ci fermammo davanti al portone.

Dopo un ultimo sguardo al cellulare mi guardasti con occhi diversi, uno strano fuoco si accese dentro di loro.
Mi avvicinasti a te, la mano sulla mia schiena sembrava bruciare.

I tuoi occhi si persero nei miei mentre mi avvicinavi sempre di più.
Sembrava tutto così irreale e fuori posto. Sentivo il tuo respiro caldo sulle mie labbra rosee. La sensazione di nausea dentro di me si amplificava, non facendomi respirare quasi.

Misi le mani sul tuo petto, allontanandoti velocemente, come una reazione istintiva.
Il tuo sguardo era scioccato, la tua bocca semiaperta.
Sentivo le lacrime che mi bruciavano gli occhi.

"Parlerò oggi stesso con Kirishima, non aggravare ancora di più la situazione... ti prego, non farmi sentire ancora più colpevole. S-so che lo stai facendo solo per vendicarti di l-lui." Dissi con voce tremante mentre mi allontanavo da te a passi pesanti.

Corsi in casa, lasciandoti fuori.
Spalancai la porta del bagno e aprii l'acqua nel lavandino.
"Perché... perché... perché a me tutto questo?!" Dissi mentre mi lavavo con prepotenza le labbra cercando di eliminare ogni mio peccato.

"Perché cazzo!" Urlai strappandomi i capelli con le mani tremanti.
I miei occhi facevano male, le lacrime scorrevano veloci lungo il mio viso baciandomi, di quando in quando, il collo. Tremendi brividi mi percorrevano la schiena scuotendomi profondamente.

Mi accovacciai a terra cercando di regolarizzare il respiro mentre tentavo di asciugare le lacrime con il dorso della mano.
Non ricordo bene quanto tempo stetti in completo silenzio ascoltando, solo, il crescere progressivo dei miei pensieri e il rumore sordo dell'acqua che scorreva.

Ad un certo punto mi alzai, l'acqua stava uscendo dal lavandino.
Le mani tremavano mentre la chiudevo.
Mi lavai la faccia cercando di eliminare ogni segno del mio crollo di qualche minuto prima.

I miei occhi erano lo stesso gonfi.
Svuotato il lavandino, afferrai il telefono e chiamai Kaminari. Tutto quello che facevo, sembrava essermi comandato da qualcun altro.
Al terzo squillo, Kaminari rispose e io ripresi a respirare.

"Midoriya?" Mi chiese
"Ciao Kaminari, ho bisogno di un favore urgente. Devo sapere subito dove vive Kirishima, so che lo sai." Dissi cercando di regolarizzare il respiro.
"Ma... stai bene amico? Ti sento strano" mi chiese. Deglutì rumorosamente.

"Certo sto bene, ho solo un po' di fretta" dissi soffocando una risata alla fine, per rendere tutto più credibile.
"Sarà. Senti, Midoriya, ho bisogno di chiederti scusa anche io per come sono andate le cose alla festa io..."
"Tranquillo Kaminari, è acqua passata ormai" dissi interrompendolo velocemente, la cosa di cui avevo meno bisogno era che qualcuno si scusasse con me.

"Figo... cioè  perfetto, si. Ti invio su WhatsApp l'indirizzo"
Salutai il ragazzo e lo ringraziai almeno una decina di volte prima di attaccare il telefono per preparami.
Mi sciacquai nuovamente la faccia e mi cambiai i vestiti velocemente.

Uscii di casa qualche minuto dopo e, seguendo le indicazioni di Kaminari, mi accorsi che Kirishima abitava dall'altra parte della città.
Sospirai pesantemente, era già buio e non avevo molta voglia di camminare per più di 10 chilometri.

Scelsi di prendere la metro che si rivelò essere piena di persone che uscivano da lavoro.
Sbuffai nuovamente attaccato al finestrino, pregando che quel viaggio finisse in fretta.

Invece sembrava succedere l'esatto opposto, ad ogni fermata, sempre più persone si facevano largo per entrare e non poche volte mi arrivarono gomitate in pancia.
Mai come quella volta speravo di avere una macchina.

Ero convinto che il viaggio non fosse stata la parte più traumatica di tutto.
Camminai per circa mezz'ora, ormai i lampioni per le strade erano la mia unica fonte di luce.
Arrivai all'indirizzo che mi aveva dato Kaminari e subito sentii le mie gambe farsi molli e la mia gola seccarsi.

Ero davanti casa di Kirishima, leggendo e rileggendo i nomi sul campanello, indugiando su cosa fosse meglio fare.
Strinsi le mani fra loro, facendo diventare le nocche bianche e, attingendo ad ogni briciola del mio coraggio, suonai il campanello e attesi.

L'ansia mia stava schiacciando e mi maledì per non aver pensato a cosa dire durante il viaggio.
Ogni ansia e paura sembrò essersi amplificata quando vidi la porta aprirsi producendo un leggero cigolio.

La mancanza della luce in casa mi impediva di riconoscere la figura che mi stava davanti. Strizzai gli occhi per un paio di volte e, quando riconobbi la figura mostruosa di Kirishima, sbiancai istantaneamente per lo stupore.

"K-kirishima?" Chiesi flebilmente mentre la voce mi moriva in gola.
I suoi occhi mi fissarono e per un momento mi sembrò di rivedere la luce negli occhi, ormai spenti, del ragazzo.

Luce che caratterizzava, un tempo, il suo viso. Adesso la sua espressione mutava, diventava fredda, meschina.
Era del tutto irriconoscibile.
Lo vidi rientrare in casa, lasciando la porta aperta per fare in modo che io lo seguissi.

Aprii il cancellino con le mani tremanti, lo richiusi dietro di me e percorsi il vialetto con le gambe sempre più molli, avevo paura che non avrebbero retto il peso che mi schiacciava le spalle.
La casa era vuota, in disordine e buia.
Farfugliai un "permesso" mentre mi toglievo le scarpe per entrare.

Il parquet scricchiolava sotto il mio peso mentre mi dirigeva alla cieca in cerca della camera di Kirishima.
"Kirishima?"
Aprii una porta e lo vidi.
Era accovacciato contro l'armadio, le mani fra i capelli rossi e lo sguardo implorante.
"Midoriya..." mi disse guardandomi con quegli occhi che avevo tanto invidiato.
"Aiutami".

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WOWOWOWO come siamo arrivati a 1000 letture così presto?
Vi amo

I'm falling apart || BakudekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora