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Guardavo il soffitto di camera mia, pensavo a te.
Facevi sempre così rumore nella mia mente, così tanto da sovrastare ogni mio altro pensiero.

Restavi solo tu e, piano piano, mi distruggevi.
Lanciai uno sguardo alla sveglia sul comodino.
3:42
Accidenti.

Mi alzai con il busto, fuori pioveva.
Non sarei mai riuscito a dormire quella notte e, ormai, mi ero rassegnato all'idea.
Scostai le calde coperte del mio letto cosa che, in altre circostanze, non mi sarei mai sognato di fare, e mi vestì lanciando il pigiama sul cuscino.

Non sapevo bene cosa volevo fare o perché mi stessi vestendo, volevo schiarirmi le idee o, almeno, provare a capire cosa volessi realmente fare.
La mia testa pesava come un macigno.
Scostai leggermente le tende dalla finestra solo per costatare che ancora pioveva.

Afferrai un ombrello al volo mentre aprivo la porta il più silenziosamente possibile, già vestito di tutto punto.
Percorsi i gradini di casa mia con le cuffie nelle orecchie, il bisogno quasi impellente di distrarmi dal frastuono che c'era.

Il rumore della pioggia sull'ombrello riempiva il silenzio fra una canzone e l'altra mentre i miei occhi non si staccavano da terra.
Pensavo a te, a Kirishima e a cosa avessi fatto di tanto male per meritarmi un destino così malevolo.

Non amarti sarebbe stato più conveniente, per tutti.
Come ti era passato per la testa di dire cose simili a Kirishima, complicare le situazioni già precarie sembrava il tuo sport preferito.

Mi fermai, non potevo dire quelle cose si di te quando sono stato io il primo a rovinare tutto.
Mi maledicevo mentalmente, continuando a camminare per le strade illuminate solo dalla pallida luce dei lampioni.

Come potevo risolvere una situazione del genere? Kirishima sarebbe tornato lo stesso di prima?
L'avevo visto rompersi, impassibile, incapace di fare niente.
La luce dei suoi occhi sarebbe tornata come prima? Sarebbe stato ancora in grado di ridere come prima?

Mi morsi il labbro, stringendomi nel cappotto.
Così tante domande per così poche risposte.
Tutto intorno a me sembrava essere un'incognita.

Guardai l'ora all'orologio che portavo stretto al polso, 4:57
Sgranai gli occhi e mi fermai in mezzo al marciapiede.
Avevo davvero camminato per così tanto?

Mi guardai intorno spaesato per qualche secondo prima di ritornare, riluttante, sui miei passi, dirigendomi verso casa.
Sospirai, quanto mi sarebbe piaciuto abbracciarti, sentire il tuo calore e il tuo profumo.

Non potevo, sapevo che non potevo e la cosa mi devastava ancora di più.
Girai l'angolo per arrivare a casa e il mio sguardo cadde su una sagoma accasciata contro un muretto vicino casa mia.

Cercai di mettere a fuoco ma con quel buio, senza avvicinarsi, era impossibile.
Mossi qualche passo ma le mie gambe si fermarono quando capì che eri tu.
Cosa ci facevi lì fuori, al freddo, senza un ombrello e senza neanche un giacchetto addosso?

Feci un piccolo scatto verso di te e allungai il braccio, coprendoti con l'ombrello.
Alzasti piano il capo, i miei occhi verdi incontrarono i tuoi avvolti in un velo di lacrime.

Ti guardai mentre leggermente mi abbassavo alla tua altezza facendo in modo di coprirti con l'ombrello.
"Kacchan" ti chiamai lievemente, non riuscendo a staccare gli occhi da te.
"Stai bene?" Chiesi inginocchiandomi davanti a te.

Girasti la testa dall'altra parte per nascondere le lacrime che ti scorrevano lungo il viso, eri sempre lo stesso orgoglioso Bakugou Katsuki.
Allungai una mano, quella che non teneva l'ombrello, e piano girai il tuo viso.

Le lacrime rigavano le guance rendendole, insieme agli occhi, di un colore rosso che, con quel buio, assomigliava ad un color purpureo.
I tuoi occhi sprofondarono nei miei.
"D-deku, io-" ti interrompesti subito quando avvolsi le braccia attorno al tuo busto, stringendomi, come meglio potevo, a te.

L'ombrello cadde per terra, le cuffiette si staccarono dalle mie orecchie continuando a riprodurre la mia playlist.
Sentivo i tuoi singhiozzi sommessi, soffocati da uno spesso strato di orgoglio.

Mi scostai leggermente e, potendoti guardare negli occhi di nuovo, ti sorrisi.
"Sono qui per te, Kacchan. Non sarai mai solo." Ti dissi.
I tuoi occhi si riempirono di lacrime che non furono nascoste, questa volta.

"Ho f-fatto un sacco di c-cose orribili, a te, a l-lui..." la tua voce si incrinò.
"De-deku, perdonami..."
Ti strinsi di nuovo a me, sentivo gli occhi pungenti.
"Alcune volte vorrei solo sparire" dicesti in un sussurro.

Mi scostai leggermente, le tue lacrime si stavano mischiando con la pioggia.
"Non dire mai più cose del genere davanti a me, capito? Se tu morissi non te lo perdonerei mai" dissi con tono fermo.

"Lascia che ti aiuti, voglio solo che tu stia bene" ti dissi mentre ti asciugavo le lacrime.
Mi guardasti con un'espressione confusa in volto.
"Lo faresti davvero?" Mi chiedesti con voce tremolante.

Annuì con vigore, non del tutto convinto delle parole che avevo appena pronunciato.
Mi abbracciasti subito, sentivo l'odore del tuo inconfondibile profumo di caramello affievolito un po' a causa della pioggia.
"Grazie, Izuku"
Il mio cuore si fermò, o almeno, così parve a me. Tutto attorno si era fermato, sentivo solo il rumore della pioggia.

Provai una sensazione di pura gioia che mi inebriava completamente.
Sarei davvero riuscito a rinunciare a questa sensazione per il bene di Kirishima, per farla provare di nuovo a lui?

Strinsi le mani sulla tua maglietta, abbracciandoti forte.
Avevo paura che tu mi scivolassi via di nuovo e che io, incapace ormai di raggiungerti, avrei solo guardato come ti allontanavi da me, lasciando un vuoto sempre più incolmabile nel mio petto.

I'm falling apart || BakudekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora