▪︎1▪︎

11.1K 562 475
                                    

Quella mattina di gennaio non avevo grandi aspettative. Il freddo mi paralizza le ossa e la mancanza di sonno mi provocava mal di testa, oltre ad una voglia pazzesca di caffè.

L'anno scolastico era iniziato da poco, giusto il tempo di respirare nelle vacanze natalizie che già mi ritrovavo tra i banchi di scuola, chiedendomi come avesse fatto il tempo a passare così in fretta.

Mi trascinavo esausto verso scuola, i piedi nelle mie eterne scarpe rosse, troppo consumate, la testa completamente per aria.

Il cappotto non riusciva a pararmi dal freddo invernale, il cielo era ancora scuro.

Sentivo la stanchezza che mi schiacciava, mi promisi che quel giorno, una volta tornato da scuola, mi sarei messo a dormire.
Avrei infranto quella promessa, come al solito, sommerso dai troppi compiti.

Sospirai, coprendomi subito la bocca e il naso con la sciarpa in lana.
Era davvero freddo quel giorno.
Forse era proprio il freddo a spingermi a pensare a te. Mi chiedevo quando fosse stata l'ultima volta che ti avevo abbracciato.

Avrò avuto quattro, cinque anni, talmente annebbiato dal tuo risplendere da non riuscire a memorizzare i dettagli di quell'ultimo, così tanto lontano, contatto fisico.

Mi mancavi, però, sapere che qualsiasi cosa avrei fatto quel giorno, come tutti gli altri giorni, ti avrebbe fatto solo arrabbiare, in qualche modo mi faceva odiare.

Odiavo me, odiavo te, odiavo sentirmi così solo e stanco.
Camminavo a passi lenti, probabilmente in ritardo.
La musica nelle cuffiette scorreva, non ci facevo caso.

Perché era così difficile ammettere di amarti?
Mi spavetai, non era da me pensare quelle cose.
Ripresi a camminare.

Le poche persone, per strada, erano indaffarate accanto a me, impegnate ad aprire negozi o a ripulire le strade.
Faceva davvero freddo, la temperatura doveva essere scesa al di sotto dello zero.

Rimpiangevo il caldo del mio piumone.
Era davvero difficile pensare a qualcosa che non fossi te, anche solo per qualche minuto.
La cosa mi faceva innervosire ma non potevo farci granché.

Mi odiavi e mi consolava così.
Chissà, con il tempo sarei riuscito anche io ad odiarti, guardarti negli occhi e mandarti a fanculo.

Avrei iniziato a chiamarti Bakugou, avrei iniziato ad ignorare i tuoi sguardi taglienti e le tue battutine dette sottovoce. Avrei lentamente smesso di girarmi verso cosa tua ogni mattina o di pensare a te mentre la mia playlist scorreva.

Ci sperai davvero, sarebbe stato molto più semplice.
Sapevo, però, che non sarei mai riuscito a fare niente di ciò che speravo. Avrei passato la vita all'ombra della tua persona, vedendoti felice, sperando di esserlo anche io.

Io volevo esserlo con te ma, sapevo, che non sarebbe mai successo. Non me lo avresti mai concesso.
Frustrante, ecco com'era la situazione, incredibilmente frustrante.

Mi accorsi di essere arrivato a scuola solo dopo aver oltrepassato l'enorme e imponente cancello.
L'enorme cortile esterno era completamente deserto, ero in ritardo, come al solito.
Aizawa mi avrebbe sgridato, come al solito.
Avrei promesso di non farlo mai più fallendo miseramente, come al solito.

Non mi importava granché anche se ora avrei dovuto aspettare fuori e faceva un gran freddo.
Desiderai di avere il quirk di Todoroki così da potermi scaldare, chissà se lui sentiva freddo. Lo avrei chiesto sicuramente dopo per poterlo scrivere nei miei quaderni.

Mi sedetti sulla panchina poco lontana dall'ingresso, le mie mani erano fredde e arrossate per il freddo.
Cercai di scaldarle, sfregandole fra di loro.
Anche il tuo quirk mi sarebbe stato utile in questo momento.

Mi feci piccolo bel cappotto, cercando in ogni modo di riscaldarmi.
Sentivo una voce, una risata.
Mi alzai in piedi, girandomi freneticamente a destra e a sinistra.
Stavi ridendo?
Conoscevo la tua risata, non la sentivo da così tanto.

Tolsi le cuffie per ascoltare meglio.
Dio, se mi era mancata.
Ti vidi spuntare da dietro l'angolo e feci appena in tempo a nascondermi dietro una colonna, non volevo che tu smettessi di ridere solo perché mi avevi visto.

Per fortuna riuscii a sfuggire al tuo sguardo attento, eri troppo impegnato per accorgerti di me.
Mi ero reso conto dopo qualche minuto che non eri solo, Kirishima era con te.

Improvvisamente non sentivo freddo, solo una sensazione spiacevole che mi attanagliava lo stomaco.
Volevo essere io con te.
Mi sentivo male per quello che pensavo, Kirishima era un buon amico.
Cercai di convincermi che andasse tutto bene, stavi solo parlando con un tuo amico, niente di strano.
Perché mi sentivo così male allora?
Strinsi il bordo della colonna fra le mani, facendo diventare le mie nocche bianche.

Ero arrabbiato, frustrato e mi sentivo tradito.
Un atteggiamento infantile ed egoistico, mi sentivo tremendamente male per questo. Non riuscivo, però, a smettere di invidiare Kirishima in quel momento.
Stare così vicino a te e addirittura ridere con te, per me, era la cosa più vicina ad un miracolo a cui riuscissi a pensare.

Non mi soffermai sulle parole che vi scambiaste, non mi importava.
Un professore uscì arrabbiato da scuola, probabilmente attirato dalle vostre risate.
Afferrasti la mano del ragazzo accanto a te e vi metteste a correre ridendo, contenti di essere insieme o di essere finiti nei guai insieme, forse.

Feci attenzione a non farmi scoprire dal professore, mi accasciai contro la colonna. L'eco delle vostre risate risuonava nella mia testa come un eterno loop rendendomi geloso.
Suonò la campanella e io entrai in classe per la lezione successiva, verde d'invidia.
Tu e Kirishima eravate assenti.
Era così difficile amarti Kacchan eppure non riuscivo a smettere, era più forte di me.

I'm falling apart || BakudekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora