CAPITOLO 27 - LA COSA PIU' IMPORTANTE

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Lucius Malfoy era evaso.

Fuggito nel pieno della notte, dissoltosi nel nulla. Semplicemente sparito.

Quasi troppo assurdo per poterci credere.

Eppure la Gazzetta del Profeta di quella mattina, parlava chiaro.

Le scritte a lettere cubitali riportavano notizie pervenute da fonti sicure. Il Ministero della Magia.

E ad Azkaban, una cella era inspiegabilmente vuota. Troppo vuota.

Ci furono molti commenti, alcuni stupiti, altri maligni.

Hermione si trattenne a stento dal rifilare un ceffone alla Brown, che aveva appena ipotizzato che Draco fosse in qualche modo implicato nell’evasione del padre. Comprendendo il suo stato d’animo, Ginny, Ron ed Harry se ne stavano zitti, consumando la colazione in silenzio.

Ma se anche si fossero messi a cantare a squarciagola, Hermione con tutta probabilità non se ne sarebbe nemmeno accorta.

La sua mente era altrove, e il suo sguardo era posato insistentemente sulla chioma bionda dall’altra parte della sala. Ora più che mai desiderava poterlo stringere in un abbraccio, fargli sapere che gli era vicina.

E al diavolo la loro litigata della sera prima. Incredibile come un evento del genere, così terribile e inaspettato, avesse la capacità di farle vedere le cose da un nuovo punto di vista.

Un ballo. Uno stupido ballo.

E lei aveva litigato per quello.

Va bene, Draco era stato freddo e scostante. E le sue scuse non reggevano nemmeno più di tanto.

Ma cavolo, stava parlando di un maledettissimo ballo.

Cos’era, in confronto al ragazzo che amava?

Nulla. Niente. Meno di zero.

La voglia di alzarsi e andare da lui era davvero molta. Ma già sapeva che lui non avrebbe voluto.

Non lì, davanti a tutti.

Quella mattina avevano le stesse lezioni. Due ore di Piton, un’ora vuota e poi due, nelle serre, con la Sprite. Poteva incontrarlo prima di erbologia, pensò.

Scrisse velocemente un biglietto e di nascosto lo fece lievitare nella stanza, facendolo procedere prima basso, rasente al pavimento, e solo alla fine, una volta raggiunto il tavolo dei Serpeverde agitò piano la bacchetta seminascosta dal mantello, affinché il bigliettino si sollevasse sopra le teste degli studenti e volteggiasse tranquillo nell’aria fino a raggiungere una chioma dorata.

˜– s —™

No. Non era vero.

Quello era uno scherzo, uno stupido scherzo. Di cattivo gusto, senz’altro.

Ma ben fatto, questo doveva ammetterlo.

Una copia della Gazzetta egregiamente falsificata.

Un misero tentativo di vendetta da parte di Nott, per il trattamento che gli aveva riservato il giorno prima. No - si disse subito dopo - non ne aveva le palle. Allora una presa per il culo da parte dello Sfregiato, magari aiutato da Lenticchia, ancora offesi per i commenti acidi che aveva rifilato loro prima della partita.

Nemmeno. Erano anni che li sfotteva, ormai ci erano più che abituati. E poi quello non era decisamente lo stile di San Potter.

Hermione? Una sorta di piccola ripicca con cui fargli pagare il suo categorico rifiuto di portarla a quello stramaledetto ballo?

LA ROSA NERADove le storie prendono vita. Scoprilo ora