CAPITOLO 22- DALLE NUVOLE AGLI ABISSI

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La prima lezione fu un disastro. E la seconda anche.

Hermione scoprì un Draco molto esigente, nelle vesti di maestro. Pretendeva la massima serietà, il massimo impegno. La perfezione.

Cosa quanto mai difficile da raggiungere, e lui lo sapeva bene. Ma dalla sua Mezzosangue non si aspettava niente di meno.

Al quarto giorno, i primi cenni di miglioramento. Nessun complimento, ovviamente. Questo mai. Non era da lui.

Però almeno aveva smesso di rifilarle occhiate seccate di rimprovero ogni qual volta lei non riusciva ad eseguire le sue istruzioni in maniera più che impeccabile.

Il ritrovo era sempre lo stesso. Ore 17, Torre di Astronomia.

L’unico ritaglio di tempo che si concedevano, per rimanere da soli.

Beh, non proprio l’unico. C’erano anche le notti. Ma quelle…erano un altro discorso.

Hermione Granger non era mai stata così felice di essere un Prefetto. E questo perché, in quanto tale, possedeva una camera tutta per sé. Il fatto che da molte notti ormai la condividesse con un certo biondino, era la causa dell’umore raggiante che sfoggiava da mattina a sera.

I suoi compagni di casa a volte la guardavano perplessi, chiedendosi cosa mai le fosse successo per sprizzare gioia da tutti i pori. Sorrideva sempre. Un sorriso radioso, che non c’era verso di rabbuiare. Nemmeno con un cielo in tempesta. Nemmeno con le taglienti frecciatine che le rifilava Draco Malfoy.

Col passare dei giorni, si abituarono a quel suo strano comportamento.

Harry si comportava come se niente fosse, forse troppo preso da altri pensieri. Pensieri con serici capelli neri e due occhi color del mare.

Ginny si era rassegnata all’evidenza. Harry non scherzava, era cotto per davvero. Cercando inutilmente di soffocare il dolore lacerante che le martoriava il cuore a questo pensiero, si sforzava di essere felice per lui. Se lo meritava.

Chi si sforzava un po’ di meno di celare il suo malcontento era Ron. L’idea che un giorno Hermione sarebbe tornata da lui non l’aveva ancora abbandonato. Dentro di sé faceva scintille, ogni qualvolta vedeva quel dolce sorriso aleggiare sulle labbra che un tempo aveva baciato. Perché sapeva benissimo chi era la causa di quel sorriso. E non riusciva a sopportarlo.

Certo, davanti a lei si dava un minimo di contegno. Aveva capito che fare una delle sue solite sfuriate non sarebbe servito a niente. Anzi, l’avrebbe allontanata ancora di più.

L’unica cosa che poteva fare, al momento, era accontentarsi del ruolo di migliore amico. Ruolo che certo non disdegnava, ma voleva decisamente di più. Molto di più.

I suoi rapporti con Malfoy invece erano rimasti immutati. Burrascosi come sempre, forse anche di più. Ma da quel famoso giorno, quando si era ritrovato la bacchetta del biondo puntata alla gola, si era ben guardato dall’attaccarlo di nuovo.

"Si può sapere a che cazzo stai pensando? Non all’esercizio, questo è certo" – la voce infastidita di Draco la riportò alla realtà.

Alzò lo sguardo dorato verso il Serpeverde, mettendo il broncio per quel trattamento rude – "Potresti anche cercare di essere più gentile, sai? Può capitare che uno si distragga un momento!" – ribatté seccata.

"Non quando stiamo lavorando su incantesimi di questo genere" – replicò gelido – "E non con me"

Hermione sbuffò, ma si rimise silenziosamente all’opera. Calma e concentrazione, si disse.

Ringraziava il cielo che Draco non mirasse a diventare insegnante. Sarebbe stato l’incubo di tutti i futuri studenti di Hogwarts. C’era da tremare al solo pensiero.

LA ROSA NERADove le storie prendono vita. Scoprilo ora